da Sorrentino | Ago 25, 2017 | Industria, Missioni, Primo Piano, Stazione Spaziale
Venerdì 24 agosto si sono concluse le operazioni di volo dei quattro esperimenti di biomedicina selezionati dall’ Agenzia Spaziale Italiana per la missione “ASI BIOMISSION”: CORM, MYOGRAVITY, NANOROS e SERISM. Gli esperimenti hanno raggiunto la stazione orbitante con il cargo SPX-12 il 16 Agosto scorso all’interno del BIOKIT, un contenitore di trasporto a temperatura controllata. L’astronauta italiano Paolo Nespoli ha provveduto alla cattura ed all’aggancio della capsula tramite il braccio robotico di bordo. Ed è sempre stato Paolo che subito dopo l’apertura del portellone ha provveduto ad inserire gli esperimenti nell’ incubatore dell’ Agenzia Spaziale Europea “KUBIK”, per l’esecuzione dei protocolli scientifici in condizioni di temperatura controllata. Tutti gli esperimenti sono stati eseguiti mediante equipment scientifico dedicato prodotto da Kayser Italia, seguendo tempi di incubazione differenti. Durante 7 giorni, Paolo Nespoli ha eseguito 5 interventi terminando l’ incubazione e spostando nel “MELFI 3”, il congelatore di bordo della stazione, i 16 campioni sperimentali. Il rientro a terra dei campioni per le analisi è previsto per la metà di settembre con la stessa capsula che li ha portati nello spazio. Come tutti gli esperimenti spaziali, le investigazioni scientifiche dell’ASI Biomission rappresentano una opportunità tanto importante quanto delicata. Per garantire il loro successo sono stati impegnati tre centri di controllo a terra: ICARO, il Payload Operations Centre della Kayser Italia di Livorno responsabile delle operazioni per conto dell’ Agenzia Spaziale Italiana, BIOTESC, il centro svizzero responsabile per le operazioni sul KUBIK ed infine l’ ESA COLUMBUS CONTROL CENTER in Germania per il coordinamento delle operazioni nel modulo europeo della ISS. I tre centri sono rimasti in collegamento audio e video durante l’intera durata delle operazioni, coordinando le operazioni dell’astronauta per il successo della missione.
da Sorrentino | Ago 25, 2017 | Attualità, Missioni, Primo Piano
L’Agenzia Spaziale Europea ha partecipato alla campagna “sogni di bambino in assenza di gravità”, organizzata da Novespace e dall’associazione “I cavalieri del cielo”, che ha permesso a bambini speciali, colpiti dalla disabilità o dalla malattia, scoprire l’assenza di gravità e gravità lunare in occasione di un volo parabolico. Otto bambini di cinque stati membri dell’ESA – Regno Unito, Francia, Germania, Belgio e Italia – si sono imbarcati, il 24 agosto 2017 a Bordeaux, a bordo dell’Airbus A310 ZERO – G di Novespace Air Zero G. Oltre a scoprire l’assenza di gravità, i bambini hanno anche potuto assistere a dimostrazioni scientifiche. Si trattava in particolare di accendere una candela, di mescolare liquidi di diverse densità, di giocare a ping-pong con bolle d’acqua e racchette in materiale idrofobo o ancora di far funzionare un “Hand spinner” per mostrare gli effetti della gravità. Prima del volo, i bambini hanno partecipato ad un seminario organizzato dal servizio educazione dell’ESA per spiegare le dimostrazioni e preparare i bambini al concetto di gravità. I bambini erano accompagnati da astronauti dell’ESA, originari degli stessi cinque Paesi. L’italiano Maurizio Cheli, l’inglese Tim Peake, il belga Frank De Winne, il tedesco Thomas Reiter, i francesi Claudie Haigneré e Jean-François Clervoy erano a bordo per guidare i bambini e rispondere alle loro domande. All’esperienza hanno preso parte anche due adulti colpiti dalla disabilità: Samuel Koch, ex atleta tedesco, e Philippe Carette, volontario dell’associazione “sogni di bambino”. Sogni di bambino, da oltre 20 anni, è impegnata a riunire bambini ordinari e straordinari che lavorano insieme, per settimane, su progetti relativi all’aviazione. Il progetto termina con un battesimo dell’aria. Quest’anno si è trattato di un battesimo molto speciale.
da Sorrentino | Ago 24, 2017 | Eventi, Primo Piano, Servizi Satellitari
Il 26 agosto 1977 veniva lanciato da Cape Canaveral il primo satellite italiano per telecomunicazioni. Un cilindro dal diametro di 143 centimetri, pesante 229 kg e ricoperto da celle solari: era questo l’aspetto di SIRIO, lo storico satellite geostazionario per telecomunicazioni completamente made in Italy, che 40 anni fa aprì la strada a missioni di tipo applicativo. Ma prima di arrivare al momento fatidico del lancio, che avvenne a bordo del vettore Delta 2313 della NASA, il cammino di SIRIO (Satellite Italiano di Ricerca Industriale e Operativa), il cui obiettivo principale riguardava la sperimentazione della propagazione ad alte frequenze fino a 18 Ghz, fu una vera corsa ad ostacoli. Le difficoltà incontrate dal progetto, nato dalla collaborazione tra il Consiglio Nazionale delle Ricerche e la Compagnia Industriale Aerospaziale – un consorzio che riuniva le principali aziende del comparto, erano connesse a numerosi fattori, quali il periodo caratterizzato da incertezze politiche e sociali, problemi di fondi erogati in maniera discontinua, mancanza di normativa specifica in materia e un settore spaziale che si presentava alquanto frammentario. Solo nel 1971 e nel 1974 furono approvate due leggi ad hoc – la n. 97 e la n. 388 – per il supporto finanziario alle attività spaziali nazionali, che complessivamente attribuirono a SIRIO un budget di 42 miliardi di lire e spianarono la strada verso il lancio. Progettato per avere una vita operativa di due anni, il satellite nato da un’idea di Francesco Carassa, docente al Politecnico di Milano, rimase attivo per otto anni, fino al 1985. SIRIO fu al centro di numerose attività sperimentali sui fenomeni di propagazione e sulle bande di frequenza e fu utilizzato anche per effettuare test sulle comunicazioni televisive. Gli esperimenti furono condotti da centri di ricerca sia italiani che internazionali: Regno Unito, Francia, Germania, Finlandia, Paesi Bassi, Stati Uniti e Cina. Il successo della missione di SIRIO, oltre a comprovare il livello di eccellenza del settore spaziale italiano, diede ulteriore impulso al campo delle telecomunicazioni ed ebbe importanti ricadute anche nell’ambito di un’organizzazione più razionale delle strutture nazionali operanti nella ricerca spaziale.
da Sorrentino | Ago 21, 2017 | Astronomia, Attualità, Eventi, Eventi Scientifici e Culturali, Primo Piano
Il 21 agosto è il giorno dell’eclissi solare totale che attraverserà tutti gli Stati Uniti, dalla costa del Pacifico all’Atlantico: il picco massimo interesserà Oregon, Idaho, Wyoming, Nebraska, Kansas, Missouri, Illinois, Kentucky, Tennessee, Georgia, Nord e Sud Carolina. Il fenomeno astrale si manifesterà a nord-ovest, a Newport in Oregon, mentre l’ultima località toccata sarà Charleston, in Sud Carolina. Questa eclissi solare totale è la prima che avviene negli Stati Uniti dal 1970: un evento astronomico straordinario che coinvolge direttamente circa 12 milioni di americani che vivono nelle località coperte dal cono d’ombra. Il cono d’ombra attraverserà ad una velocità di oltre 2 mila km/h gli Stati Uniti da ovest verso est. I primi a poter osservare l’eclissi saranno gli abitanti dell’Oregon affacciati sul Pacifico, a partire dalle 10:17 ora locale (le 19:17 in Italia) Il cono d’ombra percorrerà in tutto 4.017 km in 14 Stati. L’eclissi impiegherà solo 1 ora e 33 minuti ad attraversare gli Stati Uniti: l’ombra attraverserà l’Oceano Atlantico quasi fino a raggiungere l’Africa per poi svanire circa 75 minuti dopo aver lasciato la East Coast. Nelle condizioni migliori, la Luna oscurerà completamente il disco del Sole per 2 minuti e 40 secondi: è più o meno quanto durerà la totalità per chi si troverà nell’area interessata. Più ci si sposta verso i margini del percorso, minore sarà la durata della totalità: chi verrà a trovarsi proprio ai margini osserverà la totalità solo per pochi secondi. L’eclissi maggiore avrà una durata di 2 minuti e 41,6 secondi nei pressi di Makanda Township a sud di Carbondale, in Illinois.

L’apice del fenomeno astronomico sarà alle 20:47 ora italiana. Un’eclissi totale di Sole è una rara occasione per studiare la corona solare e la cromosfera, ossia il sottile strato dell’atmosfera solare che ha uno spessore di appena 2mila chilometri. Sole, Luna e Terra risultano perfettamente allineati in quest’ordine; ciò è possibile solo quando la Luna, la cui orbita è inclinata di cinque gradi rispetto all’eclittica, interseca quest’ultima in un punto detto nodo. Quando il nodo si trova tra la Terra e il Sole, l’ombra della Luna passa in alcuni punti della superficie terrestre e si assiste a un’eclissi solare.
Il prossimo appuntamento con un eclissi solare totale sarà nel luglio 2019 e interesserà Argentina e Cile. Negli Stati Uniti bisognerà attendere l’8 aprile 2024 quando il cono d’ombra coprirà il sole su Messico, Texas, Oklahoma, Arkansas, Missouri, Illinois, Kentucky, Indiana, Ohio, Pennsylvania, New York, Vermont, New Hampshire, Canada e Maine. In Italia dovremo attendere fino al 12 agosto 2026, quando un’eclissi totale investirà l’Islanda e il nord della Spagna, e anche in tutta Italia ci sarà un oscuramento del Sole nelle ore precedenti il tramonto fino al 95%. Per poter osservare la prossima eclissi solare, quasi totale, dovremo aspettare il 2 Agosto 2027 quando il sole si oscurerà per il 98%.
L’eclissi solare totale può essere seguita sui canali web della NASA:
https://www.nasa.gov/eclipselive
NASA App for iOS — http://itunes.apple.com/app/nasa-app/id334325516?mt=8
NASA App for Android — https://play.google.com/store/apps/details?id=gov.nasa
Social Media
Facebook Live — https://www.facebook.com/nasa
Twitter/Periscope — https://www.pscp.tv/nasa
Twitch TV — https://twitch.tv/nasa
Ustream — http://www.ustream.tv/nasahdtv
YouTube — https://www.youtube.com/watch?v=wwMDvPCGeE0
da Sorrentino | Ago 20, 2017 | Eventi, Missioni, Primo Piano
Il 20 agosto 1977 la NASA lanciava la prima delle due sonde Voyager, diventate nel tempo gli oggetti costruiti dall’uomo più lontani dalla Terra. L’ambizioso programma di esplorazione del sistema solare esterno iniziò con la sonda Voyager 2, seguita il 5 settembre dello stesso anno da Voyager 1 che però avrebbe raggiunto prima Giove e Saturno. Voyager 2, invece, è l’unica sonda ad aver effettuato un passaggio ravvicinato di Urano e di Nettuno. Voyager 1, entrata nello spazio interstellare nel 2012 con 4 strumenti ancora in funzione, ha superato la distanza di 20 miliardi di km dalla Terra continuando a comunicare con il Jpl della Nasa a Pasadena, dove i segnali arrivano dopo 17 ore. Voyager 2, che segue un percorso diverso, si trova a poco più di 17 miliardi di km e mantiene attivi la metà dei dieci strumenti di bordo. Entro il 2025 tutti gli strumenti si spegneranno, causa esaurimento delle batterie al plutonio 238 che le alimenta, e i contatti saranno persi. Tra 40mila anni Voyager 1, che viaggia verso la costellazione di Ofiuco, transiterà a 1,6 anni luce dalla stella AC+793888, mentre Voyager 2, diretta verso la costellazione del Sagittario, transiterà a 1,7 anni luce da Sirio, nota per essere la stella più brillante e visibile. Il programma Voyager rappresenta un successo enorme, perché entrambe le missioni dovevano durare quattro anni e la tecnologia che ha consentito di svilupparle e le accompagna è ben poca cosa rispetto alla capacità e velocità degli attuali computer e smartphone. Alle loro camere fotografiche si devono le riprese e anche la scoperta dei satelliti naturali di Giove e Saturno. Alle Voyager è stato assegnato anche il ruolo di messaggere dell’umanità, grazie al famoso disco d’oro con incisi immagini con riferimenti della Terra, insieme a messaggi, musiche e suoni naturali, voluto dallo scienziato Carl Sagan con l’auspicio che le sonde potessero essere intercettare in un futuro remoto da civiltà intelligenti.
da Sorrentino | Ago 18, 2017 | Lanci, Primo Piano, Servizi Satellitari
Lanciato con successo dalla base di Cape Canaveral in Florida il satellite Tdrs-M (Tracking and Data Relay Satellite) della Nasa, il terzo della nuova generazione di satelliti Tdrs prodotti da Boeing dopo quelli lanciati nel 2013 e 2014, che completa la costellazione e agevolerà le comunicazioni con la stazione spaziale internazionale e il telescopio orbitale Hubble permettendo l’accesso più rapido di dati da parte di ricercatori e ingegneri. La partenza è avvenuta a bordo del razzo Atlas V, con 15 giorni di ritardo rispetto al programma iniziale che fissata la data di lancio al 3 agosto. Un rinvio reso necessario dal danneggiamento e dalla successiva sostituzione di un’antenna del satellite TDRS-M durante le fasi finali di preparazione. L’inconveniente si è verificato il 14 luglio nel centro della Astrotech Space Operations a Titusville (Florida), ma non ha avuto ulteriori conseguenze, ritardo a parte.
L’entrata in servizio del TDRS-M è prevista all’inizio del 2018. “La flotta TDRS rappresenta un sistema di comunicazione ad alta velocità fondamentale per i programmi spaziali della NASA, consentendo di fare confluire a terra le informazioni sulle attività che si svolgono a bordo della stazione spaziale internazionale e i dati acquisiti da Hubble Space Telescope – sottolinea Dave Littmann, responsabile del progetto TDRS presso il centro di volo spaziale Goddard di NASA a Greenbelt, Maryland. “TDRS-M espanderà le funzionalità e prolunga la durata della rete di comunicazione spaziale, permettendoci di continuare a ricevere e trasmettere i dati delle missioni anche nel prossimo decennio”. La flotta TDRS ha iniziato a operare nel 1983. Di quelli finora lanciati, solo due sono stati pensionati mentre cinque dei nove satelliti operativi hanno superato la loro vita e continuano a fornire essenziali servizi di comunicazione e navigazione.