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Parmitano conduce Diapason a bordo della ISS

Parmitano conduce Diapason a bordo della ISS

Parmitano6Sono iniziate le attività relative all’esperimento Diapason: Luca Parmitano ha avviato le fasi operative della sperimentazione italiana, ideata dall’impresa modenese DTM in partnership con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’azienda romana AGT Engineering. Diapason sarà posizionato e acceso in 5 diversi ambienti della Stazione Spaziale dall’astronauta Luca Parmitano: sono state avviate le operazioni relative alla prima posizione, concordata con la NASA, mentre nelle settimane successive si procederà con le altre 4 sperimentazioni.

L’esperimento ha l’obiettivo di analizzare le particelle presenti nell’aria allo scopo di valutarne la qualità. L’organismo umano e quello animale sono sensibili a queste particelle e non tutte vengono trattenute dalle vie aeree. L’analisi del diametro delle particelle nell’aria è una delle misure della sua qualità. Essa è normalmente effettuata con strumenti complessi mentre Diapason è uno strumento semplice, robusto, piccolo, leggero e portatile: circa 160 x 125 x 45 mm e meno di 350 grammi di peso.

Diapason è dotato di un piccolo ventilatore che convoglia l’aria ambientale attraverso due piastre mantenute a temperatura diversa da due batterie. Per un effetto fisico detto termoforesi, le nano-particelle di diametro tra 2 nanometri e 1 micron (cioè fra 2 miliardesimi e 1 milionesimo di metro), vengono catturate sulla piastra fredda. Dopo pochi minuti, la cartuccia di Diapason può essere rimossa e le particelle analizzate.

Lo scopo delle misurazioni non è solamente quello di misurare la qualità dell’aria sulla Stazione Spaziale Internazionale, ma anche di tarare lo strumento in condizioni ideali (assenza di gravità), per ottenere risultati di riferimento da usare come correzione delle misure effettuate sulla Terra.

Con Diapason e il programma di ricerca Green Air, i payload sviluppati e operati a bordo della ISS dall’ASI ammontano a 19, per un totale di 51 esperimenti scientifici nazionali che hanno coinvolto oltre 120 investigatori principali.

La tuta fa acqua e per Luca stop alla seconda EVA

La tuta fa acqua e per Luca stop alla seconda EVA

Dry-run-prep“Sono sano.. come un pesce”. Il twit di Luca Parmitano non poteva avere significato più rassicurante e sdrammatizzante dopo l’incredibile imprevisto che lo ha costretto a interrompere la seconda attività extraveicolare della missione Volare. Poco dopo le ore 14 l’astronauta italiano era uscito per primo dalla stazione spaziale, seguito dal collega americano Chris Cassidy, scandendo appieno le scadenze programmate. Mentre era iniziata l’attività di manutenzione nel vuoto, Parmitano ha avvertito il centro di controllo di Houston di avere la nuca bagnata. In un primo momento ha condiviso la sensazione con Cassidy, il quale ha negato che potesse trattarsi del suo sudore e indicato una possibile perdita d’acqua da una sacca all’interno della tuta. L’equivalente del contenuto di una bottiglia d’acqua di mezzo litro, ma in questo caso non potabile, che ha invaso gradualmente il casco di Parmitano, arrivando a bagnare orecchi, naso e bocca. Si è potuto appurare subito che non si trattava del “drink pack”, la piccola riserva di acqua che attraverso una cannuccia serve a dissetare gli astronauti durante l’attività extraveicolare. In quel momento Parmitano era intento a Parmitano stava predisponendo le attrezzature per l’attracco del modulo russo Mlm (Multifunctional Laboratory Module) atteso tra qualche mese sulla Iss e su cui verrà montato il Braccio Robotico Europeo ERA. Un incidente imprevisto, che avrebbe potuto avere conseguenze anche gravi, nonostante l’equipaggio all’interno della stazione abbia preparato l’immediato rientro dell’astronauta italiano e del collega americano. E’ trascorsa, infatti, oltre mezz’ora dall’allarme al momento in cui Parmitano, rientrato nel modulo Air Lock ed effettuata la decompressione, ha potuto togliersi il casco con l’aiuto della collega Karen Nyberg. La seconda EVA è stata interrotta dopo un’ora e 32 minuti, contro le sei di lavoro previste. Una fase di emergenza risoltasi bene ma tale da mettere a dura prova sia Parmitano che il resto dell’equipaggio della stazione spaziale.

Luca Parmitano, astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea e primo italiano a passeggiare nello spazio, ha raccolto il plauso della NASA, che ha definito “di massima efficienza” la performance sua e del collega Chris Cassidy in occasione della prima attività extraveicolare, portata a termine in poco più di 6 ore riuscendo ad effettuare anche alcune delle operazioni previste per la EVA del 16 luglio.

Parmitano, buona la prima

Parmitano, buona la prima

NASA-ISS-EVA-chrt1E’ durata sei ore circa la prima, storica passeggiata spaziale di un astronauta italiano. Il tempo di passare quattro volte dal giorno alla notte viaggiando alla velocità di 28mila km orari a 400 km di quota. Luca Parmitano ha eseguito alla perfezione e abbondantemente nei tempi previsti il lavoro programmato all’esterno della stazione spaziale, dove sta svolgendo la missione Volare dell’Agenzia Spaziale Italiana. Accanto a lui l’americano Christopher Cassidy, il primo a uscire dal complesso orbitale. Dopo aver vestito la tuta EMU (Extravehicular Mobility Unit), i due astronauti sono entrati nella camera di depressurizzazione abituandosi a respirare gradualmente ossigeno puro, liberando l’azoto dal proprio organismo. Una volta fuori, vincolato al cavo di sicurezza alla stazione e munito di una serie di attrezzi e utensili per le operazioni di smontaggio e montaggio, Parmitano ha infilato gli scarponi all’estremità del braccio robotico Canadarm, manovrato dall’interno dall’astronauta americana Karen Nyberg, con cui è stato spostato da un punto all’altro della ISS per raggiungere i punti dove eseguire le operazioni di manutenzione di componenti ed esperimenti.

I due astronauti, che hanno indossato la tuta EMU (Extravehicular Mobility Unit), sono entrati nella camera di depressurizzazione quasi cinque ore prima dell’orario di inizio dell’attività extraveicolare, abituandosi a respirare gradualmente ossigeno puro e liberando l’azoto dal proprio organismo. Per la prima volta sulla tuta di un astronauta che passeggia nel vuoto c’è la bandiera italiana e sui guanti il logo delle Agenzie Spaziali Italiana ed Europea.

Il primo intervento ha interessato l’esperimento Misse 8, montato all’esterno per studiare il comportamento di alcuni materiali esposti alla radiazione cosmica. L’astronauta italiano ha estratto due unità dal box dell’esperimento trasferendole all’interno del modulo di depressurizzazione. Parmitano è passato poi alla sezione che ospita l’esperimento Ams (Alpha Magnetic Spectrometer), lo strumento del peso a terra di sette tonnellate concepito per dare la caccia all’antimateria e alla materia oscura. Poi, come un operaio su una gru telescopica, si è spostato per un quarto d’ora lungo il traliccio della stazione spaziale, affiancato dal collega Chris Cassidy, provvedendo a montare nuovi radiatori termici che servono a dissipare l’energia prodotta in eccesso dai panelli solari. Un’operazione ripetuta sul lato opposto, con Parmitano sempre vincolato al braccio robotico e incaricato di rimuovere una videocamera rotta. La prima attività extraveicolare si è conclusa in largo anticipo, un’ora circa, e con il perfetto compimento di tutte le operazioni.

Un successo assoluto, seguito in diretta streaming sui siti web di ASI e NASA, e un sogno realizzato, come ha sottolineato con giustificato entusiasmo l’ing. Enrico Saggese, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. La passeggiata spaziale è il sogno di tutti gli uomini che vanno nello spazio. Parmitano lo ha coronato ed è diventato il 203esimo a vivere questa straordinaria esperienza da quando, nel 1965, il russo Leonov si spinse per la prima volta all’esterno della sua navicella Soyuz, seguito un mese dopo dall’americano White, preso da euforia dopo oltre mezz’ora di fluttuazioni tra la Terra e le stelle. Non è stato così per Luca Parmitano, sorridente e sicuro per tutta la durata dell’attività extraveicolare dalla preparazione al rientro nel modulo. La professionalità e la concentrazione hanno preso il sopravvento sull’emozione. “Abbiamo atteso 21 anni per raggiungere questo prestigioso obiettivo – ha detto Saggese, con chiaro riferimento al debutto in orbita di Franco Malerba, primo astronauta italiano della storia. L’Italia è diventato il decimo Paese a poter vantare un astronauta che abbia compiuto una passeggiata spaziale. Affrontarla significa avere capacità uniche, come quella di mantenersi concentrati per un lungo periodo, superare la stanchezza, eseguire con precisione tutte le operazioni. Per un astronauta – ha concluso Saggese – essere selezionato per una EVA vuol dire aver raggiunto uno standard elevatissimo”. Per Luca Parmitano appuntamento con la seconda attività extraveicolare martedì 16 luglio, sempre in compagnia di Chris Cassidy.

La passeggiata spaziale di Luca Parmitano

La passeggiata spaziale di Luca Parmitano

Parmitano ISSA sei settimane dalla partenza della missione Volare, la prima di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana, Luca Parmitano si prepara a un nuovo primato: l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e pilota sperimentatore dell’Aeronautica Militare, sarà protagonista della prima delle due attività extraveicolari (EVA, Extra Vehicular Activity) previste.

Gli obiettivi delle cosiddette ‘passeggiate spaziali’ saranno basati sulle priorità del programma ISS e includeranno la movimentazione e il recupero di esperimenti esterni, la sostituzione di una telecamera e attività di manutenzione della Stazione; ma l’obiettivo primario di entrambe le EVA sarà la preparazione per l’installazione del modulo russo MLM (Multifunctional Laboratory Module), su cui verrà montato il Braccio Robotico Europeo (ERA).

Fino alle ore 17.00 sarà possibile seguire  l’attività extraveicolare di Parmitano con il commento in italiano, anche su AsiTV, per spiegare le diverse attività che Luca Parmitano e l’astronauta Chris Cassidy effettueranno durante la “passeggiata”.

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IXV, ok il drop test

IXV, ok il drop test

IXV-re-entrySi sono concluse le attività del CIRA presso il Poligono Interforze di Salto di Quirra in Sardegna, dove si è svolto con successo il test finale di discesa e ammaraggio (drop test) del prototipo in scala reale del velivolo sperimentale di rientro IXV (Intermediate eXperimental Vehicle) dell’ESA (European Space Agency), progettato e realizzato da Thales Alenia Space e integrato al CIRA, Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, di Capua. Obiettivo della missione, effettuata sotto la responsabilità del CIRA, era quello di qualificare i sotto-sistemi di recupero (paracadute di terzo stadio) e di galleggiamento del prototipo in scala reale del velivolo.

La conduzione della missione è avvenuta in stretto coordinamento tra CIRA e PISQ, che con il proprio personale tecnico ha supportato l’implementazione delle operazioni di missione nelle fasi di preparazione, pre-lancio, lancio, recupero e post-recupero. Il PISQ, inoltre, ha reso disponibili infrastrutture e assetti logistici affinché il Drop Test si svolgesse nella necessaria cornice di sicurezza.

Lo sgancio dell’IXV è avvenuto da una quota di 3000 m sul livello del mare, trasportato da elicottero CH-47C dell’Aviazione dell’Esercito Italiano (AVES); il controllo della delicata fase di ammaraggio e la sinergia di intervento tra il team CIRA e il personale militare coinvolto nelle operazioni con assetti aerei, imbarcazioni, aerosoccorritori e personale di terra, ha consentito il recupero in sicurezza dell’IXV e senza alcun impatto sull’ambiente.

Nelle scorse settimane, presso il Centro dell’Aviazione dell’Esercito (AVES) di Viterbo, il CIRA aveva condotto i test preliminari, finalizzati principalmente alla conferma delle analisi di stabilità del carico, in condizione di volo “captive” dell’elicottero, ed alla qualifica del sistema progettato per lo sgancio del payload dal carrier. Altri test propedeutici al lancio sono stati effettuati dal team CIRA e dal personale militare presso il Poligono Interforze di Salto di Quirra per la familiarizzazione con le procedure da svolgersi a terra nelle aree individuate per il Drop Test.

Il progetto IXV, la cui leadership industriale è affidata a Thales Alenia Space, è finalizzato alla realizzazione di una navetta spaziale di tipo sub-orbitale che verrà lanciata nel 2014 dallo spazioporto di Kourou, nella Guyana francese con il vettore europeo VEGA. Portato ad una quota di circa 320 km il velivolo proseguirà la sua ascesa fino a 450 km, da dove inizierà la fase di rientro con ammaraggio nell’Oceano Pacifico.

ASI e NASA verso Mercurio e asteroidi

ASI e NASA verso Mercurio e asteroidi

bepicolombo_hrIl presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Enrico Saggese , e l’Amministratore della NASA, Charles Bolden, hanno firmato a Roma il Memorandum of Understanding per lo sviluppo e l’impiego di tecnologie a bordo di Bepi Colombo, la sonda incaricata di studiare l’atmosfera di Mercurio. Il contributo tecnologico italiano è legato in particolare allo strumento  Strofio, uno spettrometro messo a punto da un team di ricerca coordinato dall’italiano Stefano Livi. La sottoscrizione dell’accordo di collaborazione bilaterale è avvenuto nella settimana del Salone Aerospaziale di Parigi di Le Bourget e nel corso della missione dell’astronauta Luca Parmitano a bordo della stazione spaziale internazionale che, con il prossimo lancio del cargo Cygnus, sarà costituita per oltre il 50% del volume abitabile da moduli realizzati in Italia. La cooperazione tra ASI e NASA è destinata ad allargarsi anche ad altre missioni internazionali, come quella che prevede l’individuazione, la cattura e lo spostamento di un asteroide di piccola taglia, di quelli che si disintegrerebbero a contatto con la nostra atmosfera. Asteroid Grand Challenge – questa la denominazione della missione in embrione – punterebbe a imbrigliarlo e portarlo in orbita intorno alla Luna.

saggese-e-boldenCharles Bolden ha spiegato che si vorrebbe mettere l’asteroide su un’orbita che dovrebbe restare stabile per circa un secolo e quindi imparare a conoscerlo e interagire con lui, salendo sulla sua superfici, provando a effettuare scavi e a modificarne la traiettoria.

Enrico Saggese ha sottolineato come il nostro Paese sia stata scelto dalla NASA come primo partner per iniziare il dialogo con gli Stati europei riguardo questo straordinario progetto. L’auspicio dell’Agenzia Spaziale Italiana è che ci sia la volontà dei 40 Paesi del mondo impegnati nelle attività spaziali, compresi Cina e India, a convergere su questa missione.

Agli inizi di dicembre 2012 Thales Alenia Space ha firmato il contratto, del valore di circa 200 milioni di euro, con Astrium Gmbh per la realizzazione di Bepi Colombo, la sonda europea per l’esplorazione di Mercurio, frutto di una collaborazione tra Europa (Agenzia Spaziale Europea ESA) e Giappone (Agenzia Spaziale Giapponese JAXA) e per il quale la società Astrium Gmbh è primo contraente.

BepiColombo è la prima missione europea dedicata allo studio del pianeta Mercurio. Il lancio ,a bordo di un razzo Ariane 5 fornito da Arianespace, è attualmente previsto per il 2015 dalla base ESA di Kourou nella Guyana francese stazione. Raggiungerà Mercurio nel 2022, dopo un lungo viaggio verso il Sistema Solare interno che durerà sei anni e mezzo, con l’obiettivo di realizzare lo studio più ampio e dettagliato del pianeta mai eseguito.

BepiColombo si compone di quattro moduli: il modulo di trasferimento Mercurio, il Mercury Planetary Orbiter, un parasole e il Mercury Magnetospheric Orbiter. Durante il viaggio i quattro moduli sono uniti ma all’arrivo su Mercurio nel 2022, i quattro componenti della configurazione da crociera della sonda BepiColombo si separeranno. Il modulo di trasferimento verrà espulso nello spazio e il veicolo spaziale composito, costituito dalla Mercury Planetary Orbiter (MPO) e la Mercury Magnetospheric Orbiter (MMO), utilizzerà motori a razzo tradizionali e la debole energia gravitazionale per entrare in orbita polare attorno al pianeta. Quando l’orbita utile per MMO è raggiunta, il MPO si separerà e abbasserà la quota per la sua orbita operativa tramite motori a propulsione chimica. Il ‘Mercury Planetary Orbiter’ (MPO), sotto la responsabilità dell’ESA, studierà la superficie e la composizione interna del pianeta a diverse lunghezze d’onda e con diverse tecniche. L’Orbiter Mercury Magnetospheric (MMO), sotto la responsabilità della Japan Aerospace Exploration Agency (SISSA / JAXA), studierà la magnetosfera del pianeta.

La difficoltà di raggiungere, sopravvivere e operare nel difficile ambiente di un pianeta così vicino al sole rende BepiColombo uno dei più impegnativi progetti planetari a lungo termine assunto dall’ESA finora. Il funzionamento di un veicolo spaziale nel difficile ambiente di Mercurio presenta una sfida tecnologica di grande livello prima di tutto perché la radiazione diretta solare che colpisce il veicolo spaziale è circa dieci volte più intensa di quella in prossimità della Terra. Inoltre la superficie di Mercurio, la cui temperatura può raggiungere fino a 470°, non solo riflette le radiazioni solari, ma emette anche radiazione infrarossa. La principale sfida tecnologica consiste proprio nella realizzazione di un sistema termico in grado di affrontare le condizioni termiche estreme di Mercurio – come sottolinea Vincenzo Giorgio, responsabile delle missioni scientifiche di Thales Alenia Space Italia.