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Parmitano pronto al lift-off

Parmitano pronto al lift-off

Expedition_36_37_crew_largeTutto pronto per il lift-off dal cosmodromo di Baikonour della navetta Soyuz TMA-09M con a bordo Luca Parmitano, sesto astronauta italiano ad andare nello spazio. La sua missione, denominata “Volare”, gli permetterà di trascorrere sei mesi a bordo della stazione spaziale internazionale e rappresenta la prima di lunga durata per l’Agenzia Spaziale Italiana (seconda per un astronauta italiano dopo quello di Paolo Nespoli) in base ad un Memorandum bilaterale con la NASA, che prevede la fornitura da parte dell’ASI di tre moduli pressurizzati abitativi (MPLM – Multi Purpose Pressurized Module) e il PMM (Permanent Multi Purpose Module) per la ISS. Dell’equipaggio fanno parte il comandante russo Fijodor Jurchikhin, che alla partenza siede al centro, e la statunitense Karen Nyberg, seduta a destra. Luca Parmitano è sistemato sul sedile di sinistra e ha il ruolo di ingegnere di bordo, con l’incarico di gestire tutte le funzioni operative della Sojuz, e di copilota. I comandi dell’astronave russa, infatti, si trovano proprio tra il sedile di sinistra, e quello di centro, del comandante. Il programma di volo prevede che i tre astronauti raggiungano in circa sei ore la Stazione Spaziale Internazionale. Arrivata alla quota orbitale nove minuti dopo il lancio, la Soyuz effettuerà quattro orbite attorno alla Terra, invece di 34, prima di attraccare alla stazione. Maggiore e pilota sperimentatore dell’Aeronautica Militare, selezionato dall’Agenzia Spaziale Europea e inserito nel gruppo dei nuovi astronauti insiema a Samantha Cristoforetti, Luca Parmitano è il quinto italiano a salire a bordo della Stazione Spaziale Internazionale e sarà impegnato in una serie di esperimenti scientifici per conto di ESA e per ASI. In particolare, condurrà gli esperimenti Diapason e ICE (Italian Combustion Experiment) che fanno parte del programma Green Air.

++ DUE PASSEGGIATE SPAZIALI PER ITALIANO PARMITANO ++Diapason, realizzato dall’italiana DTM, riguarda la rilevazione nell’aria, tramite una specifica apparecchiatura, della presenza di particelle di dimensione di pochi nanometri che avrà applicazioni in studi sull’inquinamento atmosferico. Lo studio di combustibili innovativi a basso impatto ambientale è il fulcro dell’esperimento ICE. In particolare, verrà analizzato il comportamento di un biocombustibile la cui composizione è stata definita e proposta dall’Istituto Motori del CNR di Napoli. Green Air è un programma realizzato nell’ambito di una joint venture tra l’ASI e la PMI romana AGT Engineering, basata – primo esempio nella storia dell’Agenzia – sulla formula della partecipazione “pubblico – privato” per l’utilizzo della ISS.

“Svolgeremo diversi test di fisiologia” – spiega Luca Parmitano – “e procederemo con gli studi già avviati su come reagisce in generale il nostro fisico alle lunghe permanenze spaziali. Ci sono 130 esperimenti sulla ISS che sono già attivi da tempo. Noi dovremo proseguire con il loro monitoraggio e dovremo lavorare su alcuni di essi. Io sarò impegnato in uno studio che, se avrà successo, potrà permettere in futuro di studiare la spina dorsale non più solo attraverso la risonanza magnetica, che necessita di macchinari costosi, complessi e di grandi dimensioni, bensì con un piccolo e versatile strumento ad ultrasuoni tramite una normale ecografia. In orbita lo si può sperimentare con continuità, perché lassù la colonna vertebrale subisce delle alterazioni”.

Oltre a occuparsi delle manovre del braccio robotico della stazione spaziale, Parmitano si è addestrato per effettuare attività extraveicolari nel periodo di permanenza a bordo della ISS ed è previsto che ne effettui due nel mese di luglio. Sarà il primo italiano a cimentarsi in una passeggiata spaziale. Nel corso della missione, inoltre, gli astronauti a bordo della ISS gestiranno anche l’arrivo della navicella automatica europea ATV-Einstein.

logo-volareIl logo della missione “Volare” è una Soyuz che avvolge la Terra con una scia tricolore e traccia il percorso della ISS. E’ stato scelto nel settembre 2012 grazie al concorso nazionale “Disegna e Designa” bandito dall’ASI. I due giovani vincitori, Norberto Cioffi (scelto per il nome) e Ilaria Sardella (scelta per il logo) hanno potuto visitare nel mese di aprile 2013 la Star City alle porte di Mosca e assistere ad alcune fasi finali di preparazione di Parmitano allo Yuri Gagarin Cosmonaut Training Centre. Nell’ultima videoconferenza con l’Italia il nuovo astronauta tricolore ha sottolineato quanta importanza rivesta il nostro Paese, che ha realizzato oltre il 50% del volume abitabile della ISS e ricopre un ruolo fondamentale nel settore del volo umano spaziale.

Herschel: missione conclusa

Herschel: missione conclusa

image descriptionDopo quasi quattro anni di osservazioni, la missione Herschel dell’Agenzia Spaziale Europea si è conclusa: è terminata la scorta di elio superfluido, indispensabile per il raffreddamento degli strumenti scientifici di bordo e per il loro corretto funzionamento. La contenuta evaporazione dell’elio ha consentito di osservare il cielo per alcuni mesi in più rispetto a quanto stabilito dalle più rosee previsioni, superando le 22.000 ore complessive di osservazioni, ovvero più del 10 per cento di quanto inizialmente programmato. Questo inaspettato traguardo è solo un altro dei successi della missione che è divenuta una pietra miliare dell’astrofisica del secondo millennio.

Successi in cui l’Italia ha avuto un ruolo determinate: attraverso un supporto importante dell’ASI, Agenzia Spaziale Italiana, il nostro Paese ha partecipato alla costruzione di tutti e tre gli strumenti a bordo della missione, fornendo contributi tecnologici d’avanguardia che hanno visto coinvolti alcuni istituti di ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e due tra le industrie italiane aerospaziali più importanti, la Carlo Gavazzi Space S.p.A. (ora Compagnia Generale dello Spazio), e la Galileo Avionica (ora Selex Galileo S.p.A.).

“L’alto livello scientifico e tecnologico del contributo italiano alla missione è basato sull’esperienza maturata nella partecipazione a precedenti missioni spaziali per l’astronomia infrarossa, esperienza poi continuamente arricchita con l’impegno quotidiano che ricercatori e tecnici hanno dedicato a Herschel” dice Elisabetta Tommasi, dell’Unità Osservazione dell’Universo dell’Agenzia Spaziale Italiana. “L’ASI ha seguito e supportato costantemente questo cammino, che ha portato alla costituzione di un grande ‘capitale’ da mantenere e potenziare in prospettiva futura”.

L’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (IAPS) di Roma dell’INAF ha fornito i sistemi software di controllo dei tre strumenti di bordo, l’INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri, l’INAF-Osservatorio Astronomico di Trieste e il dipartimento di Astronomia dell’Università di Padova hanno collaborato fornendo personale altamente qualificato per i centri di controllo degli strumenti, che hanno seguito la missione sin dalle prime fasi di assemblaggio a Terra fino agli ultimi giorni di operazione, contribuendo all’aggiornamento e miglioramento continuo delle procedure di calibrazione. “La comunità italiana ha partecipato con entusiasmo alla missione, contribuendo significativamente sia alla realizzazione degli strumenti che alla definizione e all’analisi scientifica dei più importanti programmi osservativi” sottolinea Anna Maria di Giorgio, dell’INAF-IAPS, responsabile delle attività scientifiche italiane per la missione Herschel. “È quindi con grande emozione che abbiamo accolto la notizia dell’esaurimento della riserva di elio a bordo e della conclusione della fase operativa. Oggi si chiude un pezzo importante della nostra vita – intendo quella di tutti noi che abbiamo lavorato per oltre 15 anni alla missione e ai suoi Key project scientifici. Ma c’è ancora così tanto da fare per lo sfruttamento dei dati che non possiamo permetterci di sederci sugli allori!”

Molta infatti è l’attesa per i risultati scientifici che potranno ancora arrivare dalle future analisi dell’enorme mole di dati raccolti e grazie ai quali è già stata scoperta l’esistenza di onnipresenti strutture filamentari nelle regioni di formazione stellare contenute all’interno delle grandi nubi molecolari della nostra galassia, esplorate con una risoluzione spaziale senza precedenti. I filamenti osservati svolgono un ruolo chiave nel processo di formazione delle stelle. Le bellissime immagini di Herschel, così ricche di dettagli, mostrano come alcune nubi abbiano sviluppato filamenti così densi che stanno collassando sotto l’effetto della loro stessa gravità e aprono di fatto un nuovo capitolo sulla comprensione dei meccanismi della formazione stellare galattica.

Lo studio spettroscopico nell’infrarosso con Herschel dei sistemi stellari in formazione ha, poi, permesso di osservare per la prima volta strutture ancora in fase di contrazione gravitazionale. Herschel ha rivelato in alcune di esse una quantità di vapor d’acqua sufficiente a riempire più di 2000 volte tutti gli oceani della Terra. Questa scoperta è stata ottenuta all’interno di un’altro dei grandi progetti scientifici della missione, quello di seguire le tracce della presenza di acqua, una molecola cruciale per la vita, a partire dalle nubi di formazione stellare sino alla sua osservazione nei dischi protoplanetari che circondano le stelle appena formate.

Ma l’alta sensibilità degli strumenti a bordo di Herschel ha permesso anche di osservare la formazione di stelle nelle altre galassie, partendo da quelle vicine, come Andromeda, fino a galassie situate a miliardi di anni luce lontano da noi. Si è scoperto che molte tra quelle più distanti, più di 10 miliardi di anni luce, hanno un tasso di formazione stellare elevatissimo, producendo centinaia di migliaia di stelle all’anno.

Herschel è stato il più grande osservatorio astronomico orbitante mai costruito dall’uomo. Il suo telescopio ha uno specchio primario del diametro di 3.5 m, pari a una volta e mezzo il diametro del telescopio spaziale Hubble, progettato per operare nell’intervallo spettrale che va dal lontano infrarosso al submillimetrico, una banda di radiazione inaccessibile ai telescopi terrestri.

Herschel continuerà le comunicazioni con la Terra per qualche tempo, permettendo agli ingegneri dell’ESA di condurre tutta una serie di test tecnici soltanto alla fine dei quali il satellite verrà spedito verso una orbita stabile “di parcheggio” intorno al Sole, simile a quella di un asteroide o di una cometa.

 

Missione veloce verso la ISS

Missione veloce verso la ISS

KazakhstanRussiaSpaceIn sole sei ore e quattro orbite, invece di due giorni e 30 giri intorno alla Terra, la navetta russa Soyuz con a bordo un astronauta americano e due cosmonauti russi ha raggiunto la stazione spaziale internazionale completando l’aggancio al modulo russo Poisk. Lanciata dal cosmodromo di Baikonur in Kazahkistan alle 21:43 (ora italiana) del 28 marzo, la Soyuz ha attraccato alle 3:29 del 29 marzo, addirittura con quattro minuti di anticipo rispetto al rendez-vous previsto. L’operazione di avvicinamento e aggancio viene condotta con guida automatica, come avviene per le navette cargo Progress, che in tre precedenti missioni di rifornimento della ISS avevano sperimentato con successo il volo breve. Nel caso della Soyuz, all’equipaggio viene richiesto di lavorare a lungo alle procedure preliminari, con il vantaggio di trasferire sulla terra prima del lancio una parte cospicua (circa 17 ore) del tempo che dovrebbero trascorrere nell’abitacolo della navicella in attesa di arrivare a destinazione.

Il profilo di missione veloce è reso possibile da aggiornamenti hardware e software introdotti nei sistemi di guida e controllo della capsula russa Soyuz TMA-08M che hanno consentito un lancio ed un’inserzione in orbita del razzo vettore molto più precisi, più vicino e più in fase con la ISS, eliminando la necessità di successive manovre di correzione-aggiustamento per inseguire la destinazione.
L’americano Chris Cassidy e i russi Pavel Vinogradov e Alexander Misurkin, che fanno parte della Spedizione 35, hanno raggiunto sulla stazione spaziale il canadese Chris Hadfield , l’americano Tom Marshburn e il russo Roman Romanenko, che si trovano in orbita dal dicembre 2012. Il viaggio rapido verso la ISS toccherà a fine maggio 2013 anche all’astronauta italiano dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) Luca Parmitano, alla sua prima missione.

La Spedizione 35 ha il compito di proseguire l’attività di ricerca a bordo della stazione, sfruttando le particolari condizioni di microgravità. In programma oltre 180 esperimenti nel campo delle scienze biologiche e fisiche, dell’osservazione della Terra, senza tralasciare i frequenti collegamenti con le scuole in ogni parte del mondo.

Dragon vola a singhiozzo verso la ISS

Dragon vola a singhiozzo verso la ISS

La seconda missione della navetta automatica Dragon diretta verso la stazione spaziale internazionale non va certo per il verso giusto. Il lancio ha rispettato i tempi (le 16:10 ora italiana di venerdì 1 marzo da Cape Canaveral), ma la sequenza delle operazioni in orbita ha avuto pesanti contrattempi. Spinta dal razzo Falcon 9, Dragon ha raggiunto l’orbita prevista ma i pannelli solari che devono garantire la fornitura di energia non si sono aperti automaticamente e per farlo i tecnici della società spaziale Space X hanno dovuto fare ricorso a una serie di manovre. Il vero problema risiede nel sistema di propulsione, dal momento che tre dei quattro motori sono risultati bloccati. La qual cosa ha costretto a rinviare l’attracco alla ISS per consentire di riattivare almeno uno dei tre motori non funzionanti. A bordo di Dragon sono stati stivati 600 kg di materiali destinati alla realizzazione di 160 esperimenti scientifici. Un carico prezioso per le attività di ricerca programmati nei laboratori della stazione orbitale. Si tratta del secondo dei 12 voli di rifornimento che la Nasa ha assegnato a Space X per un valore di 1,6 miliardi di dollari. Già il 7 ottobre 2012, in occasione della prima missione, uno dei nove propulsori del razzo vettore Falcon 9 non aveva funzionato, ma ciò non aveva impedito a Dragon di entrare in orbita e successivamente raggiungere e agganciare la stazione spaziale.

Il profilo della missione prevede che Dragon si accosti al complesso orbitale e venga agganciate dal braccio robotico. Tra gli esperimenti che viaggiano verso la ISS ci sono quello sviluppato dall’Agenzia Spaziale Europea e dal centro Ames della NASA, denominato Growth-1, che permetterà di studiare la crescita e la fioritura in assenza di gravità di una particolare pianta di piccola taglia, l’Arabidopsis thaliana, e il Cell Bio Tech Demo, che permetterà di analizzare il comportamento di cellule e tessuti biologici sfruttando le condizioni di microgravità con la prospettiva di applicare le nuove conoscenze nei laboratori terrestri.

Il lancio del Falcon 9 con la navetta Dragon da Cape Canaveral

Oltre alla funzione di cargo spaziale, Dragon dovrebbe trasformarsi entro un paio d’anni in una capsula abitata per trasferire gli equipaggi verso la stazione spaziale, grazie anche al finanziamento di 440 milioni di dollari concesso dalla NASA, alle prese con la sostituzione degli Space Shuttle andati in pensione. Nel 2013 è previsto il debutto di un secondo soggetto privato, Orbital, che mette a disposizione un veicolo di rifornimento automatico basato su un modulo pressurizzato costruito negli stabilimenti di Thales Alenia Space a Torino.

Luca Parmitano pronto a VOLARE

Luca Parmitano pronto a VOLARE

Luca Parmitano, maggiore dell’Aeronautica Italiana e pilota sperimentale, si appresta a diventare il sesto astronauta italiano a entrare in orbita. La sua missione, ribattezzata VOLARE come la celebre canzone che evoca l’Italia nel mondo, prenderà il via il 29 maggio 2013 dal cosmodromo di Baikonur a bordo della capsula Soyuz TMA-09M diretta verso la stazione spaziale internazionale. Parmitano è il primo della nuova generazione degli astronauti dell’ESA a essere stato assegnato a una missione di circa sei mesi sulla ISS e il secondo italiano a prender parte ad una missione di lunga durata dopo Paolo Nespoli. Questa opportunità di volo è stata assegnata all’ASI dalla NASA e nasce da un Memorandum bilaterale diretto NASA/ASI, in base al quale ASI ha fornito all’ente spaziale statunitense tre moduli pressurizzati abitativi (MPLM – Multi Purpose Pressurized Module) e il PMM (Permanent Multi Purpose Module) per la ISS. Durante la missione, Luca sarà impegnato in più di 20 esperimenti scientifici per ESA e ASI, molti dei quali sono basati sul know how italiano: dovrà svolgere come membro di equipaggio della ISS un’ampia e articolata attività di sperimentazione, pianificata dal crew office della NASA. La missione di Luca Parmitano avrà il nome di VOLARE e sarà rappresentata da una Soyuz che con una scia tricolore avvolge la Terra e traccia il percorso della Stazione Spaziale Internazionale. Il decollo è fissato il 29 maggio dal Cosmodromo di Baikonur con il razzo russo Soyuz TMA-07M con i tre componenti della Expedition 36/37 partiranno alla volta della ISS. Oltre a Luca Parmitano, dell’equipaggio della Expedition 36/37 fanno parte il comandante russo Fyodor Yurchikhin e la statunitense Karen Nyberg. A novembre 2013 la Soyuz TMA-09M lascerà la ISS per rientrare a Terra. La partecipazione di Luca Parmitano all’equipaggio della missione ISS 36/37 conferma il ruolo di primo piano che il nostro Paese ha nel settore spaziale e, in particolare, nell’attività di ricerca a bordo ISS. Completata la costruzione della Stazione, è iniziata la fase di utilizzo a tempo pieno di questo avamposto spaziale dell’umanità. L’Italia ha un ruolo fondamentale nell’utilizzo scientifico della Stazione ed è stata anche il Paese che ha partecipato alla sua realizzazione fornendo i moduli abitativi, di cui circa il 50% costruiti a Torino.

Diapason e ICE (Italian Combustion Experiment) sono i due esperimenti del programma Green Air cui Parmitano darà il via durante la sua missione. Diapason, realizzato dall’italiana DTM, riguarda la rilevazione nell’aria, tramite una specifica apparecchiatura, della presenza di particelle di dimensione di pochi nanometri che avrà applicazioni in studi sull’inquinamento atmosferico. Lo studio di combustibili innovativi a basso impatto ambientale è il fulcro dell’esperimento ICE. In particolare, verrà analizzato il comportamento di un biocombustibile la cui composizione è stata definita e proposta dall’Istituto Motori del CNR di Napoli. Green Air è un programma realizzato nell’ambito di una joint venture tra l’ASI e la PMI romana AGT Engineering, basata – primo esempio nella storia dell’Agenzia – sulla formula della partecipazione “pubblico – privato” per l’utilizzo della ISS.

Parmitano ha svolto anche un intenso addestramento per essere pronto a effettuare attività extraveicolare, allenandosi a nella piscina del Centro ESA di Colonia e al Centro Spaziale di Houston, dove è riprodotta la sezione americana della Stazione Spaziale. Durante i sei mesi di permanenza Parmitano effettuerà almeno due passeggiate spaziali. Prima di lui, solo tre astronauti dell’Esa hanno vissuto questa esperienza. Il primo è stato Thomas Reiter, nel 1995 e 1996 nel corso di due missioni a bordo della stazione spaziale russa Mir, e nel 2006, sulla Stazione Spaziale Internazionale. Poi è toccato allo svedese Christer Fuglesang, che ha eseguito tre EVA nel 2006 e due nel 2009, e al un tedesco Hans Schlegel nel 2008.

La fase finale di addestramento è stata preceduta da una serie di incontri che Parmitano, insieme a Enrico Saggese, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, ha avuto con gli studenti dei Convitti Nazionali di Roma, Napoli e Torino, per raccontare la sua prossima avventura nello spazio. Gli allievi hanno potuto ascoltare il futuro astronauta italiano raccontare come si diventa astronauti, come ci si prepara e quali attività realizzerà sulla Stazione Spaziale Internazionale Gli allievi hanno potuto ascoltare il futuro astronauta italiano raccontare come si diventa astronauti, come ci si prepara e quali attività realizzerà sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Per gli studenti dei Convitti Nazionali l’incontro con Luca ha rappresentati un momento di approfondimento e conoscenza di un settore come quello spaziale, capace di offrire grandi opportunità di sviluppo occupazionale. L’obiettivo è avvicinare le nuove generazioni al mondo dello spazio e cercare di far nascere in loro la passione e la conoscenza di attività avanzate nelle quali l’Italia ha un ruolo di primo piano in campo internazionale. Luca Parmitano ha riservato ai giovani molta attenzione, ricordando come si può diventare astronauta, il percorso di preparazione e la fatica di allenarsi per un lavoro così particolare. Dietro la sua missione di volo c’è tutto il sistema Italia che si è preparato e coordinato ad alti livelli per il successo di questa attività. Gli appuntamenti nei convitti sono stati anche occasione per mostrare, oltre che l’alta tecnologia Made in Italy, anche il nostro cibo e la nostra cultura gastronomica che accompagneranno gli astronauti sulla ISS.

Alla NASA il Giorno del Ricordo

Alla NASA il Giorno del Ricordo

La NASA ha reso omaggio all’equipaggio dello Space Shuttle Columbia nel decennale del disastro che comportò la distruzione della navetta nella fase di rientro in atmosfera. Era il 1 febbraio 2003, data che è diventata la Giornata della Memoria dell’Agenzia Spaziale Americana, in cui sono stati ricordati anche i tre astronauti di Apollo 1 e quelli dello Space Shuttle Challenger, esploso duranta la fase di decollo nel gennaio 1985. Il Giorno del Ricordo, Day of Remembrance, rende onore ai membri delle famiglie della NASA che hanno perso i loro cari nelle missioni spaziali. La cerimonia ha avuto luogo all’Arlington National Cemetery alla presenza dell’amministratore della NASA, Charles Bolden e allo Space Mirror Memorial che si trova al Kennedy Space Center Visitor Complex, in Florida.

La missione STS 107 del Columbia iniziata con il lancio nel Gennaio del 2003 si concluse con la distegrazione dello Shuttle nella fase di rientro a Terra. A bordo, insieme al comandante Rick Husband,c’erano il pilota William McCool, gli specialisti di missione Laurel Clark, David Brow, il primo astronauta israeliano Ilan Ramon e l’altra specialista di missione Kalpana Chawla..

Dello Shuttle e dei suoi sette astronauti non rimase nulla,solo una miriade di frammenti (2000 circa) disseminati per una vasta area che andava dal Texas alla Luisiana. Il problema che segnò il tragico destino del Columbia si presentò durante le fasi della partenza, quando un frammento di schiuma isolante che si era staccato dal serbatoio esterno andò a colpire l’ala sinistra, danneggiandola irreparabilmente. Al momento del rientro, la rottura dello scudo termico dell’ala fece cambiare l’assetto dello space shuttle con conseguente cedimento strutturale. Un incidente che tenne a terra per oltre due anni le navette americane e costrinse a rivedere tutti i criteri di sicurezza delle missioni spaziali.

Fu Eileen Collins, comandante dello shuttle Discovery nel 2005, a riportare in orbita la navetta dopo l’incidente del Columbia. Collins è stata tra gli speaker della cerimonia il NASA, insieme a Evelyn Husband-Thompson, vedova del Col. Rick Husband, comandante dell’ultima, tragica missione dello space shuttle Columbia, e alcuni dei vertici della NASA: Associate Administrator Robert Lightfoot, Associate Administrator; William Gerstenmaier, Amministratore associato della NASA per l’esplorazione umana e per le operazioni; Robert Cabana, Direttore del Kennedy Space Center della NASA; Thad Altman, presidente and chief executive officer dell’Astronauts Memorial Foundation; Jon McBride, Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Astronauts Memorial Foundation; Mick Ukleja, Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Astronauts Memorial Foundation.

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