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Addio al pioniere Meggiorin

Addio al pioniere Meggiorin

Lutto nel mondo spaziale. E’ venuto a mancare a Brescia l’imprenditore Guido Meggiorin, titolare dell’omonima azienda di telecomunicazioni mobili e soprattutto pioniere dei servizi satellitari privati. Nella seconda metà degli anni ’90 fondò la MegSat Space Division, divisione spaziale del gruppo Meggiorin, prima azienda italiana a capitale privato ad avere progettato, costruito e messo in orbita due microsatelliti per telecomunicazioni. Un’impresa portata a termine con un gruppo di lavoro composto da giovani ingegneri bresciani guidati dal direttore e mission manager Giancarlo Borghesi. Il primo successo porta la data del 29 aprile 1999, quando il dimostratore tecnologico MegSat 0, con una massa di appena 34 kg, venne lanciato con un razzo vettore Cosmos-3M delle forze missilistiche strategiche russe e immesso in un’orbita di 580 km inclinata di 48 gradi. Numerosi sistemi innovativi introdotti dai progettisti del microsatellite consentono di garantire alti livelli di qualità nell’acquisizione e nel trattamento dei dati rilevati da reti di servizio tecniche, commerciali e di monitoraggio ambientale e da apparati scientifici e tecnologici in funzione a terra o a bordo di veicoli. MegSat 0 era equipaggiato con apparati di trasmissione finalizzati alla telelettura di dati terrestri come quella dei contatori dei serbatoi di gas appartenenti a utenze domestiche isolate, allo scopo di ottimizzare la logistica dei rifornimenti e ridurre i costi di esercizio dei servizi. A bordo si trovava anche l’esperimento scientifico Aurora, telescopio a doppio canale, per la misura del flusso dell’aurora boreale e del cielo notturno, sviluppato dall’Università di Trieste.

Guido Meggiorin avrebbe compiuto 77 anni il 24 settembre e due giorni dopo festeggiato il ventennale della missione MegSat 1, primo satellite operativo, lanciato il 26 settembre 2000 da Bajkonur con il vettore russo Dnepr, deriva dall’ex missile balistico intercontinentale SS 18 K, riconvertito ad usi civili.

Analogamente al Megsat 0, il secondo satellite di 55 kg, immesso in orbita circolare inclinata di 65 gradi a 645 km di quota, ha funzionato registrando i dati acquisiti durante l’intera orbita e ritrasmettendoli a ogni passaggio sulla stazione di controllo a Terra. Il satellite ha svolto quattro tipi di missioni: didattica, scientifica, tecnologica e commerciale. La missione didattica svolta in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, rivolta a 50 scuole medie italiane, ha permesso di sperimentare la gestione e controllo in orbita di un satellite con dati telemetrici, il calcolo delle orbite e tutte le attività scientifiche correlate a una missione spaziale. parte scientifica della missione è invece dedicata a un esperimento, sviluppato dal Laboratorio CARSO (Center for Advanced Research in Space Optics) in collaborazione con l’Università di Trieste, l’Università e l’INFN di Perugia e l’Istituto di Ottica applicata di Firenze, per il monitoraggio e la mappatura delle emissioni UV. A bordo vennero eseguiti un esperimento tecnologico per la qualificazione di materiali e soluzioni ingegneristiche da impiegare per le future generazioni di microsatelliti e servizi commerciali quali la telelettura dei contatori domestici di gas e acqua già sperimentata con il precedente Megsat 0.

La gestione dei microsatelliti avveniva attraversa una stazione di controllo realizzata nella sede di MegSat Space Division sulla via Triumplina a Brescia.

Settimo rinvio per Vega VV16

Settimo rinvio per Vega VV16

La missione VV16 del razzo vettore europeo Vega, sulla rampa di lancio di Kourou nella Guyana Francese, ha subìto il settimo rinvio, ancora una volta a causa di condizioni meteorologiche avverse che in questa circostanza si sono manifestate lungo la traiettoria di salita. In programma alle 3:51 ora italiana della notte scorsa, il lancio è stato spostato a data da destinarsi a causa del passaggio di un tifone sulla regione della Corea del Sud che avrebbe impedito alla locale stazione di monitoraggio di tracciare il vettore, costruito dalla Avio, nella sua progressione verso l’orbita prevista per il rilascio del carico utile composto da 53 satelliti.

Dopo il fallimento del luglio 2019, il primo dopo 14 successi consecutivi, e la pausa imposta dal lockdown legato alla pandemia da Covid-19, il ritorno sulla rampa di lancio di Vega era stato previsto per il 18 giugno 2020. Poi la serie di rinvii, dovuti alla presenza di forti venti in quota nei cieli della Guyana Francese, fino all’apertura della finestra di lancio fissata tra l’1 e il 4 settembre.

Questa missione riveste particolare valore dal punto di vista tecnologico, perché segna l’esordio del nuovo sistema di rilascio del carico utile, denominato SSMS – Small Spacecraft Mission Service (Servizio di Lancio per Piccoli Satelliti), sviluppato dall’Agenzia Spaziale Europea. Si tratta di una struttura modulare che può essere configurata per rispondere alle esigenze di missione, assicurando il lancio dai più piccoli CubeSat di 1 Kg ai 500 Kg dei mini satelliti. Per questo motivo, il volo è in parte finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020, con l’obiettivo di facilitare l’accesso allo spazio abbattendo i costi di lancio. Nella missione VV16 il razzo Vega rilascerà progressivamente 53 satelliti, per conto di 21 clienti di 13 Paesi, in una sequenza coordinata ad un’orbita eliosincrona, a una quota di circa 500 km. L’Agenzia Spaziale Europea ha contribuito allo sviluppo di quattro dei carichi utili a bordo: il micro satellite dei 113 Kg ESAIL, e tre CubeSat: Simba, PICASSO e FSSCat con a bordo la pionieristica tecnologia di intelligenza artificiale denominata Φ-sat-1.

Vega torna a volare

Vega torna a volare

La riapertura della base di lancio europea della Guyana Francese è affidata al lanciatore dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) VEGA, vettore di concezione italiana realizzato dalla società AVIO di Colleferro alle porte di Roma il cui lancio, inizialmente programmato a marzo e rinviato a causa della pandemia Covid-19, è previsto alle 3.51 (ora italiana) del 19 giugno.

La missione VV16 non segna solo il ritorno al volo di Vega, ma anche l’esordio del sistema di distribuzione di satelliti dell’ESA, Small Spacecraft Mission Service (SSMS), un dispenser che consentirà di mettere in orbita 53 tra nano, micro e minisatelliti (da 1kg a 400kg) a beneficio di 21 clienti di 13 Paesi. Un nuovo strumento che consentirà di moltiplicare la capacità di lancio di Vega. La realizzazione della piattaforma SSMS è il risultato di una collaborazione tra società italiane e della Repubblica Ceca che vede l’Italia come capofila.

Il lancio del Vega rappresenta simbolicamente la ripartenza dell’Italia dello spazio dopo il lockdown dovuto alla pandemia di Covid-19, che ha rallentato la produzione ma non ha spento la creatività e la voglia di innovare di questo importante comparto dell’economia italiana. Ora, l’Italia dello spazio ha ripreso a correre. Una storia di grande successo quella del Vega che ha inanellato 14 lanci di successo di fila, un fatto assolutamente non scontato nel trasporto spaziale. Grazie poi al SSMS, Vega sarà ancora più competitivo e versatile ed avrà la capacità di portare in orbita una grandissima quantità e varietà di piccoli satelliti per fare fronte alla crescente richiesta da parte dell’utenza istituzionale e commerciale”, è il commento del presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Giorgio Saccoccia.

Sostanziosa la parte del carico utile che vede coinvolta l’Italia che con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) porterà in orbita un cubesat DIDO-3 contenente un laboratorio per esperimenti in microgravità a controllo remoto frutto di un accordo internazionale tra ASI, Agenzia Spaziale Israeliana (ISA), Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e Ministero della Scienza e Tecnologia (MOST).

A bordo di DIDO-3 quattro esperimenti congiunti italo-israeliani nei settori della ricerca biologica e farmacologica – controllati da terra attraverso un’applicazione mobile – che vedono, per la parte italiana, il coinvolgimento dell’Università Federico II di Napoli, dell’Università di Roma 3, dell’Università di Roma Tor Vergata e dell’Università di Bologna. Tra i piccoli satelliti che saranno messi in orbita anche un altro contributo italiano: ION CubeSat Carrier (In Orbit NOW) – sviluppato dalla società D-Orbit – si tratta di un vero e proprio satellite, di ingombro ridotto e del peso di circa 150 kg di massa complessiva, che ha la funzione di trasportatore di cubesats.

Sintesi degli esperimenti italo-israeliani

ARGTM (Università Federico II di Napoli)

Studio dell’effetto della microgravità sulla resistenza agli antibiotici di agenti patogeni di rilevanza clinica e sulla loro patogenicità in microgravità. Una migliore comprensione dell’effetto delle condizioni ambientali, inclusa la microgravità sulla diffusione di geni resistenti agli antibiotici, può portare allo sviluppo di nuove e migliorate terapie e misure di prevenzione per trattare e prevenire le infezioni resistenti agli antibiotici anche a terra

MAMBO (Università di Roma 3)

Valuterà la gestione terapeutica dei farmaci durante i voli spaziali, ed in particolare se la microgravità influisce sul loro rilascio a livello plasmatico alterandone i livelli di disponibilità con effetti avversi per il paziente.

SPACELYS (Università di Bologna)

SpaceLysis ha lo scopo di studiare come la microgravità influenza l’attività del lisozima (una proteina presente nel sangue che partecipa alla risposta immunitaria) in cellule di uno specifico substrato batterico. In questo modo si andranno ad investigare in maniera più approfondita le modalità di risposta agli agenti patogeni nello spazio.

NOGQUAD (Università di Tor Vergata)

L’esperimento fornirà informazioni sul ruolo della microgravità nell’assemblaggio del quadruplex G, una struttura facente parte del DNA che svolge un ruolo di controllo dell’espressione genica e che è implicata nell’insorgenza di diverse malattie, come ad esempio disturbi neurologici quali sclerosi laterale amiotrofica (SLA), o la sindrome dell’X Fragile.

Cosmo-SkyMed mappa centinaia di km

Cosmo-SkyMed mappa centinaia di km

Il primo satellite della costellazione COSMO-SkyMed di Seconda Generazione (CSG), lanciato lo scorso 18 dicembre, sta completando la fase di Test in Orbita che lo porterà a pieno titolo ad affiancarsi operativamente ai quattro satelliti COSMO-SkyMed di Prima Generazione, incrementando le capacità complessive del sistema. La missione CSG si avvicina dunque ad un importante traguardo in linea con gli obiettivi prefissati dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e dal Ministero della Difesa, che ne hanno promosso, finanziato e diretto, nel ruolo di committenti, il programma di sviluppo.

Obiettivo primario di CSG è fornire ad un’utenza duale, civile e militare, i servizi di Osservazione della Terra attraverso un ampio portfolio di prodotti, ottenuti nelle diverse modalità operative del sensore SAR (Radar ad Apertura Sintetica), sia a campo stretto e risoluzione ultra-fine che a campo largo. Il progetto del sensore SAR di Seconda Generazione, unitamente alle caratteristiche di flessibilità assicurate dal Segmento di Terra, rappresenta oggi lo stato dell’arte dei sistemi di Osservazione della Terra basati su tecnologia radar, in termini di qualità dell’immagine, di versatilità di pianificazione e di ripresa, di agilità nell’acquisizione e di capacità di aggiornamento ed elaborazione a terra dell’informazione ottenuta.

Le caratteristiche di versatilità ed agilità elettronica del SAR di CSG hanno consentito di realizzare una nuova modalità operativa, che consente di acquisire simultaneamente due aree poste sulla superficie terrestre ad una distanza di centinaia di chilometri. Più in dettaglio, in tale modalità è possibile acquisire due immagini a doppia polarizzazione e nelle modalità a più alta risoluzione spaziale (Spotlight) contemporaneamente, superando i vincoli imposti dalle modalità tradizionali. Ciò permette un miglioramento nella qualità e nella tipologia del servizio consentendo, ad esempio, di servire le richieste di accesso su zone geograficamente separate e illuminate contemporaneamente dal satellite durante il passaggio. CSG è il primo sistema spaziale SAR al mondo in grado di acquisire contemporaneamente due immagini e quindi di servire due richieste che sarebbero state tra di loro in conflitto per qualsiasi altro sistema satellitare.

Il Sistema CSG è stato realizzato per l’Agenzia Spaziale Italiana e per il Ministero della Difesa in Italia con un importante contributo di Leonardo, attraverso le sue controllate e partecipate. In particolare, Thales Alenia Space, joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%) è responsabile del sistema End to End e dei satelliti Radar, mentre Telespazio, joint venture tra Leonardo (67%) e Thales (33%) è responsabile del Segmento di Terra. Inoltre Leonardo contribuisce al programma fornendo i sensori di assetto stellare per l’orientamento del satellite, i pannelli fotovoltaici e unità elettroniche per la gestione della potenza elettrica.

(Nelle immagini ASI, due acquisizioni SAR Spotlight ad altissima risoluzione (sub-metrica), riprese simultaneamente dal primo satellite COSMO-SkyMed di Seconda Generazione il 25 aprile scorso sulle aree di Roma e di Altamura, elaborate da Telespazio presso il Centro Spaziale di Matera)

PROMISE per satelliti al 100% europei

PROMISE per satelliti al 100% europei

Thales Alenia Space, joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%), guida dalla Spagna un consorzio per un progetto rivoluzionario, PROMISE (PROgrammable MIxed Signal Electronics), che fornirà indipendenza tecnologica all’Europa nelle future missioni spaziali e garantirà la sua competitività nel settore. PROMISE, che vedrà la luce nel 2022, è parte integrante del programma di ricerca e innovazione HORIZON 2020 della Commissione europea, che vede nell’autonomia europea in ambito spaziale uno dei suoi pilastri.

La produzione dei circuiti misti ASIC (Application-Specific Integrated Circuit), i chip elettronici considerati il “cervelli” dei satelliti e uno degli elementi più costosi, vede l’industria aerospaziale europea dipendere da Paesi extraeuropei come gli Stati Uniti. Il progetto PROMISE svilupperà una libreria di blocchi progettati e testati per essere utilizzati dentro questi chip, consentendo di ridurre di un terzo i tempi di consegna e di ridurne sensibilmente i costi. Un’iniziativa rivoluzionaria e pionieristica che consentirà lo sviluppo di satelliti completamente “Made in Europe”. PROMISE posizionerà l’industria spaziale europea all’avanguardia delle soluzioni competitive in termini di costi e consentirà alle aziende partecipanti di assumere un ruolo guida nei progetti spaziali del futuro”, ha affermato Eduardo Bellido, CEO di Thales Alenia Space in Spagna.

La libreria, aperta a tutti i paesi dell’Unione Europea, conterrà le unità di elaborazione per future missioni spaziali per le telecomunicazioni, la navigazione, l’osservazione della Terra e l’esplorazione.

Il team del progetto stima una riduzione dal 20% al 40% dei tempi di consegna per il nuovo Mixed Signal ASIC completamente basato sulla libreria PROMISE. In termini di costi, la progettazione e la produzione sarà ridotta di un fattore 5, il che significa che il numero di unità ricorrenti necessarie per rendere redditizio un nuovo progetto passerà da 200 (con la tecnologia attuale) fino a 85.

Questo progetto consentirà la progettazione di molti dei chip che verranno utilizzati nelle future mega-costellazioni satellitari. Considerando un singolo ASIC basato su PROMISE per costellazione, significa un volume vicino a 3000 unità in 5 anni.

Thales Alenia Space in Spagna è alla guida del consorzio PROMISE insieme al principale produttore di satelliti Thales Alenia Space in Francia, oltre alle innovative piccole imprese ISD (Grecia) e MENTA (Francia), e agli istituti di R&T IMEC (Belgio), IT (Portogallo) e VTT (Finlandia).

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Missione Prisma per la comunità

Missione Prisma per la comunità

Tutto pronto per avviare lo sfruttamento dei dati della missione PRISMA dell’Agenzia Spaziale Italiana da parte della comunità utente. Completate con successo tutte le fasi di messa in orbita, verifiche del corretto funzionamento del satellite in volo, calibrazione del sensore, test delle procedure operative e dei sistemi di terra che consentono di mantenere il sistema in condizioni di funzionamento operativo nominale, il sistema PRISMA verrà aperto, a partire da giovedì 21 Maggio 2020 alle ore 15:00, alla comunità scientifica, istituzionale, industriale, italiana e straniera.

Attraverso il portale https://prisma.asi.it, con una semplice operazione di registrazione si potrà entrare a far parte della comunità degli utenti di PRISMA. L’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) ha deciso di adottare una politica di accesso ai dati con bassissime restrizioni: saranno forniti gratuitamente e a chiunque, tutti possono registrarsi come utenti!

Le uniche eccezioni riguarderanno il divieto di redistribuzione dei prodotti a terze parti e di utilizzo dei prodotti a fini commerciali. Questo perché la missione nasce come un dimostratore scientifico preoperativo.

Tali limitazioni saranno in ogni caso valutate criticamente da ASI e riviste al termine di un periodo di sperimentazione, dedicato sia ad acquisire informazioni statistiche sull’uso della missione da parte della comunità (ovviamente nel pieno rispetto della protezione dei dati personali) sia ad ottenere un feedback dagli utenti e dalle organizzazioni che si saranno rapportate con la missione “hands-on”.

Per accedere alle 27000 riprese già oggi disponibili nell’archivio di PRISMA o richiedere nuove acquisizioni iperspettrali della superfice terrestre è sufficiente collegarsi al sito indicato sul portale https://prisma.asi.it, registrarsi e ricevere le credenziali di accesso al sistema.

Il satellite PRISMA, di proprietà dell’ASI e realizzato da un RTI guidata da OHB Italia e Leonardo, è il primo sistema di osservazione della Terra europeo dotato di un sensore ottico iperspettrale innovativo, in grado di effettuare dallo Spazio un’analisi chimico-fisica delle aree sotto osservazione. I primi entusiasmanti risultati della missione confermano le capacità del sistema spaziale italiano, che ha acquisito un know how molto importante, ora a disposizione delle future missioni iperspettrali in Europa e nel mondo.