L’astronauta Luca Parmitano fa il resoconto della missione Volare, nella sede dell’Agenzia Spaziale Italiana, iniziando dall’incidente occorsogli nella seconda attività extraveicolare condotta durante la permanenza a bordo della stazione spaziale internazionale, quando la rottura di un dispositivo di regolazione del flusso dell’acqua ha rischiato addirittura l’annegamento cosmico. Una situazione tanto paradossale quanto drammatica per come si è sviluppata e, per fortuna, risolta grazie alla straordinaria freddezza del suo protagonista e alla prontezza e collaborazione dei suoi colleghi di equipaggio. Nella sua prima conferenza stampa italiana dopo il rientro a terra, Parmitano ha riferito che la commissione d’inchiesta della Nasa, incaricata di individuare le cause dell’incidente avvenuto durante la seconda attività extraveicolare, ha stabilito che le azioni da lui condotte nei momenti cruciali dell’emergenza nel vuoto hanno contribuito a salvargli la vita. E questo è un titolo di merito assoluto per chi si è ritrovato a vivere un’esperienza mai capitata ad altro astronauta. Era il 16 luglio quando il casco di Luca Parmitano iniziò a riempirsi di acqua, facendolo sentire “come un pesce rosso in una boccia”. Il problema è stato individuato in un’avaria alla pompa che separa il flusso dell’acqua da quello dell’aria, che deve essere rimessa in circolo e tornare nel casco perché l’astronauta possa respirare. Lo strumento funziona grazie a una centrifuga che ruota a 19mila giri al minuto ed è dotata di 8 buchi per il drenaggio del liquido. A causare le perdita sarebbe stata l’ostruzione di questo fori che ha impedito all’acqua di defluire. In assenza di gravità, l’acqua è risalita per il tubo formando una bolla davanti al viso di Parmitano che ha rischiato, incredibile ma vero, di farlo affogare. E’ certo che la preparazione del maggiore pilota dell’Aeronautica Militare Italiana è stata determinante per superare la singolare, pericolosa quanto imprevista criticità, conservando pieni lucidità e controllo della situazione. Le tute destinate alle prossime Eva saranno dotate di un piccolo snorkel agganciato con del velcro che consentirà agli astronauti di respirare anche se il casco dovesse allagarsi.
Di fronte a 150 studenti invitati dall’ASI, alla presenza del presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Enrico Saggese, del direttore dell’Esrin e dei programmi di Osservazione della Terra dell’Esa, Volker Liebig, e del capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Pasquale Preziosa, l’astronauta Parmitano ha ringraziato l’Italia come sistema formativo e l’Arma Azzurra a cui appartiene, e ha fatto il resoconto dei 166 giorni trascorsi in orbita, durante i quali ha svolto 33 esperimenti che hanno riguardato in particolare la fisiologia umana in assenza di gravità e lo studio sui combustibili green, e sottolineato l’importante contributo offerto dall’Itallia alla ricerca scientifica e spaziale, osservando come sia fondamentale guardare oltre la Terra. “Da sempre l’uomo ha guardato verso le stelle cercando di comprendere cosa c’è. Adesso dei mezzi e la possibilità di concretizzare questa nostra ricerca, non solo con le sonde ma anche con l’uomo”. Completata la fase di riabilitazione piena alla gravità terrestre, Luca Parmitano si dedicherà a fornire il suo contributo e la sua esperienza ai programmi futuri, con la speranza di fare da trainer agli equipaggi che saranno scelti per andare su Marte. Il presidente dell’ASI, Enrico Saggese, ha definito Luca Parmitano il migliore ambasciatore della scienza, della tecnologia e dell’ingegno italiano.









