da Sorrentino | Ott 13, 2017 | Ambiente, Lanci, Primo Piano, Servizi Satellitari
L’Agenzia Spaziale Europea ha lanciato dal cosmodromo di Plesetsk, nel nord della Russia, il satellite Sentinel-5P del programma europeo Copernicus che opererà nel quadro delle attività di controllo dell’atmosfera terrestre. Il lancio è avvenuto alle 11:27 di venerdì 13 ottobre. Le “Sentinelle” sono una flotta di satelliti progettati per fornire dati preziosi ed immagini che sono centrali per il programma Copernicus della Commissione Europea. Questo programma di monitoraggio ambientale, unico nel suo genere, fornisce una svolta nel modo di vedere e gestire il nostro ambiente, di comprendere ed affrontare gli effetti del cambiamento climatico e di salvaguardare la vita di tutti i giorni. Sentinel-5 Precursor – conosciuto anche come Sentinel-5P – è la prima missione Copernicus dedicata al monitoraggio della nostra atmosfera. Il satellite ha a bordo lo strumento all’avanguardia Tropomi, per la mappatura di una moltitudine di gas traccia come diossido di azoto, ozono, formaldeide, anidride solforosa, metano, monossido di carbonio e aerosol – i quali influenzano tutti l’aria che respiriamo e, di conseguenza, la nostra salute ed il nostro clima. Con un raggio di azione di 2.600 km, mapperà ogni giorno l’intero pianeta. Le informazioni ottenute da questa nuova missione saranno utilizzate attraverso il Servizio Copernicus di Monitoraggio dell’Atmosfera (Copernicus Atmosphere Monitoring Service) per le previsioni della qualità dell’aria e per i processi decisionali. La missione contribuirà inoltre a servizi quali monitoraggio delle ceneri vulcaniche per la sicurezza aerea, e per i servizi di allerta sugli alti livelli di radiazioni UV, che possono causare danni alla pelle. Gli scienziati useranno i dati per migliorare la conoscenza di importanti processi nell’atmosfera legati al clima ed alla formazione di buchi nello strato di ozono.
Sentinel-5P è stato sviluppato per ridurre il divario di informazione tra il satellite Envisat – in particolare lo strumento Sciamachy – ed il lancio di Sentinel-5, e per complementare GOME-2 di MetOp. In futuro, sia la missione geostazionaria Sentinel-4 che quella in orbita polare Sentinel-5 monitoreranno la composizione dell’atmosfera per i Servizi Atmosferici Copernicus (Copernicus Atmosphere Services). Entrambe le missioni saranno condotte su satelliti meteorologici operati da Eumetsat. Sino ad allora, la missione Sentinel-5P avrà un ruolo chiave nel monitorare e tracciare l’inquinamento nell’aria. Sentinel-5P è il risultato di una stretta collaborazione tra ESA, la Commissione Europea, l’Ufficio Spaziale Olandese (Netherlands Space Office), l’industria, utenti dati e scienziati. La missione è stata progettata e realizzata da un consorzio di 30 aziende guidate da Airbus Defence & Space UK e NL.
da Sorrentino | Ott 12, 2017 | Attualità, Missioni, Primo Piano, Stazione Spaziale
Nel giorno di Cristoforo Colombo e della ricorrenza del suo approdo sulle sponde delle Americhe, il 12 ottobre, un italiano che circumnaviga la Terra dallo spazio raggiunge un importante traguardo: seimila ore nello spazio. E’ il record che spetta a Paolo Nespoli, in orbita dal 28 luglio scorso a bordo della Stazione Spaziale Internazionale per la missione VITA dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). L’astronauta italiano dell’Agenzia Spaziale Europea ha totalizzato complessivamente 250 giorni in orbita, considerando le sue prime due missioni, del 2007 e del 2010-2011, e anche quella in corso a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Si tratta della più lunga permanenza di un italiano nello spazio. E c’è chi ha pensato di festeggiare questo record in maniera speciale: il noto fumettista Leo Ortolani ha idedicato a Nespoli, una divertente vignetta di Rat-Man, il topo-supereroe protagonista di “C’è Spazio per Tutti”, il primo albo a fumetti ad aver volato in orbita. Nella vignetta, Rat-Man si congratula per le 6mila ore nello spazio, ma Nespoli sembra più preoccupato che, dopo tanta assenza dalla terra, il tagliando del parcheggio della sua auto sia ormai scaduto. La presentazione dell’albo “C’è Spazio per Tutti”, edito da Panini Comics in collaborazione con l’ASI e il supporto dell’ESA, è in programma sabato 4 novembre a Lucca, in occasione della 51a edizione di “Lucca Comics & Games”, il festival internazionale del fumetto che si svolge dall’1 al 5 novembre 2017.
da Sorrentino | Ott 11, 2017 | Astronomia, Primo Piano
Haumea, uno dei quattro pianeti cosiddetti ‘nani’ che si trovano nelle regioni più esterne e remote del sistema Solare, oltre l’orbita di Nettuno, possiede un anello di polveri che lo circonda. A scoprire questa sorprendente proprietà è stato un team guidato da astronomi dell’Instituto de Astrofísica de Andalucía, a cui hanno partecipato anche ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) grazie a una campagna osservativa che ha sfruttato le osservazioni di numerosi telescopi da tutto il mondo. È la prima volta che viene individuate una struttura ad anello attorno a un oggetto transnettuniano, mentre sono ben noti gli anelli attorno ai pianeti giganti del Sistema solare e anche, più recentemente, attorno a due asteroidi della categoria dei Centauri. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Nature.
Poco sappiamo ad oggi della storia di formazione ed evoluzione, oltre alle caratteristiche fisiche, degli oggetti transettuniani dei quali insieme ad Haumea fanno parte anche Plutone, Eris e Makemake. Proprio Haumea è ad oggi forse il meno conosciuto tra tutti. Dalla sua controversa scoperta, avvenuta in modo indipendente nel 2004 da parte di due team di ricerca, uno spagnolo e l’altro statunitense, sappiamo che questo oggetto possiede una peculiare forma allungata, oltre che due minuscole lune, battezzate Hi’iaka e Namaka. Molte sono le difficoltà che si incontrano nel cercare di studiare e analizzare gli oggetti transnettuniani, prima fra tutte l’enorme distanza, che impedisce di effettuare misure dirette sulla forma e le dimensioni di Haumea. Anche nei momenti più favorevoli essa si trova a ben 34 unità astronomiche dalla Terra, ovvero 5,1 miliardi di chilometri. Degli eventi astronomici fortuiti, però, permettono di ottenere queste informazioni in modo indiretto ma accurato. Si tratta delle cosiddette occultazioni stellari, durante le quali il corpo, nel corso del suo moto orbitale, si ritrova ad eclissare una stella situata sullo sfondo per un intervallo di tempo di pochi minuti o anche meno. La durata di tali eclissi, misurata da osservatori situati in diversi luoghi sulla Terra, varia per effetto prospettico e il confronto delle misure permette quindi di ricostruire l’esatto profilo del corpo celeste e le sue dimensioni, come se ne osservassimo per così dire la silhouette. «L’efficacia straordinaria di queste osservazioni viene dalla precisione con cui si conosce il momento dell’occultazione. Il tempo dell’occultazione viene calcolato con i dati sempre più’ precisi che arrivano dal satellite Gaia e questo permette di mobilitare le risorse osservative per il breve tempo del fenomeno con precisione assoluta» dice Giuseppe Leto, dell’INAF di Catania, nel team che ha realizzato lo studio. Ed è proprio grazie a questo metodo che lo scorso 21 gennaio, quando ha avuto un’occultazione stellare di Haumea particolarmente favorevole e ben visibile dall’Europa che il “papà” spagnolo di Haumea, José Luis Ortiz, ha coordinato in modo efficiente una rete di osservatori, sia professionali che amatoriali, tra cui il telescopio Copernico da 1,82 metri dell’INAF ad Asiago.
L’elevata qualità dei dati ottenuti da Asiago, assieme a quelli di altri undici telescopi, hanno permesso in primo luogo di stabilire che Haumea ha la forma di un cosiddetto ‘elissoide a tre assi’, una specie di gigantesco pallone da rugby, e che è molto più grande ed allungato rispetto a quanto ritenuto in precedenza. Essendo poi nota la sua massa, grazie alla presenza delle due lune, si è potuta fare una stima accurata anche della densità del pianeta nano e dell’albedo della sua superficie, ovvero del suo potere riflettente. Entrambi I valori si sono rivelati ben inferiori alle precedenti stime e molto più simili ai corrispondenti valori di Plutone. La repentina diminuzione della luminosità all’inizio e alla fine dell’occultazione ha permesso anche di stabilire un limite alla presenza di un’atmosfera che, seppur presente, è estremamente più tenue di quella di Plutone, misurata dalla sonda New Horizons. Sempre Giuseppe Leto aggiunge «La straordinarietà di questo risultato è che con semplici curve fotometriche ottenute contemporaneamente da 12 siti posti in diverse posizioni geografiche, effettuate durante un’occultazione, si sono potuti determinare con precisione l’esistenza di un anello, di cui non si aveva conoscenza prima, e migliorare le informazioni sulle proprietà’ dinamiche e geometriche di Haumea». Il risultato più interessante dello studio è stato infatti qualcosa di assolutamente inatteso. Più di un osservatorio, tra i quali Asiago, ha mostrato un’anomalia nei minuti che precedevano e seguivano l’occultazione: come se un altro corpo, non perfettamente opaco, avesse occultato la stella subito prima e subito dopo l’evento principale. Anche in questo caso il confronto tra i diversi dati ha permesso di risalire alla causa: Haumea è circondata da un ‘anello’ denso e sottile che orbita a circa 2300 chilometri dalla sua superficie e spesso solo 70 chilometri. «È una scoperta sensazionale dal punto di vista scientifico, perché mette in luce caratteristiche di questi oggetti – come la forma, o la presenza di anelli – che costituiscono tasselli di un puzzle nella storia evolutiva del nostro Sistema Solare» dice Valerio Nascimbeni, ricercatore dell’Università di Padova e associato INAF, tra gli autori dello studio «ma è anche un risultato importante perché dimostra come, in un’epoca di “big science”, reti di piccoli telescopi coordinati in modo efficiente siano ancora in grado di competere e complementare il lavoro svolto da osservatori più grandi».
da Sorrentino | Ott 11, 2017 | Attualità, Politica Spaziale, Primo Piano, Stazione Spaziale
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è messo in collegamento con Paolo Nespoli, astronauta dell’Agenzia spaziale europea che si trova a bordo della Stazione spaziale internazionale dallo scorso 28 luglio per la missione Vita della durata di sei mesi. Dal Quirinale sono arrivati i complimenti per l’astronauta sessantenne, alla sua terza esperienza in orbita dopo le missioni Esperia del 2007 e MagISStra del 2010. Mattarella, che nello studio presidenziale ha avuto al suo fianco Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, si è rivolto a Nespoli, dopo averne ricevuto i saluti, sottolineando come la Stazione spaziale internazionale sia vista in qualche modo come centro del mondo, luogo in cui si effettuano esperimenti di grande importanza nel campo della medicina, biologia e più in generale della tecnologia avanzata. AstroPaolo ha confermato tale asserzione sottolineando come sperimentare e fare ricerca in orbita non sia facile e ci si debba chiedere sempre fin dove abbia senso spingersi. “E’ un lavoro molto complesso, i cui risultati non sempre sono disponibile immediatamente – ha detto Nespoli, mostrando intorno a sé all’interno del modulo europeo Columbus una serra spaziale e i vari rack che ospitano gli esperimenti sulle scienze della vita. “Il nostro lavoro è solo una piccola parte del grande impegno profuso da centri di ricerca e università – ha proseguito Nespoli. Mattarella ha replicato ricordando quanto l’Italia si senta coinvolta in questa missione e richiamando la preziosità degli esperimenti e lo spirito di collaborazione che viene messo in atto nello spazio e che è un esempio importante per le tutte le nazioni della Terra.
“Non potrei essere qui sulla ISS se non ci fossero le agenzie spaziali, in particolare quelle italiana ed europea, e senza l’opera fondamentale di migliaia di persone che supportano la missione – ha detto Nespoli – A noi tocca eseguire la timeline che quotidianamente viene fissata dai responsabili sulla Terra. Riallacciandosi al tema della collaborazione internazionale, AstroPaolo ha aggiunto che “dalla stazione spaziale la Terra appare come una nave in viaggio nell’universo, e l’equipaggio della ISS rappresenta il genere umano ed è un esempio di come tutti insieme si possa arrivare a raggiungere gli obiettivi”. Rispondendo alla richiesta del presidente Mattarella sulla modalità di vita e lavoro a bordo della ISS, Nespoli ha spiegato che l’attività giornaliera viene programmata per essere svolta in modo idoneo in un ambiente ristretto, con 12 ore continue di lavoro che comprendono un paio d’ore da dedicare alla ginnastica attiva, mentre la sera c’è tempo da dedicare ai contatti con la Terra e alla divulgazione. Nespoli ha rimarcato l’importanza della componente educativa associata alla missione spaziale per far capire quando la scienza e la tecnologia siano alla portata di tutti, facendo poi riferimento al logo scelto per la missione Vita, acronimo di Vitalità, Innovazione, Tecnologia e Abilità. In chiusura di collegamento il presidente Mattarella ha chiesto a Paolo Nespoli di scattare una foto dell’Italia dallo spazio. Un desiderio che l’astronauta si è impegnato a esaudire, mostrando la bandiera italiana fluttuante in assenza di gravità e che sarà portata al Quirinale al termine della missione.
da Sorrentino | Ott 10, 2017 | Industria, Primo Piano, Programmi, Ricerca, Stazione Spaziale
La Mobile Test Facility (MTF) per la produzione di cibo e risorse in ambiente chiuso, parte del progetto EDEN ISS, è stata inviata alla stazione di Neumayer III in Antartide. Sarà utilizzata per testare la coltivazione di piante nelle condizioni più estreme, per sostenere lo sviluppo di sistemi messi a punto per voli spaziali e tecnologie per la crescita controllata di piante nello Spazio e sulla Stazione Spaziale Internazionale. Il consorzio EDEN ISS, guidato dal Gernam Aerospace Center (DLR) Institute of Space System a Brema, ha sviluppato una Mobile Test Facility (MTF) per la produzione di cibo e risorse in ambiente chiuso, composto da due contenitori da spedizione suddivisi in tre sezioni distinte. La facility sarà gestita da un membro dell’equipaggio, con un’attenzione particolare al monitoraggio remoto e alle operazioni. Thales Alenia Space è parte di questo progetto entusiasmante come responsabile della progettazione, dello sviluppo, della sperimentazione in laboratorio e del follow-up di una delle due serre che saranno testate in Antartide dal nome RUCOLA (Rack-like Unit for Consistent On-orbit Leafy crops Availability), dedicata ai test in microgravità sulla ISS. Leonardo contribuisce al progetto Eden ISS anche attraverso la joint venture Telespazio, responsabile della definizione e del test delle procedure operative relative alla campagna in Antartide, che simulerà lo scenario di missioni nello Spazio basandosi sull’esperienza dell’azienda nella gestione da terra delle operazioni di sistemi spaziali complessi. Telespazio ha inoltre la responsabilità della realizzazione del sistema di Plant Health Monitoring, in grado di acquisire immagini ad alta definizione delle piante e di distribuirle a esperti di agronomia e fisiopatologia vegetale in remoto per le valutazioni sullo stato di salute delle piante stesse durante tutte le fasi di crescita.
Finanziato dal programma Horizon 2020 dell’Unione Europea, il progetto EDEN ISS si concentra sulla dimostrazione a terra delle operazioni e delle tecnologie di coltivazione vegetale nello Spazio e sul potenziamento di queste tecnologie. L’obiettivo finale è la produzione di cibo sicuro sulla Stazione Spaziale Internazionale e sui futuri veicoli e avamposti planetari per l’esplorazione spaziale. Questo progetto prevede lo sviluppo di tecnologie per la produzione e la rigenerazione di risorse vitali, per garantire la sostenibilità della vita durante le missioni di esplorazione spaziale, producendo inoltre ritorni a beneficio della vita sulla Terra.
da Sorrentino | Ott 9, 2017 | Lanci, Primo Piano, Servizi Satellitari
Il terzo gruppo di satelliti Iridium® NEXT, realizzati da Thales Alenia Space è stato lanciato con successo da Space X, dalla base militare di Vandenberg in California. Il razzo Falcon 9, alla sua 42esima missione, è culminato con la messa in orbita di 10 satelliti e il rientro del primo stadio, atterrato sulla piattaforma oceanica della società di Elon Musk. Dopo la perfetta fase di avviamento dei primi venti satelliti lanciati a gennaio e giugno 2017, tredici dei quali sono attualmente interconnessi e in piena compatibilità con il primo blocco della costellazione, e sette in fase di manovra verso un piano adiacente, questa milestone segna un nuovo passo verso la fantastica avventura Iridium® NEXT, con 10 nuovi satelliti realizzati pronti a unirsi alla costellazione. Thales Alenia Space è prime contractor per il programma Iridium® NEXT, responsabile della realizzazione, integrazione, validazione in orbita delle operazioni degli 81 satelliti e del sistema nel suo complesso. I primi venti satelliti hanno dimostrato che Iridium® NEXT è perfettamente compatibile con il sistema esistente. I satelliti sono stati integrati in serie da Orbital ATK, sotto contraente di Thales Alenia Space, nel suo stabilimento produttivo di satelliti in Arizona mentre i team Thales Alenia Space sono entrambi impegnati nella supervisione del processo di integrazione globale e nel supporto al cliente Iridium per la fase di lancio e messa in orbita (LEOP) e test in orbita nel centro di controllo di Leesburgh.
“Le prestazioni dei primi 20 satelliti sono superiori alle aspettative di Iridium. Questo rappresenta un riconoscimento significativo per tutto il team che lavora da anni in questo programma – ha dichiarato Bertrand Maureau, Direttore del programma Iridium® NEXT a Thales Alenia Space”. “Oltre ad essere un vero esempio di abilità tecnologica, Iridium® NEXT, dopo l’integrazione con il blocco della prima costellazione per fornire copertura globale senza richiesta di infrastrutture locali di terra, ha recentemente dato prova della sua efficienza in occasione del tragico evento di Puerto Rico, dove l’88 per cento della rete telefonica dell’isola è caduta a causa dell’ uragano – ha dichiarato Denis Allard, Vice President di Iridium® NEXT per Thales Alenia Space – “Oltre a questo terzo lancio, è stata completata la produzione di altri 23 satelliti ed è iniziata l’integrazione del 64° satellite. Tutto è sulla buona strada per raggiungere il nostro obiettivo, vale a dire lanciare tutti i 75 satelliti di Iridium® Next satelliti entro metà del 2018.”
La costellazione Iridium® NEXT offre connettività globale grazie ai suoi 66 satelliti interconnessi a un’altitudine di 780 km, con nove satelliti di riserva in orbita e sei altri satelliti di riserva a terra. Completamente indipendente da qualsiasi network di terra, questo sistema internazionale fornisce capacità senza pari nelle telecomunicazioni in movimento (individui, veicoli di terra, veivoli, navi) e assicura una copertura completa in tutto il mondo, inclusi gli oceani.