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Astrosamantha il film, a cinema e scuola

Astrosamantha il film, a cinema e scuola

Astrosamantha-e-lei-si-commuoveL’impegno quotidiano dell’allenamento, l’arrivo nello spazio dove ha trascorso la permanenza record di 200 giorni e il rientro sulla Terra dopo un’intensa e proficua attività di ricerca: sono questi gli elementi principali degli ultimi tre anni di vita di Samantha Cristoforetti, narrati nel documentario“Astrosamantha – la donna dei record”. Il regista Gianluca Cerasola e sua la troupe hanno accompagnato Samantha attraverso tre continenti (sulla terra) fino alla sua partenza verso lo spazio, entrando nel suo mondo e conoscendo i suoi affetti. Si sono fatti spiegare le prove che ha dovuto affrontare il suo fisico nelle fasi di preparazione, le difficoltà e le soddisfazioni. In questo lungo percorso Samantha si è raccontata e ha condiviso curiosità e aneddoti dal misterioso e affascinante mondo dei viaggi e delle scoperte spaziali. Nei giorni 1 e 2 marzo 2016 la proiezione del film Astrosamantha è stata programmata in oltre 150 sale cinematografiche italiane.

maxresdefaultProprio per la sua straordinaria esperienza, Samantha – astronauta dell’Agenzia Spaziale Italiana e capitano pilota dell’Aeronautica Militare, protagonista di “Futura”, la seconda missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana – è stata insignita di uno speciale riconoscimento durante la premiazione dei Nastri d’Argento 2016 che ha avuto luogo il 25 febbraio 2016 alla Casa del Cinema a Roma. Il premio speciale come protagonista del 2015 nel ‘cinema del reale’ è stato attribuito all’astronauta “per il suo altissimo contributo alla capacità di divulgazione e comunicazione dei valori, non solo scientifici, della missione spaziale, così ben raccontata nell’esperienza cinematografica del film  “Astrosamantha – la donna dei record”. A decidere l’assegnazione è stato il Direttivo del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, la categoria di professionisti che ha ideato i Nastri d’Argento e li conferisce dal 1946. Attraverso le immagine realizzate da Cerasola, accompagnate dalla voce dell’attore Giancarlo Giannini, gli spettatori potranno seguire AstroSamantha in un arco di tempo cruciale nella sua vita di donna sulla Terra e in orbita, dove è rimasta 200 giorni. Samantha-Cristoforetti_980x571La prima italiana nello spazio ha raccontato quali prove ha dovuto sostenere durante gli allenamenti, le problematiche connesse alla sua particolare professione ma anche soddisfazioni, curiosità e aneddoti. “Fino a qualche anno fa ero dall’altra parte, ero io a guardare con gli occhioni sgranati gli astronauti e i lanci spaziali – dice Samantha Cristoforetti – Adesso, all’improvviso, mi trovo all’interno di questo mondo e credo che sia importante che le persone possano vedere e partecipare”. 83 minuti di proiezione che raccontano il sogno diventato realtà e l’esperienza di una donna il cui obiettivo è divulgare, comunicazione, condividere. Una lezione di vita, dal 3 marzo disponibile per la proiezione nelle scuole.
Il trailer del film

Kelly e la missione lunga un anno

Kelly e la missione lunga un anno

scott-kelly-1-631x420L’astronauta americano Scott Kelly e il cosmonauta Mikhail Kornienko sono giunto a conclusione della One Year Mission a bordo della stazione spaziale internazionale, dedicata alla comprensione delle reazioni del corpo umano nell’ambiente spaziale con l’obiettivo di  ridurre sempre più i rischi per gli astronauti impegnati nelle future missioni di esplorazione verso Marte. Il rientro sulla Terra è stato fissato alle 6.25 antimeridiane (ora italiana) del 1 marzo 2016. Kelly e Kornienko erano partiti dal cosmodromo di Baikonour in Kazakstan il 28 marzo 2015 con la Expedition 43, successiva a quella di Samantha Cristoforetti, con la quale hanno condiviso due mesi di permanenza in orbita.

Kelly ha tenuto la sua ultima inflight call dalla ISS dichiarando di sentirsi un privilegiato, poiché ha potuto lavorare per un lungo periodo in una struttura scientifica unica al mondo:  ”Da qui ti rendi conto dell’impatto dell’inquinamento sul nostro pianeta e quando sarò a casa spero di poter fare di più per aiutare a proteggere l’ambiente”.

La particolarità di questa spedizione è che Scott Kelly ha un fratello gemello, Mark Kelly, anche lui astronauta: gli studi compiuti nei 340 giorni a bordo della Stazione Spaziale comprendono anche la comparazione di dati dai due gemelli, al fine di identificare eventuali piccoli cambiamenti causati dalla microgravità. La One Year Mission prevedeva sette aree di studio: funzionale, salute comportamentale, disabilità visive, metabolismo,prestazioni fisiche, microbica e fattori umani per un totale di400 esperimenti effettuati con decine di ore  di sperimentazioni nei laboratori della ISS e sugli astronauti stessi.

kelly-KornienkoKelly ha anche assistito alla fioritura delle zinnie nella “serra cosmica”– la facility Veggie – l’8 gennaio 2016 con un esperimento ideato per verificare il comportamento delle piante da fiore in condizioni di microgravità, soprattutto in rapporto a paramenti ambientali di particolare criticità come l’illuminazione, e per studiare le modalità di conservazione dei semi in orbita.

Il 2 febbraio poi l’astronauta americano ha attivato per la prima volta la Portable on Board Printer, la stampante tridimensionale progettata e realizzata in Italia che ha l’obiettivo di creare pezzi di ricambio e strumenti di lavoro direttamente in orbita. Una missione ricca di successi scientifici che fanno ben sperare per il futuro dell’esplorazione umana nello spazio: ”Ciò che abbiamo fatto  dimostra che possiamo superare le sfide. Se possiamo sognarlo, possiamo farlo, se lo vogliamo veramente –  ha sottolineato l’astronauta – una delle sfide più difficili da superare, anche in vista delle missioni su Marte è quella psicologica, il dover stare isolati e lontani dalle persone a cui si vuol bene. Non si può mai uscire, ogni giorno è uguale all’altro per un tempo lungo, ma è  una cosa che possiamo affrontare”.

Un Moon Village dopo lSS

Un Moon Village dopo lSS

Lunar-base-made-with-3D-printingNel prossimo decennio potremmo ritrovarci non solo a camminare di nuovo sulla Luna, ma vivere e lavorare in ambienti e spazi come quelli oggi disponibili sulla Stazione Spaziale Internazionale in orbita bassa terrestre. Creare un Moon Village, una base internazionale sulla Luna: è il sogno di Johann-Dietrich Worner, direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), ospite per la prima volta in Italia e intervenuto alla conferenza #Space 4.0. Enhancing Europe’s Competitiveness, organizzata a Roma alla facoltà di Ingegneria della Sapienza. Worner ha spiegato che dopo il successo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e prima di riuscire a superare gli ostacoli per andare su Marte, è il momento per creare una base lunare. “Per ora è solo un sogno, non abbiamo tempi e modalità definite ma è un sogno in cui crediamo e che può essere molto concreto”.

Il progetto della ISS è ormai stato completato da tempo e potrebbe essere abbandonato dopo il 2024 è quindi il momento di pianificare i prossimi progetti spaziali. La Luna non sarebbe un primo passo per poi andare su Marte, o un ripiego, “un Moon Village sarebbe un’opportunità per tutti. E’ vicina e abbiamo molte tecnologie già pronte, sarebbe non tanto una miniera da sfruttare ma piuttosto un grande laboratorio per sviluppare nuove tecnologie, dove ad esempio installare grandi telescopi”.

Roberto Battiston, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, ritiene necessario che l’Italia abbia un ruolo sempre maggiore all’interno dello spazio europeo e ottenere, in particolare, rappresentanti italiani alla guida dei settori dei lanciatori e dei programmi di osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea: ”nei nostri incontri abbiamo parlato di tutti i piani spaziali dell’Italia all’interno della cooperazione con ESA che saranno al centro dell’incontro, previsto a fine anno, tra i responsabili del settore spaziale delle nazioni partecipanti” ha spiegato Roberto Battiston. Al centro dell’incontro il ruolo dell’Italia all’interno di ESA, la missione ExoMars 2018, il futuro della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e il programma dei lanciatori. Attenzione è stata posta anche al tema della selezione in corso per la nomina dei nuovi vertici nei direttorati ESA dell’Osservazione della Terra e quello dei Lanciatori. “Auspico – ha aggiunto Battiston – che italiani possano ricoprirne il ruolo”.

Del progetto del Moon Village il presidente dell’ASI ha raccolto la sfida: “Realizzare un Moon Villagge, un villaggio lunare, è un progetto che attira pienamente anche l’Agenzia Spaziale Italiana. Crediamo che l’obiettivo degli europei a lungo termine sia raggiungere Marte, ma la Nasa, nel suo programma verso il pianeta rosso, prevede anche fasi intermedie di atterraggi sulla Luna con robot e uomini, obiettivo a cui siamo interessati”.

Jan-Woerner“Credo – ha detto ancora Battiston – che l’Europa avrebbe tutta la capacità di attrarre l’interesse di grandi paesi come la Cina, l’India o i Paesi Arabi in questa sfida”. L’Esa, ha proseguito, “ha tutte le capacità e l’Italia ritiene che la sfida di Marte vada perseguita e rappresenti quel salto tecnologico e verso il progresso che ha rappresentato la conquista della Luna da parte dell’uomo”. E “su Marte -ha chiuso Battiston- ci si va tutti insieme”.

Il direttore generale dell’ESA ha avuto anche un incontro con il Ministro della Ricerca, Stefania Giannini, che ha offerto l’opportunità di confrontarsi sulla posizione italiana all’interno dell’Esa, essendo il nostro Paese terzo contributore dell’Agenzia Spaziale Europea. L’incontro con il ministro italiano è avvenuto nell’ambito del giro di capitali europee che Woerner sta visitando, per avviare la preparazione della prossima ministeriale dell’ESA che si terrà il 2 dicembre 2016.

Prima stampa in 3D nello Spazio

Prima stampa in 3D nello Spazio

ISS 3DLa stampante 3D made in Italy, presente a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, è stata attivata e ha funzionato in modo nominale. L’obiettivo dell’esperimento è creare pezzi di ricambio e strumenti di lavoro direttamente in orbita. Stampare in 3d nello spazio è sempre più una realtà. Lo ha dimostrato l’astronauta Scott Kelly che ha attivato Portable on Board Printer 3D la stampante tridimensionale progettata e realizzata in Italia che ha l’obiettivo di creare pezzi di ricambio e strumenti di lavoro direttamente in orbita. Durante l’esperimento, iniziato alle 13 (ora italiana) del 2 febbraio e durato un’ora, tutto si è svolto in modo nominale ed è stato creato un piccolo oggetto di PLA, una plastica biocompatibile e biodegradabile che, una volta espulsa, permette di comporre le forme 3D. L’intera sessione è stata filmata attraverso una finestra trasparente della stampante stessa, consentendo il monitoraggio visivo da terra. L’oggetto fabbricato verrà comparato con un altro analogo stampato a terra, per poter approfondire le diversità strutturali. La stampante è un oggetto tecnologicamente molto avanzato. Deve sottostare ai vincoli estremamente rigorosi che qualunque hardware a bordo della Stazione Spaziale deve rispettare, per consentirne il funzionamento in assenza di gravità.

“Il progetto ha coinvolto un team coordinato dall’Agenzia Spaziale Italiana, in costante contatto con NASA, composto da tecnici e ricercatori di tre industrie nazionali – ha commentato Gabriele Mascetti responsabile dell’unità Volo Umano e Microgravità dell’ASI –  l’utilizzo in orbita della Portable on Board Printer  rappresenta una ulteriore dimostrazione della capacità italiana di ambire e raggiungere traguardi di elevato livello, sia in termini di successo tecnologico che di efficace cooperazione internazionale”.

Portable on board printer rappresenta il primo passo verso l’autoproduzione strumenti in orbita. In futuro sarà possibile creare dei veri e propri impianti di produzione digitale e automatizzata a bordo della ISS e di altri veicoli, riducendo notevolmente il costo delle prossime missioni spaziali. L’esperimento della stampante 3D, partito alla volta della ISS a bordo del cargo Cygnus il 6 dicembre 2015 e arrivato a destinazione il 9, è stato ideato da Altran Italia, nel 2013 ha vinto il bando di “Volo Umano Spaziale per Ricerche e Dimostrazioni Tecnologiche sulla Stazione Spaziale Internazionale” promosso dall’ASI. Il progetto ha visto la collaborazione di Altran Italia come prime contractor e responsabile del concept meccanico e di sistema, Thales Alenia Space per gli aspetti di PA/Safety e di integrazione alla ISS e IIT per la caratterizzazione e l’analisi post-flight.

Primo fiore sbocciato nello spazio

Primo fiore sbocciato nello spazio

Zinnia“First ever flower grown in space!” ha twittato l’astronauta della Nasa Scott Kelly allegando l’immagine del primo fiore sbocciato a bordo della Stazione spaziale internazionale. La zinnia arancione, fiorita sabato 16 gennaio 2016, è stata ritratta sullo sfondo del blu dominante della Terra. Si può affermare che l’esperimento Viggie, legato alle colture spaziali, abbia avuto pieno successo, considerato che nel mese di agosto 2015 era spuntata la prima lattuga.

La Zinnia, appartenente alla famiglia Asteracee e molto simili alla margherita, è originaria del Centro America e notoriamente difficile da coltivare, ancora di più in condizioni di assenza di gravità. E’ particolarmente sensibile alla luce, risente della eccessiva umidità, le sue foglie tendono a piegarsi e per sbocciare richiede da due a tre mesi. Le Zinnie sono state piantate da Kjell Lindgren della NASA il 16 novembre 2015 in una piccola serra realizzata a bordo della ISS, dove a fare le veci del Sole ci sono i led rosso e blu. Gioia Massa, responsabile del programma di ricerca sulle colture della NASA avviato nel maggio 2014, ha ammesso che le piante non sono cresciute perfettamente, ma ciò ha consentito di imparare molto sul comportamento di piante e fluidi in microgarvità. «Indipendentemente dal risultato finale della fioritura avremo guadagnato molto» – ha sottolineato la ricercatrice.

«L’impianto del raccolto di Zinnia è molto diverso da quello della lattuga – ha detto Trent Smith, project manager del programma Veggie – È più sensibile ai parametri ambientali e alle caratteristiche della luce. La Zinnia cresce in 60-80 giorni, quindi, è una pianta più difficile da coltivare». Nonostante ciò, i ricercatori sono arrivati alla fioritura e questo promette bene per il futuro: si pensa infatti già alla coltivazione di pomodori, i cui semi dovrebbero arrivare nella serra orbitale nel 2017. I risultati possono dirsi promettenti, nonostante non siamo ancora ai successi riportati da Mark Watney, il protagonista del romanzo “The Martian” interpretato sul grande schermo dall’attore Matt Damon, che riesce a coltivare e produrre patate su Marte.

Nuovi servizi cargo per la ISS

Nuovi servizi cargo per la ISS

Dream Chaser Cargo SystemLa NASA ha selezionato tre aziende per i nuovi contratti relativi ai voli di rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale. Prosegue così la politica di collaborazione con i privati per l’attività cargo in orbita terrestre bassa.  Il capitolo tecnico-commerciale, denominato Commercial Resupply Services 2, riguarda non solo il trasferimento dei carichi da e per la ISS, ma anche l’eliminazione dei rifiuti e tutto ciò che va in disuso, come pure il riporto a terra degli esperimenti conclusi. Alle confermate SpaceX e Orbital ATK si aggiunge Sierra Nevada Corporation. La scelta di inserire una terza azienda fornitrice di servizi consente alla NASA maggiore flessibilità nella programmazione dei voli e possibilità di avere a disposizione ulteriori opportunità di lancio nel caso sopraggiungano problemi.

La prima versione del contratto relativo ai servizi di cargo spaziale indicava una quantità prestabilita di carichi da trasportare, espressa in termini di tonnellate. Di conseguenza il numero di missioni è dipeso dalla capacità di carico della navetta. Nel contratto CRS-2 la NASA ha imposto che ogni singola azienda garantisca almeno sei missioni e la copertura assicurativa in caso di incidenti. Le missioni previste dal nuovo contratto includono nuove opzioni riguardante la consegna (cibo, hardware, esperimenti scientifici), la restituzione e l’eliminazione di carichi sia pressurizzati che non pressurizzati. La NASA ha indicato la cifra complessiva di 14 miliardi di dollari, a partire dal 2016 fino al 2024.

Finora, la sola navetta Dragon di SpaceX era in grado di riportare sulla Terra carichi utili come gli esperimenti scientifici e i prodotti tecnologici testati in orbita. L’evoluzione di Dragon consentirà di  attraccare direttamente alla Stazione Spaziale Internazionale invece di attendere di essere catturata dal braccio robotico. In fase di rientro a terra, invece, anche se in tempi più lunghi, è previsto l’atterraggio verticale con l’assistenza di propulsori in luogo dell’ammaraggio nell’oceano. Orbital ATK conferma l’impiego della navetta Cygnus, che servirà anche per eliminare i rifiuti dalla Stazione Spaziale Internazionale, prepara lo sviluppo della nuova versione del razzo vettore Antares. Nel frattempo effettuerà un altro lancio con l’Atlas V.  La new entry Sierra Nevada Corporation propone il Dream Chaser Cargo System, uno shuttle basato su un vecchio progetto della NASA denominato HL-20. Il Dream Chaser consiste in una navetta riutilizzabile ma a costi contenuti e può essere lanciato con il collaudato razzo vettore Atlas V. Oltre a usare la pista del Kennedy Space Center, il Dream Chaser potrebbe atterrare anche in un aeroporto. Il vantaggio consiste nella possibilità di riportare a terra esperimenti scientifici e campioni biologici che potrebbero essere resi immediatamente disponibili a scienziati e ricercatori.

 

(foto Dream Chaser Cargo System by Sierra Nevada Corporation)