da Sorrentino | Mag 23, 2018 | Eventi Scientifici e Culturali, Ricerca, Telescienza
La drammatica vicenda del dirigibile Italia, che il 25 maggio 1928 impattò sul pack artico lasciandovi il generale Umberto Nobile e parte dell’equipaggio per poi allontanarsi e scomparire nella regione polare, è stata fortemente influenzata dalla meteorologia spaziale. A 90 anni dall’incidente che segnò il mondo dell’aeronavigazione, le ricerche basate sulla ricostruzione delle condizioni influenzate dall’attività solare disegnano uno scenario nuovo che spiega perché il segnale di SOS venne captato da un giovane radioamatore russo a quasi duemila km di distanza anziché dalla nave “Città di Milano” ancorata nelle vicine isole Svalbard. I modelli matematici hanno permesso all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di dimostrare come la ionisfera risentisse dell’azione del Sole, sulla cui superficie erano evidenti le macchie, e probabilmente di una tempesta geomagnetica tali da permettere comunicazioni a grande distanza (il segnale pervenne poi anche alla stazione radio militare di S. Paolo a Roma) creando una zona d’ombra nella regione delle Svalbard. Una spiegazione scientifica che aggiunge un elemento fondamentale al racconto del disastro che permise solo a pochi superstiti riparati per 48 giorni nella famosa tenda rossa (in corso di restauro al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano) di essere recuperati con sforzi eccezionali e ulteriori sacrifici di vite umane, prima fra tutti quella dell’esploratore norvegese Roald Amundsen, scomparso con il suo idrovolante nel generoso tentativo di portare soccorso.
Proprio il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Università degli Studi di Milano, hanno celebrato i 90 anni della spedizione del Dirigibile Italia al Polo Nord, in collaborazione con Polarquest2018, la spedizione di ricerca ed esplorazione di cui è capoprogetto Paola Catapano, ispirata all’impresa di Umberto Nobile e programmata nel mese di agosto con la circumnavigazione delle isole Svalbard. Tre sono gli obiettivi di Polarquest2018: effettuare campionamenti di microplastiche dell’ipotetica “sesta isola” in oceano Artico, rilevare il flusso di raggi cosmici per la prima volta oltre l’80° parallelo a nord dell’equatore e cercare per la prima volta i resti del dirigibile Italia a Nord-Est dell’arcipelago.
L’Italia non ha mai lasciato il Polo Nord e mantiene una presenza permanente grazie alla Stazione Artica “Dirigibile Italia” del CNR a Ny-Alesund, una base di assoluta importanza strategica sia dal punto di vista scientifico, per misurare lo stato dei ghiacci e l’effetto dei cambiamenti climatici, sia politico, in considerazione della funzione attribuita al nuovo Consiglio scientifico per l’Artico. Organismo preposto a definire il futuro programma di ricerche. La ricerca scientifica italiana in Artico contribuisce infatti agli studi internazionali e interdisciplinari con oltre 20 progetti. Gli esperimenti interessano la chimica e la fisica dell’atmosfera, la meteorologia. Inoltre è attivo un osservatorio permanente per lo studio dell’oceano artico nel clima globale e sono in corso studi di geologia, geofisica, biologia e astrofisica. Il 90esimo anniversario della spedizione del dirigibile Italia è stata anche l’occasione per ricordare la figura di Aldo Pontremoli, fisico di punta degli anni Venti, che vi prese parte come giovane professore di fisica teorica presso l’Università degli Studi di Milano.
da Sorrentino | Mag 10, 2018 | Eventi, Industria, Politica Spaziale, Primo Piano, Tecnologie, Trasferimento Tecnologico
Mars Planet – sezione italiana di Mars Society, ha scelto la sede della Regione Lombardia per tenere la conferenza sulle prospettive di sviluppo industriale, scientifico e civile legate alle tecnologie propedeutiche all’esplorazione di Marte, presenti i principali attori del settore spaziale. Un mondo apparentemente lontano ma che, al contrario, coinvolge potenzialmente una miriade di imprese della regione motore dell’economia italiana. La conferenza, promossa in collaborazione con la Regione Lombardia, si svolge nei giorni 11 e 12 maggio e rappresenta il focus sulle tecnologie per l’esplorazione di Marte e sul ruolo dell’industria lombarda nella Space Economy. Obiettivo di Mars Planet, che persegue il progetto di realizzare un centro di ricerche spaziali in Lombardia con l’intento di stimolare l’innovazione tecnologica e le sue ricadute sulla società, è sensibilizzare il comparto industriale a divenire parte attiva della cosiddetta Space Economy. Ad aprire la conferenza sono stati chiamati il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, in relazione all’importanza della Space Economy per la Lombardia, anche alla luce dei recenti accordi con il Politecnico di Milano, e Luigi Pasquali, coordinatore attività spaziali di Leonardo, leader industriale italiano nel settore spaziale con un’importante presenza in Lombardia. Oltre a relatori di Agenzia Spaziale Italiana, Leonardo, Thales Alenia Space e Altec, il panel di speakers comprende, tra gli altri, rappresentanti di Agenzia Spaziale Europea e NASA e il presidente della Mars Society americana. La conferenza si articola in sessioni dedicate a fisiologia umana e colture agricole nelle missioni spaziali di lungo periodo, a robotica e realtà virtuale, con un’appendice dedicata a progetti di innovazione presentati da giovani studenti degli istituti superiori e delle università, aventi come tema di sviluppo la ricerca su Marte.
“La conferenza MARS TO EARTH 2018 si focalizza sulle applicazioni dei programmi di ricerca su Marte e sulle attività di esplorazione spaziale in genere, che sono già disponibili per innescare un impatto economico di valore aggiunto sulle attività commerciali e industriali terrestri – dichiara l’ing. Antonio Del Mastro, presidente di Mars Planet – L’esplorazione umana di Marte genererà un effetto positivo su molti settori industriali, contribuendo a un cambiamento radicale dello scenario tecnologico ed economico sul nostro pianeta madre. L’ubicazione della conferenza a Milano vuole richiamare l’importanza della partecipazione del sistema produttivo lombardo alla Space Economy, in ottica di Industria 4.0, auspicare un ruolo preminente dell’Italia nel contesto europeo come destinatario dei benefici economici derivanti dall’esplorazione di Marte”.
da Sorrentino | Mar 14, 2018 | Astronomia, Attualità, Fisica, Primo Piano
La scienza dell’universo perde il suo prim’attore: l’astrofisico Stephen Hawking si è spento all’età di 76 anni. Lui, capace di superare la terribile esperienza della Sla, la malattia degenerativa che non gli ha impedito di studiare e affermarsi come uno dei più grandi scienziati della storia. Scompare l’uomo della “Teoria del tutto”, che ha inanellato una serie di studi fondamentali per la conoscenza del cosmo, capace di addentrarsi nella fisica dei buchi neri, individuare un particolare tipo di radiazione che prende il suo nome, elaborare un nuovo concetto di evoluzione dell’universo, disseminare con chiarezza e in chiave divulgativa i suoi elaborati scientifici. Non ha sconfitto la Sla, ma è riuscito ad aggirarla, vincendo l’immobilità fino a provare l’esperienza del volo parabolico e vivere, anche se per manciate di secondi, l’assenza di gravità, fino a sentirsi un superman. Lo attendeva anche volo suborbitale con la Virgin Galactic.
Per i più Hawking era da considerarsi un predestinato: è venuto alla luce lo stesso giorno in cui, 300 anni prima, si è spento Galileo Galilei, ed è morto nel giorno della nascita di Albert Einstein, 130 anni dopo. Dal 1976 al 2009 si è seduto dietro la cattedra che fu di Isaac Newton, a Cambridge. Hawking ha accesso letteralmente acceso la luce sui punti oscuri dell’Universo, elaborando la tesi basata sull’integrazione della meccanica quantistica con la teoria della relatività di Einstein, confluita nella famosa “Teoria del tutto”, che ha dato vita al film biografico firmato dal regista James Marsh nel 2014. L’ultima, importanza formulazione sull’esistenza dell’universo è stata sviluppata insieme al fisico Thomas Hertog, del Cern di Ginevra, secondo cui non ci sarebbe stato un solo inizio, ma il cosmo che conosciamo sarebbe ciò che è rimasto dopo una serie di eventi rapidi e concatenati dopo il Big Bang. Di una cosa si può essere certi. La scomparsa di Stephen Hawking non chiude un capitolo, ma lascia aperte molte finestre da cui affacciarsi per svelare i tanti segreti dell’universo.
da Sorrentino | Feb 8, 2018 | Eventi, Eventi Scientifici e Culturali, Primo Piano
Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano ospita dal 9 febbraio al 3 giugno 2018 la mostra “Marte. Incontri ravvicinati con il Pianeta Rosso”, promossa da Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Ministero dei beni e delle attività Culturali e del Turismo (MIBACT) e Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci in collaborazione con Agenzia Spaziale Europea, INAF, Leonardo, Thales Alenia Space Italia e National Geographic. La mostra, curata da Viviana Panaccia, vuole raccontare al grande pubblico la storia dell’esplorazione di Marte e l’importante contributo italiano a questa avventura. Dopo un richiamo alla figura mitologica del dio Marte, un’introduzione dedicata alle prime osservazioni dei canali di Giovanni Schiaparelli e alla grande produzione di letteratura fantascientifica, il percorso espositivo illustra lo stato della conoscenza che oggi abbiamo di Marte, attraverso i dati e le immagini che la più avanzata tecnologia spaziale ha permesso di acquisire: dalle prime ‘storiche’ immagini delle sonde Viking fino alla sonda europea Mars Express, ai rover americani Curiosity e Opportunity e alla sonda americana Mars Reconnaissance Orbiter. La ricca galleria di immagini consente al visitatore un “incontro ravvicinato” con il tormentato e affascinante paesaggio marziano, con i suoi profondi canyon, le distese di dune, gli altissimi vulcani, le pianure sconfinate, e le preziose tracce di acqua scoperte di recente.
La mostra vuole essere anche un omaggio al programma europeo ExoMars, realizzato con un importante contributo italiano, il cui obiettivo è una conoscenza approfondita del Pianeta Rosso, in prospettiva della sua colonizzazione. Sono esposti i modelli delle sonde ExoMars TGO e Mars Express e di un rover della Nasa progettato per uno sbarco nel 2020. In mostra è presente inoltre un modello in scala 1:1, con i dettagli del suo interno, robotizzato e completamente automatico, della trivella realizzata da Leonardo a Nerviano (Milano) per la Missione ExoMars 2020. Lo strumento ha appena completato con successo i test di qualifica spaziale nei laboratori del CISAS dell’Università di Padova. Le suggestioni pop del mito di Marte sono presenti in mostra anche a livello sonoro, con la canzone “Life on Mars” di David Bowie e l’adattamento radiofonico del romanzo di fantascienza La guerra dei mondi che, interpretato da Orson Welles in onda sulla CBS nel 1938, scatenò negli Usa il panico di un’invasione aliena. Non manca anche uno sguardo su quello che potrebbe riservare il prossimo futuro con una spettacolare e immersiva video-installazione, ispirata alle immagini della serie televisiva MARS firmata da Ron Howard.
L’esposizione, selezionata per la pubblicazione sull’ADI Design Index 2017 dall’Osservatorio permanente del Design ADI, approda a Milano dopo i successi delle edizioni di Roma e Matera, in un’edizione aggiornata con le ultime novità sui prossimi programmi di esplorazione e arricchita dalla presenza di alcuni documenti originali di Schiaparelli. Si tratta di 3 volumi relativi alle sue osservazioni, provenienti dall’Istituto Nazionale di Astrofisica INAF – Osservatorio Astronomico di Brera: il diario delle osservazioni originali con numerosissimi disegni di Marte e della sua superficie realizzati grazie al telescopio Merz-Repsold ora esposto al Museo; il manoscritto autografo sulle osservazioni condotte con il Merz-Repsold nel 1888 finalizzato alla pubblicazione da parte dell’Accademia dei Lincei; il volume a stampa di Osservazioni condotte con il Merz-Repsold nel 1888 pubblicato dall’Accademia dei Lincei Molti altri disegni di Schiaparelli sono consultabili in mostra in formato digitale.
Al Museo la mostra è allestita in dialogo con le esposizioni permanenti, in particolare con l’area Spazio e Astronomia, dove è esposto il grande telescopio Merz-Repsold dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Brera grazie al quale Schiaparelli osservò e descrisse la superficie di Marte, contribuendo a creare il mito dei marziani. La cupola originaria dalla quale Schiaparelli realizzò le sue osservazioni fa parte del Museo Astronomico di Brera. Durante il periodo di apertura, l’esposizione sarà accompagnata da un calendario di incontri e appuntamenti. In particolare, il Museo propone due weekend speciali al mese (10-11 e 17-18 febbraio; 10-11 e 17- 18 marzo; 21-22 e 28-29 aprile; 12-13 e 19-20 maggio) pensati per tutte le età. Attività interattive nei laboratori, visite guidate ed esperienze con i visori di realtà virtuale grazie al sistema PlayStation®VR, permetteranno di addentrarsi nelle più recenti scoperte, nei futuri progetti di esplorazione e dare spazio alla propria creatività o immergersi nella cultura popolare ispirata al Pianeta Rosso. La visita alla mostra è compresa nel biglietto d’ingresso al Museo.
da Sorrentino | Feb 7, 2018 | Eventi, Eventi Scientifici e Culturali, Missioni, Primo Piano
Due progetti tecnologici dell’Agenzia Spaziale Europea festeggiano il decennale. Si tratta del laboratorio europeo Columbus, lanciato il 7 febbraio 2008 nella stiva dello Space Shuttle Atlantis e attraccato alla Stazione spaziale internazionale, costruito negli stabilimenti di Torino della Thales Alenia Space, e dell’ATV, Veicolo di Trasferimento Automatizzato, ribattezzato “Jules Verne” che esordì in orbita il 9 marzo 2008 e pure raggiunse la stazione spaziale. Un cilindro pressurizzato di circa 7 metri per 4 e mezzo di diametro, Columbus è dotato all’interno di dieci comparti che ospitano gli esperimenti e di quattro piattaforme esterne a cui sono agganciati altri esperimenti. Al suo interno hanno lavorato quattro astronauti italiani dell’Agenzia Spaziale Europea: Roberto Vittori, Luca Parmitano, Samantha Cristoforetti e Paolo Nespoli. L’epopea del Columbus è caratterizzata dal peso scientifico che il modulo ricopre nel programma di attività del complesso orbitale, a cui si è agganciato l’11 febbraio 2008. Un laboratorio di ricerca permanentemente abitato, al cui interno gli astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea hanno condotto 225 esperimenti in chiave multidisciplinare, dalla medicina e fisiologia umana alla biologia, chimica e fisica dei metalli, alla coltivazione di piante in condizioni di microgravità. La crescita delle piante rappresenta un esempio di come gli esperimenti a lungo termine possano produrre risultati rivoluzionari, che potrebbero aiutare a nutrire gli astronauti nello spazio in futuro. Le piante possono adattarsi, possono germogliare dai semi, attraversare l’intero ciclo di vita e produrre nuovi semi, quindi si adattano abbastanza bene alle condizioni di microgravità.
Tra i vari esperimenti di lunga data condotti sul Columbus, c’è stato quello denominato Expose, che ha permesso di esporre al vuoto dello spazio una serie di microorganismi, dai batteri ai licheni e anche alcune larve di animali, diversi dei quali sopravvissuti. Molti degli esperimenti si svolgono sugli stessi astronauti, testando muscoli, ossa, sangue e cervello. Uno studio a lungo termine, chiamato DOSIS, ha creato una mappa 3D dei cambiamenti abbastanza significativi nei livelli di radiazioni che gli astronauti incontrano in diverse parti del modulo Columbus. Sperimentare in un ambiente privo di gravità ha permesso agli scienziati di sviluppare nuove leghe metalliche, che vengono ora utilizzate in applicazioni ad alta tecnologia sulla Terra.
La ricorrenza del decennale di Columbus è stata celebrata dall’Esa al Centro europeo per la ricerca e la tecnologia spaziale (Estec) di Noordwijk, in Olanda
da Sorrentino | Gen 10, 2018 | Eventi, Eventi Scientifici e Culturali, Primo Piano
L’11 maggio 2009 la navetta Atlantis decollava per una missione di undici giorni con l’obiettivo di effettuare l’ultima manutenzione del telescopio orbitante Hubble. Poco più di due anni dopo, il 21 luglio 2011, dopo 33 voli, 306 giorni nello spazio, 4.848 orbite e 202.673.974 chilometri percorsi, la stessa navetta spaziale Atlantis toccava per l’ultima volta la pista di atterraggio del Kennedy Space Center facendo calare il sipario sul Programma Space Shuttle, durato trent’anni. Tuttavia, la NASA deve aver considerato la missione dedicato al telescopio Hubble l’ultimo atto significativo di un’era che ha visto protagonisti i primi veicoli spaziali riutilizzabili. Per questo motivo il CALTECH (California Institute of Technology), la celebre università americana che forma i futuri scienziati della NASA, commissionò al compositore italiano Leonardo di Lorenzo un’opera musicale per celebrare il lancio della navetta spaziale ATLANTIS avvenuto l’11 maggio 2009. In quella occasione il brano venne eseguita sotto la direzione dell’autore nella storica “Dabney Lounge” del campus americano. Leonardo Di Lorenzo, nativo di Roma, compositore di fama internazionale che vive e lavora a Londra, ha deciso di proporre il suo lavoro, dedicato al culmine dell’epopea dello Space Shuttle, nella cornice del Teatro Grande di Brescia. ù
L’appuntamento, fissato per domenica 11 febbraio 2018, segna il ritorno artistico in Italia nei giorni del suo 41esimo genetliaco del maestro Di Lorenzo, il quale oltre a guidare il pubblico all’ascolto, si esibirà in un brano insieme all’Orchestra Sinfonica dei Colli Morenici diretta da Giuseppe Orizio. Il concerto, dal titolo “Sogno di un astronauta”, prende il titolo dalla sinfonia dedicata allo shuttle Atlantis e previste nel programma delle esecuzioni musicali, che comprende una ouverture, due sinfonie e una serie di brani tratti dal poliedrico percorso musicale del compositore, sia in ambito sinfonico che di colonne sonore per cinema e televisione, che teatrale (musical) e jazzistico. L’evento, organizzato in collaborazione con il Comune di Brescia, e con il patrocinio dell’Associazione Culturale Orbiter e dell’Unione Giornalisti Aerospaziali Italiani, permetterà di raccogliere fondi a favore dell’ASST SPEDALI CIVILI DI BRESCIA – OSPEDALE DEI BAMBINI.