da Sorrentino | Mag 15, 2016 | Missioni, Primo Piano, Programmi, Stazione Spaziale
L’Agenzia Spaziale Italiana ha presentato il progetto NANOROS, basato sulla ricerca nel campo delle nanotecnologie, che porterà per la prima volta nello spazio la NANOCERIA in occasione della missione che vedrà protagonista l’astronauta italiano dell’Agenzia Spaziale Europea, Paolo Nespoli. In veste di principal investigator due ricercatori del Centro di Micro-BioRobotica di Pontedera, che fa parte della rete dell’Istituto Italiano di Tecnologia: il neurobiologo Attilio Marino e la biotecnologa Giada Bianchi. Il progetto NANOROS permetterà di studiare gli effetti della NANOCERIA, nanoparticelle di ossido di cerio, materiale intelligente in grado di lavorare come antiossidante molto potente e autorigenerante, ampiamente studiato nella ricerca biomedica per contrastare tutte quelle malattie la cui insorgenza è legata ad un aumento dei radicali liberi. La NANOCERIA sarà testata su sistemi biologici modello in condizioni estreme, in presenza di forti radiazioni cosmiche e in assenza di gravità prolungate, ovvero nelle condizioni che vivono gli astronauti e che ne limitano la permanenza nello spazio oltre certi limiti. La NANOCERIA ha dato promettenti risultati relativi al trattamento del morbo di Parkinson e dell’obesità; con il progetto NANOROS, l’obiettivo sarà creare le basi per fermare la degenerazione muscolare cui sono sottoposti gli astronauti durante la loro permanenza nello spazio, con la prospettiva di ottenere importanti ricadute anche per le malattie muscolo-degenerative sulla Terra. L’esperimento NANOROS, finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana, sarà condotto sulla Stazione Spaziale Internazionale dall’astronauta Paolo Nespoli e si avvarrà di dispositivi di ricerca avanzati sviluppati dalla Kayser Italia di Livorno, azienda leader per il supporto delle attività nello spazio. Coordinatore del progetto NANOROS è Gianni Ciofani, Professore Associato del Politecnico di Torino e Ricercatore presso il Centro di Micro-BioRobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia a Pontedera.
da Sorrentino | Mag 10, 2016 | Astronomia, Missioni, Primo Piano, Programmi
La NASA ha scelto un giorno particolare, con gli occhi di astronomi e astrofili concentrati sulla piccola ombra proiettata da Mercurio nel suo transito davanti al disco solare. Kepler, cacciatore di esopianeti, ha svolto il suo prezioso lavoro individuandone 1.284 nuovi, il 43 per cento dei quali sarebbero simili alla Terra. Quelli su cui potrebbero essersi sviluppate le condizioni di vita, con presenza di acqua allo stato liquido sono a tutt’oggi 21 sul totale di quelli rilevati intorno a 150mila stelle. Il gioco del raddoppio è stato possibile ricorrendo a un metodo statistico, che ha permesso agli studiosi di procedere rapidamente, analizzando nello stesso tempo le caratteristiche dei vari aspiranti pianeti sul ‘catalogo’ realizzato dal telescopio nel luglio 2015. Sono le differenze nella luminosità stellare la chiave di volta del metodo investigativo di Kepler, che capta la diminuzione di lucentezza quando un pianeta transita davanti alla sua stella di riferimento.
da Sorrentino | Mag 2, 2016 | Industria, Politica Spaziale, Primo Piano, Programmi
Il lancio della seconda missione di ExoMars, inizialmente previsto per il 2018, è stato rimandato alla finestra di lancio immediatamente successiva, che cade a luglio 2020. La decisione è stata comunicata ufficialmente nella mattinata di lunedì 2 maggio, dopo il vertice dello ExoMars Joint Steering Board tenutosi a Mosca, e condivisa dal direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea, Johann-Dietrich Woerner, da quello della Roscosmos Igor Komarov, che si sono consultati con il gruppo di esperti membri del cosiddetto Tiger Team. I motivi sono da ricercare nei ritardi relativi alle attività industriali e ai tempi di consegna del payload scientifico. Dunque, l’obiettivo di portare un rover europeo sulla superficie del Pianeta Rosso slitta di due anni, mentre prosegue regolarmente la missione iniziata il 14 marzo scorso dallo spazioporto di Baikonur in Kazakhistan, destinata a culminare il 16 ottobre 2016 nella separazione del lander Schiaparelli dalla sonda Exomars e nella discesa che servirà a testare il nuovo sistema di “ammartaggio”. Oltre ad avere la leadership principale di entrambe le missioni, l’Italia ha la responsabilità complessiva di sistema e quella diretta dello sviluppo di Schiaparelli, del trapano che preleverà campioni di terreno marziano spingendosi fino a due metri di profondità durante la missione slitatta al 2020 e del centro di controllo da cui il robot verrà operato Rover Operation Control Center (ROCC), di ALTEC a Torino. A ciò si aggiunge il contributo scientifico rappresentato da quattro gli strumenti selezionati da ESA con guida italiana i cui compiti spaziano dall’analisi dell’atmosfera a quella dell’evoluzione geologica del Pianeta Rosso. La nuova finestra di lancio individuata per la seconda missione Exomars è apparsa la più adatta a garantirne il successo, tenuto conto che saranno inoltre adottate ulteriori misure per mantenere uno stretto controllo sulle attività fino al momento del lancio. Il cambiamento di data e stagionale comporterà una variazione dei possibili siti dove fare scendere il rover, ma le soluzioni saranno studiate in modo da conservare l’interesse scientifico ed evitando di cadere in condizioni ambientali avverse. Resta da augurarsi che il lander Schiaparelli svolga nel migliore dei modi il suo compito “da fermo” per tutto il periodo in cui sarà attivo sulla superficie marziana. Ma resta pure il rammarico per un ritardo certamente evitabile, che la comunità scientifica ha dovuto accettare ma certamente non accolto con favore.
da Sorrentino | Apr 29, 2016 | Primo Piano, Programmi
La società spaziale californiana SpaceX ha confermato la propria intenzione di voler lanciare una capsula Dragon verso Marte nel 2018. Si tratterebbe di una versione modificata e adattata del cargo utilizzato per il rifornimento della stazione spaziale internazionale in orbita terrestre. La missione, che dovrebbe essere resa possibile dall’impiego del nuovo e potente razzo Falcon Heavy destinato a esordire entro fine 2016, riceverebbe il supporto tecnico della NASA, interessata ad arricchire il bagaglio di informazioni tecniche e scientifiche in vista delle future tappe di esplorazione del Pianeta Rosso. La navicella, ribattezzata Red Dragon nella versione evoluta per il viaggio verso Marte, userà i suoi propulsori SuperDraco, che hanno da poco superato le verifiche, per fare un atterraggio morbido sulla superficie marziana. La stessa tecnologia propulsiva può essere utile per arrivare sulla Luna o Europa, uno dei quattro satelliti medicei di Giove scoperti da Galileo.
Elon Musk, patron di SpaceX, ha scelto i social network, facebook e twitter, per annunciare il suo ambizioso progetto e invita a stare allerta in vista delle ulteriori informazioni attese per l’estate 2016. In realtà il momento culminante dovrebbe essere il 67° Congresso Astronautico Internazionale, in programma a settembre in Messico, occasione in cui Elon Musk potrebbe spingersi a ipotizzare le tappe di avvicinamento al momento in cui progetta di inviare i primi astronauti su Marte. E’ certo, comunque, che la missione senza equipaggio annunciata per il 2018 servirà a testare la tecnica di ammartaggio con i potenti retrorazzi. La navicella, di per sé, ha un volume equivalente a quello di un Suv e dunque inadatta a ospitare un equipaggio per un periodo di almeno sei mesi. E’ pensabile, invece, che possa rappresentare il modulo di discesa, da sganciare una volta in orbita marziana da un modulo abitativo più grande che potrebbe essere usato per rientrare sulla Terra.
da Sorrentino | Apr 28, 2016 | Attualità, Politica Spaziale, Primo Piano, Programmi
Giovedì 28 aprile 2016 è un’altra data storica per il programma spaziale russo, legata all’inaugurazione del nuovo cosmodromo realizzato a Vostochny, all’estremità orientale sulla costa pacifica, situato nell’Oblast dell’Amur, in uno dei punti più meridionali del territorio russo e a poca distanza del territorio cinese, frutto della riconversione della base che nel periodo della guerra fredda aveva ospitato missili balistici intercontinentali. Dopo un rinvio di 24 ore, dovuto a motivi tecnici (conto alla rovescia sospeso a 90 secondi dal “через”), alle 4:01 ora italiana, alla presenza del presidente russo Vladimir Putin, il razzo vettore Soyuz 2.1a si è sollevato dalla rampa di lancio per portare in orbita tre satelliti. Il vero obiettivo era riuscire a inaugurare il nuovo cosmodromo il 12 aprile, data del primo volo umano nello spazio con Yuri Gagarin, ma è stato fallito.
La nuova base spaziale è stata voluta proprio da Putin per rafforzare la capacità di lancio e iniziare a smontare la dipendenza dal cosmodromo di Bajkonur in Kazakhstan, storico caposaldo delle operazioni spaziali sovietiche e oggi , per così dire, gestito in affitto, con un canone annuo di 115 milioni di dolalri. Il cosmodromo di Vostochny, che si estende una superficie di 700 chilometri quadrati e costerà una volta ultimato circa 3 miliardi di dollari, è destinato a diventare qualcosa più di una semplice base di lancio, ovvero un complesso dotato di infrastrutture di servizio e abitative e collegato da reti stradali e ferroviarie. Per la Russia spaziale sarà la nuova Città delle Stelle, da dove, a partire dal 2023, sono previsti anche i lanci di navicelle con equipaggio. Con la disponibilità della base di Plesetsk, dove si stanno testando i nuovi razzi Angara per l’immissione di carichi utili e satelliti in orbita bassa, il Paese che ha avviato l’era astronautica si smarcherebbe almeno parzialmente dal cosmodromo di Bajkonur per quanto riguarda i voli umani. L’agenzia spaziale russa Roscosmos prevede di spostare entro prossimo decennio il 45% dei lanci su Vostochny, portando la quota di Baikonur dal 65 all’11%. Da Plesetsk, da cui possono essere raggiunte orbite altamente inclinate e geostazionarie, gestirebbe il 44 per cento dei lanci. Intanto, dopo il volo inaugurale, da Vostochny non ci saranno ulteriori lanci almeno fino al 2017.
da Sorrentino | Apr 26, 2016 | Industria, Lanci, Primo Piano, Programmi, Servizi Satellitari
Dopo tre rinvii, il satellite Sentinel-1B dell’Agenzia Spaziale Europea, è stato lanciato con successo alle 23:02 (ora italiana) di lunedì 25 aprile dalla base spaziale di Kourou, in Guyana francese, a bordo di un lanciatore SOYUZ-Fregat A gestito dal consorzio Arianespace.
Basato sulla piattaforma PRIMA, sviluppata da Thales Alenia Space per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana, Sentinel-1B osserverà il nostro pianeta da un’ altezza di circa 700 Km con una risoluzione tra i 5 e i 25 metri, a seconda della modalità operativa selezionata, e fornirà agli utenti immagini continue, giorno e notte, in tutte le condizioni meteorologiche. I dati di Sentinel-1B saranno raccolti da vari centri europei e per l’Italia dalla stazione installata presso il Centro spaziale di Matera gestito da e-GEOS, società costituita da Telespazio e Agenzia Spaziale Italiana.
Con Sentinel-1 viene garantita una continuità nelle misurazioni della deformazione del terreno iniziate con le missioni ERS ed Envisat, ma con una qualità migliore in termini di accuratezza e risoluzione. Rispetto al Sentinel-1A, che sta operando con successo da quasi due anni ed ha già trasmesso una notevolissima quantità di dati, Sentinel 1B migliorerà il tempo di rivisita riducendolo da 12 a 6 giorni e permettendo di localizzare più rapidamente le variazioni geo-climatiche delle aree osservate.
Sentinel-1B è stato progettato ed integrato da Thales Alenia Space che, in qualità di primo contraente, è responsabile della progettazione, sviluppo, integrazione e collaudo della costellazione per la Missione Sentinel-1. Per conto di questo programma, Finmeccanica contribuirà anche allo sviluppo di Sentinel 1C e 1D con i sensori d’assetto Autonomous Star Tracker e le unità di potenza, indispensabili per il controllo di assetto del satellite e per assicurare la disponibilità continua di immagini radar. I dati di Sentinel-1B una volta in orbita saranno raccolti da vari centri europei e per l’Italia dalla stazione installata presso il Centro spaziale di Matera gestito da e-GEOS, un società costituita da Telespazio e Agenzia Spaziale Italiana.
Il satellite Sentinel-1B, gemello del satellite Sentinel-1A, lanciato nel 2014 e operativo in orbita, è stato realizzato ed integrato presso lo stabilimento Thales Alenia Space di Roma, mentre le tecnologie fondamentali, come i moduli T/R e gli Electronic Front Ends per l’antenna del radar ad apertura sintetica in banda C, oltre ai sottosistemi avanzati di gestione e trasmissione dati e il computer di bordo, sono stati realizzati nei siti italiani di L’Aquila e Milano. I moduli T/R e gli Electronic Front Ends sono il “cuore” dell’antenna radar ad apertura sintetica in banda C sviluppata da AIRBUS Space & Defence su specifiche Thales Alenia Space Italia. Il satellite ha inoltre effettuato e superato i test di verifica nelle camere pulite Thales Alenia Space a Cannes.
Nell’ambito del programma Copernicus, che ha l’obiettivo di garantire all’Europa una sostanziale indipendenza nel rilevamento e nella gestione dei dati sullo stato di salute del pianeta, supportando così le necessità delle politiche ambientali pubbliche europee, Thales Alenia Space ha recentemente siglato contratto con l’ESA per la realizzazione dei satelliti Sentinel 1C e 1D e un ulteriore contratto per la realizzazione dei satelliti Sentinel 3C e D dedicati al monitoraggio ambientale e oceanografico.
“Il successo di questo lancio – ha affermato Donato Amoroso Amministratore Delegato di Thales Alenia Space Italia e Deputy CEO di Thales Alenia Space – è particolarmente significativo per la nostra azienda, soprattutto alla luce dei recenti contratti siglati con l’Agenzia Spaziale Europea per la realizzazione di altre Sentinelle per garantire la continuazione delle missioni Sentinel – 1 e Sentinel – 3”.