da Sorrentino | Nov 16, 2016 | Missioni, Primo Piano, Stazione Spaziale

Paolo Nespoli tornerà in orbita per la sua terza missione a bordo della stazione spaziale internazionale a maggio 2017, ma la composizione dell’equipaggio di cui fa parte subisce un cambiamento. Alla vigilia della partenza della Soyuz con a bordo l’americana Peggy Whitson, il francese Thomas Pesquet del corpo astronauti dell’ESA e il cosmonauta russo Oleg Novitsky, in programma alle 21:20 ora italiana del 17 novembre dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan, è arrivato l’annuncio delle variazioni nelle composizioni degli equipaggi previsti nel programma delle missioni 2017 dirette sulla ISS. Nespoli volerà sulla Soyuz MS-05 con l’astronauta statunitense Randy Bresnik e il cosmonauta russo Sergei Ryazansky, con i quali formerà l’Expedition 52/53. Prima di loro, nel mese di marzo 2017, partirà Expedition 51/52 con l’astronauta della NASA Jack Fischer e il cosmonauta Fyodor Yurchikhin, che erano stati designati in precedenza proprio con l’astronauta italiano. La missione di Paolo Nespoli è la terza di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana dopo quelle di Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti, frutto di un accordo stipulato con la NASA nel 1998, nell’ambito del quale l’Italia ha fornito i moduli logistici MPLM in cambio di missione umane sulla ISS (tre brevi e tre lunghe).
Paolo Nespoli, che esordì nello spazio nel 2007 con la missione Esperia, della durata di due settimane, volando a bordo dello Space Shuttle STS-120 e contribuendo contribuire a installare il modulo Nodo-2 sulla Stazione Spaziale, si prepara alla seconda esperienza di lunga durata in orbita dopo la missione MagISStra dell’ESA come parte della Expeditions 26/27. In quella occasione, nel 2010, trascorse 160 giorni a bordo della ISS eseguendo una lunga serie di esperimenti e gestì l’arrivo di due navette cargo, tra cui il secondo Automated Transfer Vehicle (ATV) dell’Europa. In vista della sua nuova missione, Nespoli ha iniziato di recente l’addestramento al Cosmonaut Training Centre Gagarin vicino Mosca.
da Sorrentino | Nov 10, 2016 | Primo Piano, Ricerca, Servizi Satellitari, Stazione Spaziale

Inaugurato il nuovo Osservatorio Ionosferico in Argentina, a Bahia Blanca, provincia di Buenos Aires, equipaggiato con una ionosonda chiamata AIS-INGV, sviluppata nei laboratori della sezione Roma2 dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Comincia così, grazie alla collaborazione tra l’università di Bahia Blanca, INGV e il suo spin-off SpacEarth, l’attività sperimentale in un nuovo Osservatorio Ionosferico in Argentina. L’INGV collabora con la Universidad Tecnológica Nacional Facultad Regional di Tucumán (UTN-FRT) sin dal 2006, con l’installazione di una prima ionosonda AIS-INGV a Tucumán già l’anno successivo. Dal 2013 la collaborazione si è estesa anche alla Facultad Regional de Bahia Blanca (UTN-FRBB) e l’impegno di tutte le parti ha portato all’attuale risultato. La ionosfera è quella parte di atmosfera compresa tra 50 e circa 1000 km di altezza dal suolo in cui gli elettroni liberi influenzano la propagazione delle onde elettromagnetiche nella banda HF. Inoltre anche i segnali GPS (segnali satellitari per il radio posizionamento con frequenza assai più elevata della banda HF) che la attraversano possono essere alterati dalla presenza di disomogeneità nella ionosfera stessa. La ionosfera è caratterizzata da una densità di elettroni liberi dipendente da vari fattori come l’altezza, la stagione, l’ora del giorno, l’attività solare la cui conoscenza è di primaria importanza per varie discipline, prima fra tutte la meteorologia spaziale (space weather). Gli studi ionosferici hanno il duplice scopo di far conoscere meglio una parte dell’ambiente Terra-Sole in cui viviamo e operiamo e, contemporaneamente, aiutano a sfruttare meglio le proprietà di questo mezzo nella sua interazione con le onde elettromagnetiche. Le caratteristiche della ionosfera sono estremamente interessanti nelle zone equatoriali dove la dinamica ionosferica riveste particolare importanza. Osservatori ionosferici in tali zone permettono misure con caratteristiche diverse rispetto a quelle ottenute in osservatori ionosferici italiani (medie latitudini). Da qui la collaborazione tra Italia e Argentina per l’installazione di un osservatorio a San Miguel de Tucumán, situato poco al di sotto dell’equatore, a circa 26° di latitudine sud. La limitata presenza di osservatori che forniscono dati pubblici in tempo reale In America latina ha stimolato, quindi, la creazione di un secondo osservatorio inosferico a Bahia Blanca. In entrambi i casi l’INGV ha fornito lo strumento di misura (ionosonda) oggetto di brevetto italiano nel 2004 e denominato AIS-INGV. La ionosonda è lo strumento più diffuso per lo studio della ionosfera da terra. E’ un un radar HF in grado di determinare la posizione delle regioni ionosferiche e la loro evoluzione. E’ costituita da un sistema di trasmissione, di ricezione e analisi del segnale e da una coppia di antenne di grandi dimensioni (40m x 25m) attraverso cui il segnale a radio frequenza viene inviato verticalmente nella ionosfera e ricevuto, una volta riflesso.
Lo strumento effettua misure 24 ore su 24 con elaborazione dei dati in tempo reale visibili al link: https://ionos.ingv.it/BAHIABLANCA/latest.html
da Sorrentino | Ott 22, 2016 | Lanci, Missioni, Primo Piano, Stazione Spaziale
La partenza alle 10:05 (ora italiana) di mercoledì 19 ottobre dal cosmodromo di Bajkonour in Kazakhstan a bordo della navicella Soyuz MS-02, l’aggancio alla Stazione Spaziale Internazionale due giorni dopo. L’equipaggio della Spedizione 49-50, composto dal comandante Sergei Ryzhikov e dagli ingegneri di volo Andrei Borisenko e Shane Kimbrough (due russi e un americano) è giunto in orbita un mese dopo la data programmata a causa di una verifica agli apparati elettrici del sistema di lancio. Ad attendere i nuovi inquilini gli attuali occupanti: il comandante russo Anatoly Ivanishin, l’americana Kate Rubins e Takuya Onishi, dell’Agenzia Spaziale giapponese Jaxa, destinati a rientrare a terra il 30 ottobre. Per il nuovo equipaggio previsti quattro mesi di permanenza a bordo della ISS. 48 ore dopo l’arrivo a bordo dei tre nuovi componenti, in programma l’aggancio del cargo Cygnus, con a bordo rifornimenti e materiali per gli esperimenti scientifici. Costruito in Italia dalla Thales Alenia Space (Thales – Leonardo Finmeccanica) per la Orbital Atk, il cargo Cygnus trasporta oltre 2 tonnellate tra rifornimenti, pezzi di ricambio e materiali per consentire l’effettuazione di 250 esperimenti sulla stazione spaziale, nel campo della fisiologia umana e biologia, delle scienze della Terra, della fisica e chimica.
da Sorrentino | Ott 18, 2016 | Lanci, Missioni, Primo Piano, Stazione Spaziale
Lanciata con successo con un vettore Antares, alle 1:45 ora italiana dalla base di Wallops Island in Virginia, la navicella Cygnus ( Missione Orbital OA-5) per il rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale. La navicella Cygnus è costituita da due componenti base: il modulo di servizio e il modulo cargo pressurizzato (Pressurized Cargo Module-PCM) realizzato da Thales Alenia Space, joint venture tra Thales 67% e Leonardo-Finmeccanica 33%, per conto di Orbital ATK. Il modulo PCM, ospita un carico di 3500 kg comprendente rifornimenti per l’equipaggio, parti di ricambio e attrezzature scientifiche. Raggiunta la Stazione Spaziale Internazionale, la navicella Cygnus sarà catturata dal braccio robotico e agganciata alla porta Nadir del Nodo 1. Completata la sua permanenza sulla ISS la navicella Cygnus sarà sganciata dal Nodo 1 per iniziare la fase di rientro, disintegrandosi durante l’ingresso in atmosfera e bruciando una massa di detriti equivalente approssimativamente al carico trasportato alla Stazione. Recentemente Thales Alenia Space ha siglato un nuovo contratto con Orbital ATK per la fornitura di ulteriori nove moduli pressurizzati Cygnus PCM, naturale conseguenza della capacità finora dimostrata nel soddisfare le necessità “last minute” delle missioni di rifornimento alla ISS, nonché dell’esperienza e delle competenze messe a disposizione per realizzazione di missioni per la Stazione Spaziale a supporto dell’esplorazione dello spazio.
da Sorrentino | Ott 17, 2016 | Lanci, Missioni, Primo Piano, Programmi, Stazione Spaziale
Perfettamente riuscito il lancio di due taikonauti, ovvero astronauti cinesi, diretti verso la stazione spaziale Tiangong-2. Chen Dong e Jing Haipeng, quest’ultimo considerato già un veterano essendo alla sua terza missione spaziale, sono stati lanciati in orbita a bordo della navicella Shenzhou-11, con il razzo vettore Lunga Marcia 2-F, dalla base di Jiuquan, in Mongolia. Dopo l’aggancio di Shenzhou-11 al piccolo laboratorio orbitale, previsto 48 ore dopo la partenza, i due taikonauti resteranno a bordo per 30 giorni per un totale di 33 giorni di missione, realizzando così la missione più lunga mai compiuta da un equipaggio cinese. Il 50enne comandante Jing Haipeng e Chen Dong, 38 anni, sono chiamati a svolgere un intenso programma di esperimenti in microgravità, le cui fasi potranno essere seguite e condivise attraverso sistemi di messaggistica, audio e video. L’avvio della missione coincide con il 20esimo lancio spaziale, comprendendo satelliti e carichi utili, da parte della Cina, anche questo già record dal momento che nel 2015 sono stati complessivamente 19. L’agenzia spaziale cinese insegue il sogno di sbarcare con propri taikonauti sulla Luna, dopo il successo della missione automatica che ha consentito il 14 dicembre 2013 alla sonda cinese Chang’E 3 di effettuare uno storico allunaggio, peraltro ripreso dalla sonda della NASA Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO). La Cina, quarto paese a toccare la superficie della Luna, ha in programma una missione automatica per esplorarne la faccia nascosta nel 2018, mentre il primo allunaggio di un equipaggio dovrebbe avvenire nel 2025. Nel 2018 la Cina prevede di inviare in orbita terrestre la Tianhe-1, una stazione permanente più grande e sofisticata, mentre la Tiangong-1, con cui si sono persi i contatti da marzo del 2016, è destinata a un rientro incontrollato nell’atmosfera nel corso del 2017.
da Sorrentino | Ott 11, 2016 | Industria, Missioni, Primo Piano, Programmi, Stazione Spaziale
Il programma Dream Chaser® for European Utilization (DC4EU), in grado di garantire all’Europa un accesso indipendente alle missioni in orbita bassa, prende ufficialmente il via con la firma di un protocollo d’intesa che ne sancisce l’avvio della fase pilota. A siglare l’accordo sono stati Sierra Nevada Corporation (SNC), Telespazio (Leonardo-Finmeccanica/Thales), Agenzia Spaziale Europea (ESA) e OHB System AG. I partner valuteranno ora la fattibilità e la redditività commerciale delle missioni DC4EU, attraverso un Space Utllity Vehicle (SUV). “Il SUV Dream Chaser è l’unico veicolo spaziale a corpo portante riutilizzabile, con capacità di atterraggio su piste commerciali in qualsiasi parte del mondo, a offrire un servizio di trasporto sicuro, conveniente, flessibile e affidabile nello spazio”, ha dichiarato Mark Sirangelo, Vice Presidente Corporate dell’unità operativa Space Systems di SNC. “Questo è ciò che il nostro team sta offrendo all’Europa durante la fase di transizione della ISS.” La proposta del DC4EU è stata una delle otto selezionate dall’Agenzia Spaziale Europea per avviare lo sviluppo della fase pilota entro la fine del 2016. Questa offre le migliori opportunità per garantire l’accesso europeo all’orbita LEO, potendo garantire missioni complete end-to-end servendosi delle caratteristiche esclusive dello SUV Dream Chaser, della compatibilità con il lanciatore europeo Ariane 6 e della possibilità di atterrare su piste commerciali, consentendo quindi un accesso quasi immediato ai payload. Obiettivo della fase pilota sarà quello di dimostrare la fattibilità tecnica e programmatica del DC4EU, definendo un piano d’impresa che ne evidenzi le potenzialità sia per interessi privati che pubblici.
“Le partnership commerciali costituiscono un elemento nuovo del Programma di esplorazione dello spazio dell’ESA. Queste aprono l’esplorazione spaziale a iniziative condotte dal settore privato e offrono interessanti opportunità per far progredire l’attuazione degli obiettivi strategici dell’ESA in modalità nuove, oltre ad ampliare la comunità degli stakeholder attivamente impegnati in tale settore”, ha dichiarato David Parker, Direttore ESA Human Spaceflight & Robotic Exploration. Il Dr. Fritz Merkle, Chief Marketing Officer e membro dell’Executive Board di OHB Group, ha dichiarato: “Obiettivo nazionale e internazionale della missione è l’utilizzo prolungato di infrastrutture abitate oltre la durata funzionale della Stazione Spaziale Internazionale, con un maggior contenimento dei costi e una più efficace capacità di risposta agli interessi degli utilizzatori”. Secondo Giuseppe Aridon, Responsabile Strategy and Marketing di Telespazio, “il DC4EU può rappresentare una valida piattaforma per consentire un accesso europeo indipendente all’orbita LEO mediante una variante europea del Dream Chaser. Siamo interessati a esplorare le potenzialità offerte da una soluzione così promettente che potrebbe rivelarsi un elemento d’importanza primaria per costituire l’ecosistema delle future missioni europee LEO, che vedranno il Dream Chaser, e la sua versione europea, operare a fianco di altre risorse einfrastrutture europee per una partnership transatlantica unica nel suo genere, con un’autentica prospettiva globale”.
Nel marzo 2015 l’ESA ha pubblicato una Call for Ideas per partnership strategiche con il settore privato nel campo dell’esplorazione spaziale. Rispondendo all’invito, OHB System AG (Germania), Sierra Nevada Corporation (USA) e Telespazio SpA (Italia) si sono unite per creare quello che oggi si chiama Dream Chaser® for European Utilization (DC4EU). L’ESA ha selezionato la missione DC4EU fra 60 proposte di partnership per l’implementazione di una fase pilota. Sviluppato da SNC, il SUV Dream Chaser® è stato acquisito dalla NASA per fornire servizi di trasporto merci verso e dalla ISS, in base a un contratto denominato ‘Commercial Resupply Services 2’ (CRS2). La variante del veicolo spaziale senza equipaggio è in grado di trasportare carichi pressurizzati e non, verso e dall’orbita LEO, con atterraggi in aeroporti certificati.
(photo courtesy of Sierra Nevada Corporation)