da Sorrentino | Mar 7, 2016 | Politica Spaziale, Primo Piano, Programmi
Il 3 marzo 2016 lo Scirocco Plasma Wind Tunnel, uno degli impianti simbolo del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, è stato rimesso in funzione dopo un lungo periodo di manutenzione straordinaria ai fini dell’adeguamento tecnologico di uno dei suoi principali sottosistemi: l’arco elettrico. Si tratta della parte dell’impianto in cui, utilizzando la potenza equivalente a quella necessaria ad illuminare una città di 80.000 abitanti (70 MW), si genera un fulmine della durata di diversi minuti che permette di riscaldare l’aria fino a 10.000 gradi centigradi, riproducendo così le critiche condizioni cui sono sottoposti i materiali di protezione termica dei veicoli spaziali durante il rientro nell’atmosfera terrestre.
Il team del PWT ha eseguito con successo la fase di accensione dell’arco elettrico, che avviene utilizzando gas argon a bassissima pressione (inferiore a 2 mbar). Si tratta del primo dei test di accettazione previsto dal programma di aggiornamento del sottosistema, in particolare del suo sistema di controllo, resosi necessario per mantenersi al passo con la rapida evoluzione delle tecnologie informatico-elettroniche. La riuscita di questa prima prova ha naturalmente richiesto l’attivazione di tutti i sottosistemi della galleria tra cui il Sistema di Vuoto, quello di Iniezione e Regolazione Gas di Processo, di Circolazione Acque di Raffreddamento, dando così il chiaro segnale che l’intero impianto Scirocco è ora pronto a riprendere le normali attività.
L’intensa attività di risistemazione dell’impianto è stata avviata nel 2015 e l’individuazione e progettazione di alcuni interventi di adeguamento tecnologico sono tuttora in corso. L’obiettivo è di avere un impianto sempre moderno ed efficiente, in grado di far fronte alle numerose richieste di utilizzo da parte delle agenzie aerospaziali di tutto il mondo a supporto di programmi di sviluppo di veicoli spaziali. Già a partire dai prossimi mesi la galleria Scirocco sarà, infatti, impegnata in un intenso programma di lavoro volto, in parte, a recuperare alcuni ritardi su impegni già presi, in parte, a rispondere attivamente alle nuove richieste che stanno arrivando. Si comincerà con lo svolgimento di test su materiali di protezione termica oggetto dell’accordo con la NASA, per proseguire con le campagne di prova commissionate dall’Agenzia Spaziale Cinese (CAAA), dall’Università del Queensland e dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
L’impianto Scirocco sarà, a breve, in grado di rispondere con la massima efficienza anche a richieste di simulazione dei carichi termici e di pressione propri del rientro interplanetario. In questo caso i flussi termici che investono i sistemi di protezione dei veicoli sono elevatissimi e la galleria ipersonica del CIRA è l’unica in grado di riprodurli per testare campioni sufficientemente grandi dei materiali che consentiranno il rientro da Marte di veicoli spaziali.
“SCIROCCO, la “galleria al vento al plasma” del CIRA è il più grande e performante impianto al mondo per i test sugli scudi termici delle navicelle spaziali. L’unica di queste dimensioni che riesce a creare un flusso d’aria intorno allo scudo termico alle stesse velocità che s’incontrano nel rientro in atmosfera, 14 volte la velocità del suono, e temperature di molte migliaia di gradi centigradi.
Il riavvio dell’arco elettrico, il cuore di SCIROCCO, è stato una grande emozione per tutti noi e dimostra le grandi capacità tecniche e scientifiche delle persone del CIRA. La mia gratitudine va proprio a questi eccezionali colleghi che con passione e dedizione hanno consentito il raggiungimento di un grande traguardo.”– ha commentato il Presidente del CIRA, Luigi Carrino, al termine della prova di accensione, aggiungendo poi – “Da poco più di un anno, in stretto coordinamento strategico con il MIUR e con l’Agenzia Spaziale Italiana e con l’appoggio dei Soci è iniziata al CIRA una sistematica azione di riordino che sta dando i suoi effetti. In particolare, gli impianti che versavano in cattive condizioni per l’insufficiente manutenzione sono stati riportati alla frontiera dell’innovazione e oggi possono operare con elevatissimi livelli di affidabilità. Le loro capacità operative, uniche a livello internazionale, richiamano costantemente l’attenzione di Paesi e imprese di tutto il mondo come ha dimostrato anche la missione di ben 24 delegazioni di Paesi di ogni continente svoltasi al CIRA lo scorso giovedì.”
“La riaccensione della galleria al plasma è un altro segnale che il CIRA è tornato ad essere il punto di riferimento per la ricerca aerospaziale, non a caso, a Capua, industrie e agenzie di tutto il mondo svolgono test cruciali per la definizione degli standard e delle certificazioni a livello internazionale. Un fatto importante per l’industria nazionale che deve misurarsi in un mercato globale e competitivo” – ha dichiarato il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston.
da Sorrentino | Mar 5, 2016 | Eventi, Eventi Scientifici e Culturali, Missioni, Primo Piano, Programmi
Roma si tinge di rosso, ovvero dei colori di Marte per celebrare il lancio della missione ExoMars. In piazza del Popolo, per un mese a partire dal 10 marzo, allestita una installazione dedicata alla missione dell’Agenzia Spaziale Europea realizzata con la guida e il contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con Thales Alenia Space Italia, Finmeccanica e Telespazio. L’installazione, dal titolo emblematico “L’Italia su Marte” è stata dotata di un monitor dal quale poter assistere alla diretta del lancio, il giorno 14 marzo, con i commenti da Altec a Torino – Centro di Controllo della Missione e sede dell’evento nazionale – in collegamento con la base spaziale di Baikonur in Kazakistan. Per un mese in programma filmati e interviste per informare il pubblico sulla missione e suoi significati scientifici, tecnologici e industriali con particolare riferimento al prevalente ruolo italiano. Con ExoMars l’Europa è pronta a scrivere il primo dei due capitoli dello sbarco sul Pianeta Rosso. A bordo del vettore russo che dovrà portare in orbita il veicolo spaziale sono ospitati due gioielli di altissima tecnologia spaziale. La sonda Trace Gas Orbiter, in sigla TGO che orbiterà attorno a Marte per indagare la presenza di metano e altri gas presenti nell’atmosfera dotata di una fotocamera made in italy. E poi un dimostratore tecnologico di entrata, discesa e atterraggio, il lander EDM denominato Schiaparelli, in onore dell’astronomo italiano autore delle prime osservazioni dei cosiddetti canale di Marte. Schiaparelli avrà il compito di verificare la capacità europea di effettuare lo sbarco sulla superficie marziana, testando alcune tecnologie di atterraggio in vista delle prossime missioni di esplorazione planetaria.
A bordo del lander una serie di strumenti scientifici: il microriflettore laser INRRI, una stazione metereologica di nome DREAMS e AMELIA per l’analisi dei dati raccolti, tutti realizzati in italia. Il viaggio verso Marte durerà circa sette mesi. Le loro strade di separeranno il 16 ottobre quando TGO rilascerà Schiaparelli e si inserirà nell’orbita del pianeta rosso. Il lander punterà invece verso la superficie di marte che raggiungerà 3 giorni dopo, il 19 ottobre. Durante il viaggio Schiaparelli rimarrà in ibernazione: sarà attivato solo poche ore prima di penetrare l’atmosfera marziana quando si troverà a 122 km e mezzo di altitudine viaggiando a una velocità di circa 21.000 k/h L’Italia che attraverso l’ASI è il primo finanziatore del programma, avrà un ruolo determinate anche in ExoMars 2018: sarà infatti made in Italy la trivella ipertecnologica che per la prima volta penetrerà fino a 2 metri di profondita il suolo del pianeta rosso in cerca di tracce di vita marziana passata o presente. E Il rover che l’avrà in dotazione sarà guidato e controllato dalla sede Altec di Torino.
da Sorrentino | Mar 5, 2016 | Eventi, Missioni, Primo Piano, Programmi
Mentre l’attenzione è concentrata sulla missione Exomars, il primo viaggio di una sonda europea dotata di un veicolo di atterraggio diretta sul Pianeta Rosso, il mondo astronautico celebra il 50ennale della prima esplorazione ravvicinata del pianeta Venere. Il primo marzo 1966 la sonda Venera 3, lanciata tre mesi prima dall’Unione Sovietica, toccò il suolo venusiano schiantandovisi, Non si poté parlare allora di successo, se non per aver centrato l’obiettivo quantunque in modo distruttivo. Gli effetti della corrosiva atmosfera del pianeta e l’alta temperatura accelerarono il processo di disfacimento della sonda e dei suoi strumenti. La missione Venera 3, lanciata dopo una dozzina di tentativi falliti di raggiungere Venere, è stata seguita da molte altre. Dopo Venera 4, la prima a trasmettere con successo informazioni dal terreno del pianeta, si è arrivati fino al Venera 16 del 1983. Da parte americana, grazie al programma Mariner, è stato eseguita una serie di flyby per l’osservazione dell’atmosfera di Venere. La missione NASA che ha consentito di raccogliere maggiori e più accurate informazioni è stata Magellan, lanciata nel 1989, che fornì le prime osservazioni radar ad alta frequenza di Venere, usando la tecnologia radar, che è in grado di attraversare le fitte nubi venusiane e ottenendo la prima mappa dettagliata del terreno del pianeta. Fondamentale il contributo dell’Agenzia Spaziale Europea con Venus Express, lanciata nel 2005 e rimasta in orbita fino al 2014, che ha eseguito uno studio a lungo termine dell’atmosfera e una mappatura delle temperature globali del pianeta. Al momento, gli unici ad essere presenti intorno a Venere sono i giapponesi. Il Venus Climate Orbiter della JAXA, chiamato Akatsuki, fallì l’inserimento in orbita del pianeta nel 2010, ma grazie al lavoro dei tecnici, la sonda ha raggiunto Venere il 7 dicembre 2015. L’obiettivo della missione è di studiare a fondo i fenomeni atmosferici e climatici che lo caratterizzano, investigando anche la presenza di potenziali vulcani. L’India, dal suo canto, sta studiando la possibilità di lanciare la missione Venus Orbiter Missione nel 2019. In ogni caso, si tratta di mettere a punto tecnologie avanzate e in grado di sfidare le temperature che sfiorano i 462°C gradi, una pressione atmosferica 90 volte maggiore di quella terrestre, una compatta coltre di nube che oscura l’intero pianeta composta da gas serra e acido solforico, ovvero le condizioni che rendendo impossibile l’osservazione ottica della superficie venusiana dalla quota orbitale.
da Sorrentino | Mar 3, 2016 | Attualità, Eventi, Eventi Scientifici e Culturali, Politica Spaziale, Primo Piano, Programmi, Stazione Spaziale
Un mese dopo la nascita della nuova ALTEC, la società specializzata nel supporto ingegneristico e logistico spaziale ed espressione della joint-venture Thales Alenia Space Italia e Agenzia Spaziale Italiana, che hanno deciso di trasformarla in una aerospace company in funzione di un allargamento dello spettro delle attività ad alto valore tecnologico per i diversi settori del mondo aerospaziale, Torino viene celebrata come città dello spazio. Avviene nel corso della visita dell’astronauta Samantha Cristoforetti, giunta a incontrare il team e la struttura che nel corso degli anni hanno consentito all’Italia di realizzare il 50% del volume abitabile della stazione spaziale internazionale dove lei ha vissuto per 200 giorni consecutivi, stabilendo il record di permanenza femminile in orbita. Un incontro esteso poi alla città per significare l’importanza del polo aerospaziale industriale e ingegneristico sviluppatosi all’ombra della mole Antonelliana, e che ha elaborato soluzioni avanzate per i programmi spaziali congiunti di ESA e NASA, a cominciare dallo Spacelab, il primo laboratorio spaziale progettato nella seconda metà degli anni ’70 dall’equipe diretta dall’ing. Ernesto Vallerani e che avrebbe volato nella stiva dello Space Shuttle effettuando la prima missione STS9 il 28 novembre 1983 con a bordo quattro esperimenti italiani. Da allora l’Italia, grazie soprattutto al ruolo del polo torinese e di Thales Alenia Space Italia, ha contribuito in modo significativo ai nuovi successi, fornendo alla complesso orbitale una serie di elementi cardine: il laboratorio europeo Columbus; due moduli di connessione (Nodo 2 e Nodo 3) che sono frutto dell’accordo trilaterale tra ASI, ESA e NASA; tre moduli logistici MPLM (Multi-Purpose Logistic Module, chiamati Leonardo, Raffaello e Donatello), realizzati sulla base di un accordo bilaterale tra l’Agenzia Spaziale Italiana e la NASA, uno dei quali (Leonardo) trasformato in modulo permanente attraccato alla ISS a conclusione delle missioni Shuttle; la Cupola, ovvero il modulo di osservazione dell’ambiente esterno, diventato l’iconografia della missione Futura che vede Samantha Cristoforetti affacciata a un’altezza di 400 km sul nostro pianeta che scorre rappresentandosi con sfumature di colori sempre diversi e mostrandosi naturalmente vivente.
A Torino sono stati costruiti anche i cinque Veicoli di Trasferimento Automatizzato (ATV), lanciati dal razzo vettore europeo Ariane-5, primi veicoli spaziali progettati per condurre operazioni di attracco automatizzate potendo sfruttare sistemi di navigazione ad altissima precisione.
Oltre ad avere un ruolo di primo piano nelle attività di supporto alla stazione spaziale internazionale e agli esperimenti scientifici in orbita, ALTEC è uno dei centri di controllo della missione ExoMars, prima missione dell’Agenzia Spaziale Europea sul Pianeta Rosso, con lancio previsto il 14 marzo da Baikonour. La prima fase prevede l’ingresso in orbita di Marte della sonda (TGO, Trace Gas Orbiter) che indagherà la presenza di metano e altri gas presenti nell’atmosfera, mentre il modulo denominato Schiaparelli, in onore dell’astronomo italiano che ha effettuato la prime osservazione dei ‘canali’ marziani, contenente la stazione meteo (Dreams) e altri strumenti, atterrerà su Marte anche per testare nuovi sistemi di discesa. La seconda parte della missione Exomars, in programma nel 2018, prevede lo sbarco sul Pianeta Rosso di un innovativo rover capace di muoversi e dotato di strumenti per penetrarne ed analizzarne il suolo.

Per questa seconda parte entra in gioco il Centro di Controllo del Rover Exomars (Rover Operations Control Centre – ROCC) di ALTEC a Torino, con annessa area di simulazione marziana, una delle tappe della visita dall’astronauta Samantha Cristoforetti, giunta a testimoniare il valore della ricerca spaziale e la stretta correlazione tra le attività sulla stazione orbitale, svolte in preparazione di periodi lunga permanenza in assenza di gravità, e le fase di avvicinamento alla prima missione umane su Marte.
da Sorrentino | Feb 6, 2016 | Eventi, Politica Spaziale, Primo Piano, Programmi, Stazione Spaziale
Nel prossimo decennio potremmo ritrovarci non solo a camminare di nuovo sulla Luna, ma vivere e lavorare in ambienti e spazi come quelli oggi disponibili sulla Stazione Spaziale Internazionale in orbita bassa terrestre. Creare un Moon Village, una base internazionale sulla Luna: è il sogno di Johann-Dietrich Worner, direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), ospite per la prima volta in Italia e intervenuto alla conferenza #Space 4.0. Enhancing Europe’s Competitiveness, organizzata a Roma alla facoltà di Ingegneria della Sapienza. Worner ha spiegato che dopo il successo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e prima di riuscire a superare gli ostacoli per andare su Marte, è il momento per creare una base lunare. “Per ora è solo un sogno, non abbiamo tempi e modalità definite ma è un sogno in cui crediamo e che può essere molto concreto”.
Il progetto della ISS è ormai stato completato da tempo e potrebbe essere abbandonato dopo il 2024 è quindi il momento di pianificare i prossimi progetti spaziali. La Luna non sarebbe un primo passo per poi andare su Marte, o un ripiego, “un Moon Village sarebbe un’opportunità per tutti. E’ vicina e abbiamo molte tecnologie già pronte, sarebbe non tanto una miniera da sfruttare ma piuttosto un grande laboratorio per sviluppare nuove tecnologie, dove ad esempio installare grandi telescopi”.
Roberto Battiston, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, ritiene necessario che l’Italia abbia un ruolo sempre maggiore all’interno dello spazio europeo e ottenere, in particolare, rappresentanti italiani alla guida dei settori dei lanciatori e dei programmi di osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea: ”nei nostri incontri abbiamo parlato di tutti i piani spaziali dell’Italia all’interno della cooperazione con ESA che saranno al centro dell’incontro, previsto a fine anno, tra i responsabili del settore spaziale delle nazioni partecipanti” ha spiegato Roberto Battiston. Al centro dell’incontro il ruolo dell’Italia all’interno di ESA, la missione ExoMars 2018, il futuro della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e il programma dei lanciatori. Attenzione è stata posta anche al tema della selezione in corso per la nomina dei nuovi vertici nei direttorati ESA dell’Osservazione della Terra e quello dei Lanciatori. “Auspico – ha aggiunto Battiston – che italiani possano ricoprirne il ruolo”.
Del progetto del Moon Village il presidente dell’ASI ha raccolto la sfida: “Realizzare un Moon Villagge, un villaggio lunare, è un progetto che attira pienamente anche l’Agenzia Spaziale Italiana. Crediamo che l’obiettivo degli europei a lungo termine sia raggiungere Marte, ma la Nasa, nel suo programma verso il pianeta rosso, prevede anche fasi intermedie di atterraggi sulla Luna con robot e uomini, obiettivo a cui siamo interessati”.
“Credo – ha detto ancora Battiston – che l’Europa avrebbe tutta la capacità di attrarre l’interesse di grandi paesi come la Cina, l’India o i Paesi Arabi in questa sfida”. L’Esa, ha proseguito, “ha tutte le capacità e l’Italia ritiene che la sfida di Marte vada perseguita e rappresenti quel salto tecnologico e verso il progresso che ha rappresentato la conquista della Luna da parte dell’uomo”. E “su Marte -ha chiuso Battiston- ci si va tutti insieme”.
Il direttore generale dell’ESA ha avuto anche un incontro con il Ministro della Ricerca, Stefania Giannini, che ha offerto l’opportunità di confrontarsi sulla posizione italiana all’interno dell’Esa, essendo il nostro Paese terzo contributore dell’Agenzia Spaziale Europea. L’incontro con il ministro italiano è avvenuto nell’ambito del giro di capitali europee che Woerner sta visitando, per avviare la preparazione della prossima ministeriale dell’ESA che si terrà il 2 dicembre 2016.
da Sorrentino | Feb 4, 2016 | Industria, Politica Spaziale, Primo Piano, Programmi
L’assemblea straordinaria dei soci di ALTEC, tenutasi il 29 gennaio 2016, ha dato il via al nuovo corso della società torinese, fino ad oggi specializzata nel supporto ingegneristico e logistico spaziale. Tra le novità più rilevanti decise dai soci, Thales Alenia Space Italia e Agenzia Spaziale Italiana, la trasformazione della società in una aerospace company. L’acronimo ALTEC resta immutato ma la denominazione cambia in Aerospace Logistics Technology Engineering Company, portando con sé l’aggiornamento dell’oggetto sociale, con un allargamento dello spettro delle attività ad alto valore tecnologico per i diversi settori del mondo aerospaziale.
Arriva così a compimento il processo di revisione dell’assetto azionario con il definitivo assestamento delle quote tra i gli attuali due soci dopo l’uscita del consorzio ICARUS, con Thales Alenia Space Italia al 63,75% e l’Agenzia Spaziale Italiana al 36,25%. Il rinnovamento di ALTEC era stato avviato negli ultimi mesi del 2015 con il completo rinnovo dei vertici. In quindici anni la società torinese si è affermata in campo internazionale come eccellenza italiana per la fornitura di servizi ingegneristici e logistici per l’utilizzazione della Stazione Spaziale Internazionale e per il supporto alle missioni di esplorazione planetaria. Oggi tenendo conto dell’evoluzione del quadro internazionale del settore e delle strategie degli azionisti, ALTEC avrà un rafforzamento e ampliamento dei compiti nel settore aerospaziale, con un’attenzione maggiore all’ambito commerciale e alle novità della Space Economy.
“Per ALTEC questo passaggio è una grande sfida che accettiamo – ha affermato Fabio Massimo Grimaldi, presidente di Altec – nella certezza di essere all’altezza delle richieste dei nostri azionisti. Le competenze acquisite e i successi realizzati sono la nostra carta d’identità dalla quale svilupperemo il nuovo percorso. Ringrazio Thales Alenia Space Italia e l’Agenzia Spaziale Italiana per aver creduto e supportato il nuovo percorso. Siamo oggi più di ieri un elemento centrale per la crescita delle attività legate all’aerospazio”.
“ALTEC è da sempre una eccellenza del territorio piemontese che va a completare ed arricchire la realtà di Thales Alenia Space Italia”, ha affermato l’Amministratore Delegato Donato Amoroso. “Per questo è fondamentale rafforzarla e valorizzarla, potenziandone le capacità sempre in congiunzione con le strategie, le attività, ma anche con le sfide del settore spaziale in cui la nostra azienda si trova ad operare a fianco dell’Agenzia Spaziale Italiana”.
“L’Agenzia Spaziale Italiana è sempre molto attenta all’allineamento delle attività delle sue partecipate alle proprie strategie e alla verifica costante del loro ruolo”, ha detto il presidente dell’ASI, Roberto Battiston, che ha incontrato anche il personale della società. “Pertanto, in accordo con Thales Alenia Space Italia, pensiamo che il rinnovamento statutario di ALTEC sia solo l’inizio di un nuovo e promettente futuro, un’opportunità che la società dovrà sfruttare per migliorare il già alto livello delle attività in corso e aumentare le prospettive di business”.
Le prossime tappe della corsa allo spazio vedranno ancora ALTEC con un ruolo di primo piano, la società sarà infatti uno dei centri di controllo della missione ExoMars, la prima missione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) su Marte. La società piemontese prosegue le sue tradizionali attività di supporto ingegneristico e logistico per il lavoro degli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale, come la certificazione degli alimenti e la realizzazione di importanti progetti di biomedicina spaziale.
La missione ExoMars
ExoMars è un duplice programma di esplorazione destinato a studiare il sottosuolo marziano. La missione a guida italiana, grazie al contributo principale dell’Agenzia Spaziale Italiana e al ruolo di Primo Contraente di Thales Alenia Space Italia, è suddivisa in due fasi. Nella prima, il cui lancio è previsto per la metà del mese di marzo 2016, una sonda (TGO, Trace Gas Orbiter) resterà nell’orbita di Marte per indagare la presenza di metano e altri gas presenti nell’atmosfera, possibili indizi di una presenza di vita attiva, mentre un modulo (EDM), denominato Schiaparelli in onore dell’astronomo italiano che ha effettuato la prime osservazione dei ‘canali’ di Marte, contenente la stazione meteo (Dreams) ed altri strumenti, atterrerà su Marte per testare anche nuovi sistemi di discesa.
Nella seconda parte della missione, che prenderà invece il via nel 2018, l’obiettivo è portare sul Pianeta Rosso un innovativo rover capace di muoversi e dotato di strumenti per penetrarne ed analizzarne il suolo. Per questa seconda parte ALTEC ha la responsabilità di progettare, realizzare e operare il Centro di Controllo del Rover di Exomars (Rover Operations Control Centre – ROCC) che sarà localizzato a Torino nella sede della società. In aggiunta ALTEC fornirà supporto remoto durante le fasi di lancio, LEOP e di crociera interplanetaria. Il ROCC ospiterà un team di tecnici e scienziati e costituirà il Centro in cui si svolgeranno tutte le attività di controllo operativo, supporto ingegneristico e analisi scientifiche preliminari di rilievo per le operazioni del Rover sulla superficie marziana, che sarà connesso agli altri elementi del Segmento di Terra europei.