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Approvato il DDL Spazio

Approvato il DDL Spazio

La Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati ha approvato, in via definitiva, il testo del disegno di legge “Misure per il coordinamento della politica spaziale e aerospaziale e disposizioni concernenti l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia spaziale italiana” (il cosiddetto “ddl Spazio”) che ridisegna la governance del settore spaziale in Italia, che ha richiesto oltre quattro anni di lavoro parlamentare. “Si apre un nuovo capitolo delle spazio italiano – è il commento del presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston – L’approvazione della legge sul riordino della governance dell’Agenzia Spaziale Italiana istituzionalizza l’ottimo lavoro fatto in questi anni  dalla Cabina di Regia Spazio di Palazzo Chigi, confermando il ruolo di architetto di sistema dell’Agenzia Spaziale Italiana nell’ambito di del comitato interministeriale previsto dalla nuova legge, sotto l’alta direzione politica  della Presidenza del Consiglio. Con questa approvazione si conferma e si rende sistema un’impostazione che è stata determinante nell’affrontare con successo due Ministeriali ESA, la messa a punto del piano stralcio Space Economy e numerosi altri importanti interventi di settore. È un passo importante per dare maggiori servizi all’utenza, per garantire le infrastrutture spaziali necessarie per la  crescita  del settore spaziale, per renderlo  sempre più competitivo in sede internazionale”.

La cabina di regia, che  ha visto il  coinvolgimento dell’ASI, degli attori istituzionali e della Presidenza del Consiglio ha permesso risultati visibili , come il significativo incremento degli addetti dell’industria spaziale,   un ritorno industriale  del 130%  rispetto agli investimenti fatti dall’ Italia in  Commissione Europea, il successo dell’ingresso in borsa di Avio con il progetto VEGA, la sottoscrizione di programmi ESA ambiziosi come Space Rider,  il prossimo lanciatore europeo  VEGA-C il completamento della missione ExoMars 2020, le attività del programma Stazione Spaziale Internazionale ed i progetti tecnologici sviluppati in ambito ESA.

“Ci tengo particolarmente a ringraziare il Parlamento per lo sforzo compiuto e per il lavoro realizzato delle due X Commissioni di Camera e Senato coinvolte nel processo legislativo – aggiunge Battiston – Un particolare ringraziamento al Senatore Tomaselli e l’Onorevole Benamati e tutti i loro colleghi del gruppo interparlamentare spazio. L’approvazione di questa legge è stata bipartisan a testimonianza di un valore nazionale condiviso. Un grazie anche alla Presidenza del Consiglio: l’attenzione degli ultimi due governi per il settore spaziale ha reso possibile questi importanti risultati”.

Amadee 2018 parla italiano

Amadee 2018 parla italiano

Mars Planet, chapter italiano di Mars Society, partecipa alla missione Amadee 2018, condotta da Austrian Space Forum per simulare attività in situazioni e analogie operative riconducibili all’ambiente marziano, che si svolgerà nel deserto dell’Oman nel mese di febbraio 2018 e coinvolge partner di ricerca di oltre 20 Paesi. Nella missione Amadee 2018, Mars Planet collabora con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Università di Perugia in relazione a tre esperimenti basati su applicazioni di realtà virtuale e rispettivamente legati alla simulazione del funzionamento di una serra marziana, all’analisi dei dati rilevati da uno spettrometro che fornisce i valori di radianza del terreno e in più da uno scanner (impiegato dall’Università di Perugia) che fornisce una rappresentazione del sottosuolo con la finalità di mappare porzioni del campo di missione. Il set di esperimenti si inserisce nell’ambito della ricerca legata alla simulazione di attività spaziali in ambienti analoghi marziani. La partecipazione alla missione Amadee 2018 rientra nel progetto, elaborato da Mars Planet e denominato Mars City, per la realizzazione in Lombardia di un centro di ricerca e sviluppo di tecnologie multidisciplinare spaziali e industriali, propedeutiche all’esplorazione umana di Marte.

Nell’ambito della missione si condurranno 19 esperimenti proposti da istituzioni provenienti dal tutto il mondo sui temi delle geoscienze, robotica, ingegneria, con progetti su hardware, software e realtà virtuale, operazioni di superficie planetaria, fattori umani, con esperimenti su scienze sociali e umanistiche, e scienze della vita, tra cui astrobiologia. Ma anche progetti sugli aspetti più operativi della missione, gli equipaggiamenti e le tute spaziali, i sistemi robotici, nonché la pianificazione del volo e i flussi di lavoro a distanza per le missioni complesse, inclusa la comunicazione ritardata. A rappresentare l’Italia nella missione internazionale verso Marte figurano tre progetti nei settori della realtà virtuale e geoscienze a cura della stessa Agenzia Spaziale Italiana, Università di Perugia e l’organizzazione Mars Planet, e l’esperimento di biologia delle piante HortExtreme, l’orto consiste in un sistema a contenimento di 4 m2 dove vengono coltivate quattro specie di microverdure Il deserto del Dhofar – che si trova nell’omonimo governatorato, il più grande del Sultanato dell’Oman – è stato scelto come sito per la missione per alcune caratteristiche che lo rendono “somigliante” al Pianeta rosso, come ad esempio, le strutture sedimentarie risalenti al Paleocene e all’Eocene, le cupole saline del South Oman Salt Basin e le antiche aiuole fluviali, le superfici sabbiose e rocciose con grande variabilità nell’inclinazione. Il clima dell’Oman è un clima tropicale-desertico, con temperature previste a febbraio che variano tipicamente tra 16 e i 27 ° C e meno di 10 mm di precipitazioni.

“Si tratta di temi cruciali per le missioni finalizzate all’esplorazione umana e con un enorme potenziale di trasferimento a terra delle conoscenze per la risoluzione di problematiche quali la sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica”, ha sottolineato Gabriele Mascetti, responsabile dell’Unità Volo Umano e Microgravità dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). “Questo nostro impegno nel settore di ricerca sui sistemi biorigenerativi di supporto alla vita ci fornirà informazioni utili nel nostro percorso verso la realizzazione di missione di esplorazione umana sul pianeta Marte. L’accordo con l’Austrian Space Forum si è potuto avviare grazie alla collaborazione e al supporto della Italian Mars Society”, conclude Mascetti.  “L’obiettivo è quello di avvicinare sempre più le applicazioni sperimentali all’effettivo impiego in ambienti estremi e remoti, come quelli che i futuri equipaggi dovranno affrontare sulla superficie di Marte – dichiara Antonio Del Mastro, presidente di Mars Planet – Prim’ancora dello sbarco umano sul Pianeta Rosso queste stesse tecnologie, basate sulla realtà virtuale e aumentata, saranno fruibili per svariati impieghi a beneficio di attività professionali e industriali, di laboratorio e della formazione. come pure in campo medico e riabilitativo”.

Il progetto italiano HortExtreme è stato selezionato per la missione Amadee-18 in quanto in grado di sviluppare ecosistemi chiusi per la produzione in situ delle risorse necessarie alle missioni umane di esplorazione del Sistema Solare. “Il sistema di coltivazione idroponica che abbiamo messo a punto è del tipo ‘per allagamento’, in cui è presente un grande vassoio con un substrato inerte posto in modo che le piante possano ricevere luce e nutrimento a intervalli regolari modulati da sensori ad hoc che lavorano in tempo reale”, sottolinea Eugenio Benvenuto, responsabile Laboratorio Biotecnologie dell’ENEA. “Grazie all’ausilio di strumentazione all’avanguardia e di microcamere puntate sulle piante per tutto il periodo di missione, sia gli astronauti che tecnici e ricercatori dal nostro laboratorio in Casaccia, potranno monitorare quotidianamente consumi energetici e parametri di fisiologia vegetale dell’orto marziano, con l’obiettivo di dimostrare la produttività dell’ecosistema nelle condizioni estreme previste nella missione di simulazione. Un progetto che può aprire nuovi orizzonti applicativi per un’alimentazione che abbina alta qualità e alta resa”, conclude Benvenuto.

 

 

Verso la Luna con NextSTEP 2

Verso la Luna con NextSTEP 2

Thales Alenia Space ha siglato tre contratti nell’ambito delle attività NextSTEP-2 (Next Space Technologies for Exploration Partnerships) con Boeing, Lockheed Martin e Orbital–ATK, per sviluppare competenze che possano far fronte agli obiettivi di esplorazione umana dello spazio della NASA e al contempo sostenere i piani di commercializzazione industriale. Basato su un modello di partnership pubblico-privato, il prossimo passo verso il volo spaziale umano consiste nello sviluppo di competenze nell’ambito dell’ esplorazione dello spazio profondo per estendere l’utilizzo delle strutture sviluppate anche in altre missioni di lunga durata. Il banco di prova sarà intorno e oltre lo spazio cislunare, poi lo spazio profondo e, infine, Marte. NASA spera, inoltre, di includere i moduli e parti sviluppate per NextSTEP nei progetti che seguiranno come Deep Space Gateway e Deep Space Transport. Una parte importante della strategia della NASA è quella di stimolare l’industria commerciale dello spazio, incentivandone le potenzialità commerciali attraverso partnership per fornire capacità di missione. Thales Alenia Space ha collaborato in questo ambito sin dall’ inizio del Programma, al fianco delle due società statunitensi selezionate, Orbital-ATK e Lockheed Martin. Per Next STEP2, si è quindi aggiunto un terzo contratto con Boeing. Walter Cugno, Vice Presidente Esplorazione e Scienza di Thales Alenia Space, spiega che il supporto alle attività dei partner statunitensi per NextSTEP si concentra principalmente nella definizione di un elemento chiave essenziale dell’infrastruttura cislunare: il modulo habitat, ma con potenziali contributi aggiuntivi in termini di architettura di un gateway generale dello spazio profondo e altri elementi, come ad esempio la camera di compensazione. Questo tipo di supporto permetterà a Thales Alenai Space di capitalizzare l’esperienza e le conoscenze conseguite nel tempo sia nel settore dei trasporti che dell’esplorazione dello spazio.

Grazie ad un know-how consolidato e alle competenze acquisite attraverso il grande contributo nella realizzazione dei moduli pressurizzati della Stazione Spaziale Internazionale (sia in orbita operativa permanente come i Nodi, o impiegati come supporto alla logistica di rifornimento cargo della ISS come Cygnus), Thales Alenia Space fornirà valore aggiunto ai partner statunitensi proponendo soluzioni progettuali solide e valide per la nuova generazione di moduli per l’esplorazione, nei quali potranno anche essere utilizzati elementi innovativi  e di recente tecnologia. In particolare, questo tipo di supporto spazierà dalla configurazione complessiva del modulo, alle strutture, alla protezione dalle radiazioni e dai micro meteoriti, al controllo termico fino ai più generali aspetti dei sistemi (comprese capacità di integrazione e produzione) essenziali per la definizione tecnica di tali moduli e per l’impostazione di un approccio di sviluppo e di pianificazione in grado di soddisfare la tabella di marcia rigorosa del programma.

 

 

Trump sulla Luna

Trump sulla Luna

Il presidente americano Donald Trump ha firmato il documento “Space Policy Directive1” che sancisce la volontà da parte degli Stati Uniti di fare ritorno sulla Luna prima di intraprendere il viaggio del primo equipaggio alla conquista di Marte. L’annuncio del nuovo programma, riassunto nella direttiva, cade a 45 anni esatti dall’ultima missione umana sulla Luna, portata a termine da Apollo 17. Nella Roosevelt Room della Casa Bianca, accanto a Donald Trump, per sancire il nuovo corso delle attività spaziali americane, ovvero quella che è stata definita la nuova corsa alla Luna, il vice presidente Mike Pence, il ministro dei Trasporti Elaine Chao, quello del Commercio Wilbur Ross, gli astronauti americani Peggy Whitson e Christina Koch, il secondo uomo sulla Luna Buzz Aldrin e Harrison Schmitt, astronauta dell’Apollo 17 e primo scienziato impiegato in una missione spaziale, il nuovo ministro per la Sicurezza Nazionale Kirstjen Nielsen, il consigliere per la Sicurezza Nazionale H.R. McMaster, il direttore della National Intelligence, Dan Coats e il direttore ad interim della Nasa, Robert Lightfoot. “Gli Stati Uniti sono leader e resteranno leader: questo è un passo gigantesco verso il futuro” – ha dichiarato Trump, aggiungendo che l’obiettivo “è riportare gli astronauti americani sulla Luna per la prima volta dal 1972…e questa volta non ci limiteremo a piantare la nostra bandiera ma lasceremo la nostra impronta per un eventuale viaggio verso Marte e forse, un giorno, oltre, su altri mondi. Ciò assicurerà che il programma spaziale dell’America torni ad ispirare e a guidare l’umanità”.

La «Space policy directive 1», sviluppata sulla base delle raccomandazioni del National space council, è una spinta alla conoscenza, ma soprattutto all’industria spaziale e alle tecnologie che essa può generare con ricadute significative sul sistema economico e finanziario degli USA. Questo, almeno, il proposito, che negli anni 70 e 80 ha fruttato una messe di brevetti che hanno rivoluzionato la società, fatto nascere nuove imprese e crescere quelle che hanno investito nello Spazio. Trump ha duettato con l’ex astronauta dell’Apollo, Schmitt, ottenendo assenso quando gli ha chiesto se la direttiva riporterà il focus dell’America sul programma umano di esplorazione spaziale. Di fatto, come ha spiegato Hogan Gidley, portavoce della Casa Bianca, la Nasa viene chiamata a condurre un innovativo programma di esplorazione spaziale per rispedire gli astronauti americani sulla Luna e poi su Marte. Nessun accenno alla collaborazione con Russia ed Europa, in atto sulla stazione spaziale internazionale, né tantomeno con la Cina. Lo scenario prospettato dalla Casa Bianca fa intendere che lo spazio torna a essere una sfida politica, senza escludere tuttavia programmi comuni che, nelle intenzioni di Trump, dovrebbero porre gli USA in una posizione avanzata. Lapidario, a sua volta, il vice presidente Usa Mike Pence: «gli astronauti americani non torneranno sulla Luna per lasciare orme e bandiere, ma per costruire le basi da cui partire verso Marte e oltre».

I 10 anni di COSMO-Skymed

I 10 anni di COSMO-Skymed

Le attività spaziali hanno l’ambizione di essere utili al pianeta e in generale alla società civile e industriale. L’osservazione della Terra è un segmento strategico per tenerne sotto controllo lo stato di salute, supportare la gestione delle risorse, analizzare gli effetti dei cambiamenti climatici. Il programma COSMO-Skymed, fiore all’occhiello dell’Agenzia Spaziale Italiana che lo ha sviluppato con Leonardo e Thales Alenia Space e lo gestisce attraverso il centro spaziale del Fucino di Telespazio, ha celebrato il decennale con un evento svoltosi al museo MAXXI di Roma. Il primo satellite della costellazione COSMO-Skymed entrò in orbita il 7 giugno 2007 e verso la fine di quello stesso anno divenne operativo. Quelli attivi sono diventati quattro, che hanno prodotto oltre un milione di immagini radar, mentre già di appresta a entrare in gioco la seconda generazione. COSMO-Skymed è un programma duale, che serve per l’80% a scopi civile e per il 20% a supporto della Difesa. Un sistema di osservazione radar che ha dato all’Italia il primato in questo segmento spaziale sempre più strategico. Basti pensare al contributo che i satelliti COSMO-Skymed forniscono su scala planetaria alla macchina dei soccorsi in occasione di gravità calamità, come terremoti e uragani, o disastri provocati da incidenti, ma anche e soprattutto per analizzare lo stato dei ghiacci e i patrimoni Unesco sparsi ovunque.

Il sistema satellitare COSMO-SkyMed ha cambiato il modo di osservare la Terra, assicurando informazioni fondamentali per la nostra sicurezza e per comprendere i fenomeni che interessano il nostro Pianeta. Di questo hanno discusso al MAXXI di Roma la Ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca, Valeria Fedeli, il Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti, Gen. S.A. Carlo Magrassi, il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, e l’Amministratore Delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, durante l’evento “Happy Birthday COSMO-SkyMed #10”.L’incontro ha celebrato i successi della più impegnativa impresa realizzata dall’Italia nel campo dell’Osservazione della Terra ed è stato l’occasione per porre l’accento sulle capacità del sistema Paese, che, grazie alla collaborazione tra enti, istituzioni, ricerca, università e industria, ha saputo costruire un insieme di satelliti senza uguali e assicurarsi una posizione preminente nel settore a livello mondiale. L’evento non è stato solamente il momento di ricordare i risultati conseguiti ma è stato soprattutto l’occasione per guardare all’imminente futuro, quando verrà lanciata COSMO-SkyMed Second Generation (CSG), la nuova costellazione che sarà sempre più al passo con le esigenze di sicurezza e di controllo dello stato di salute del nostro Pianeta.

COSMO-SkyMed è l’unica costellazione di osservazione della Terra a uso duale oggi esistente a livello globale. Nei primi dieci anni di attività ha catturato oltre 1 milione di scene radar in tutto il mondo, vigilando sulla Terra 24 ore su 24 in ogni condizione meteorologica e di visibilità: dal contributo alla sicurezza nazionale al supporto alle popolazioni colpite da disastri naturali come i terremoti dell’Aquila nel 2009 e di Amatrice del 2016, il ciclone Nargis in Birmania nel 2008 o l’uragano Harvey quest’anno, dal monitoraggio della deforestazione in Amazzonia alla fornitura di dati e strumenti per un’agricoltura sostenibile, dal controllo dei siti UNESCO al monitoraggio del recedere dei ghiacci nelle regioni polari, fino al controllo degli sversamenti di petrolio nel Golfo del Messico in seguito all’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon nel 2010.

A partire dal 2018, la seconda generazione del sistema, anch’essa sviluppata da Leonardo e dalle sue joint venture, prenderà progressivamente il posto di quella attualmente in funzione, migliorando efficienza e capacità in settori fondamentali per la sicurezza e la protezione del nostro Pianeta quali il monitoraggio del territorio e la gestione sostenibile delle sue risorse, la sicurezza e la gestione di eventi naturali ed emergenze, la lotta agli effetti del cambiamento climatico.

Il Presidente dell’ASI, Roberto Battiston, ha sottolineato che COSMO-SkyMed “è un asset fondamentale non solo del sistema spaziale italiano ma del nostro Paese sotto diversi aspetti: è infatti un programma che mantiene l’Italia sulla frontiera tecnologica e ci consente di giocare un ruolo di primaria importanza a livello internazionale sui temi della sicurezza e della gestione delle emergenze. Da anni – ha aggiunto – la costellazione viene utilizzata massivamente per un’analisi approfondita dei “climatizzatori” più importanti della Terra, come le regioni polari, aree che hanno un impatto estremamente importante sul clima, il meteo, e sul funzionamento dell’intero ecosistema terrestre. Per questo da oggi COSMO-SkyMed inizierà a twittare su temi dell’ambiente e del climate change e a dare al pubblico un aggiornamento costante su temi così importanti”, ha concluso Battiston.

“COSMO-SkyMed è un fiore all’occhiello della tecnologia spaziale italiana nel mondo e una componente essenziale per il suo sviluppo. Le informazioni provenienti da questo sistema, unico nel suo genere, si dimostrano ogni giorno importantissime per osservare e comprendere il Pianeta e per garantire la nostra sicurezza. COSMO-SkyMed ha inoltre consentito all’industria del nostro Paese di acquisire competenze leader tanto nella tecnologia radar di osservazione della Terra quanto nei servizi e nelle applicazioni di geo-informazione: negli anni, abbiamo stretto accordi per l’utilizzo dei dati della costellazione in Europa, Asia, Sudamerica, USA e Canada, conquistando un ruolo da protagonista globale in questo mercato” – ha affermato Alessandro Profumo, Amministratore Delegato di Leonardo. “A 10 anni dal lancio del primo satellite, COSMO-SkyMed rappresenta un’infrastruttura strategica per l’Italia; mantenerla all’avanguardia con il lancio di satelliti di seconda generazione che permettano un completo rinnovo della costellazione e sviluppare ulteriori generazioni del sistema è fondamentale per preservare il primato del nostro Paese in un mercato in continua evoluzione”.

ESA vara lo Space Rider

ESA vara lo Space Rider

L’Agenzia Spaziale Europea ha affidato a Thales Alenia Space, insieme ad ELV (partecipata al 70% da Avio e per il 30% dall’Agenzia Spaziale Italiana) il contratto per la progettazione e lo sviluppo preliminare del sistema di trasporto automatizzato e riutilizzabile Space Rider, sviluppato per essere dispiegato a bassa orbita terrestre (LEO) dal nuovo lanciatore leggero Vega C. L’obiettivo di Space Rider, erede del dimostratore di rientro IXV, è quello di fornire un sistema di trasporto spaziale integrato a costi contenuti, indipendente, riutilizzabile, end-to-end per missioni senza equipaggio e per un accesso e ritorno di routine dall’orbita terrestre bassa. Verrà impiegato per trasportare una varietà di payload a diverse altezze e inclinazioni a bassa orbita terrestre. Con una configurazione a unità di spinta, Space Rider è progettato come piattaforma orbitale a volo libero, in grado di rimanere in orbita per due mesi, per poi rientrare in modo sicuro nell’atmosfera e atterrare. Può essere recuperato unitamente al suo payload, rinnovato e riutilizzato fino a sei missioni. Unisce le caratteristiche di un sistema spaziale progettato per esperimenti scientifici a bassa orbita terrestre con quelle necessarie per la guida al di fuori dell’atmosfera e con atterraggio automatizzato, che includono esperimenti in microgravità, validazioni in orbita, test di tecnologia scientifica e di esplorazione, ecc., oltre a recupero di payload a terra per esami e ulteriori prove. Space Rider segue l’Intermediate eXperimental Vehicle (IXV) di ESA che l’11 febbraio 2015 ha effettuato un volo suborbitale impeccabile con rientro in atmosfera e ammaraggio.

Thales Alenia Space, alla guida di un consorzio di imprese, università e centri di ricerca europei, è responsabile per lo sviluppo del modulo di rientro (RM), derivato da IXV. ELV è responsabile per lo sviluppo del modulo di servizio, derivante dal modulo superiore di Vega C, AVUM (Attitude and Vernier Upper Module). In questo nuovo programma, i partner stanno capitalizzando l’esperienza proveniente da IXV, fortemente sostenuto dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Space Rider imbarcherà, inoltre, equipaggiamenti realizzati da Leonardo provenienti dall’esperienza di IXV. “Space Rider rappresenta per l’Europa un passo avanti considerevole nell’ambito dei veicoli di rientro,” – ha dichiarato Donato Amoroso, CEO di Thales Alenia Space Italia – Sarà riutilizzabile, e spianerà la strada ad applicazioni ancora più sfidanti, che includono stadi riutilizzabili, voli “point-to-point”, aerei spaziali e anche turismo spaziale. Il contratto siglato quest’oggi conferma il ruolo guida di Thales Alenia Space nell’ambito del rientro atmosferico, unendo le capacità di piattaforme satellitari orbitali alle possibilità del riutilizzo”.

“Lo sviluppo di Space Rider rappresenta una grande opportunità per l’ESA e per Strategia Europea Spaziale – – sottolinea il presidente dell’ASI, Roberto Battiston – Space Rider deriva da due grandi successi dell’ESA basati sul contributo determinante dell’industria italiana, il lanciatore Vega con il motore Avum e la navetta IXV che ha compiuto con successo nel 2015 il primo lancio orbitale con reingresso atmosferico e ammaraggio. Space Rider potrà operare nello spazio per vari mesi, realizzando esperimenti con strumentazione che potrà poi tornare a terra, aprendo anche la strada alla costruzione di materiali in condizioni di microgravità, l’inizio dell’industria 5.0 europea   nello spazio, con potenziali importanti ritorni economici. Contemporaneamente è stato firmato  – prosegue Battiston –  ha l’importantissimo contratto su Vega-E, dove E sta per Evolution, che riguarda lo  sviluppo evolutivo  del lanciatore Vega C, basato sullo sviluppo di un nuovo motore a ossigeno-metano liquido  per lo stadio superiore del Vega, che sarà disponibile  nella prima  metà degli anni venti aumentando sostanzialmente la flessibilità del Vega C rendendolo idealmente adatto alla messa in orbita contemporanea di diversi satelliti di taglia diversa su varie orbite.  Sono particolarmente contento della firma di questo contratto che vede impegnata gran parte della straordinaria filiera industriale italiana e rappresenta il punto di arrivo di una strategia messa in campo nel corso dei Consigli Ministeriali ESA del 2014 e del 2016”.