La capsula Soyuz MS-09, a bordo del razzo vettore Soyuz FG, ha portato in orbita i tre membri d’equipaggio della Expedition 56/57 a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Serena Auñón-Chancellor (NASA), Alexander Gerst (ESA) e Sergey Prokopyev (Roscosmos) sono partiti alle 13:12 ora Italiana di mercoledì 6 giugno dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan per attraccare al modulo Rassvet alle ore 15:07 di giovedì 7 giugno. Ad attendere il nuovo equipaggio a bordo della ISS il comandante di Expedition 56 Drew Feustel, insieme a Ricky Arnold e Oleg Artemyev. Nei prossimi 6 mesi sono in programma oltre 250 esperimenti scientifici in vari campi, biologia, scienze della Terra, scienze fisiche, tecnologie. Questa spedizione è stata soggetta a un cambiamento nel gennaio scorso, quando la NASA ha comunicato la sostituzione della 47enne afroamericana Jeanette Epps, candidata a restare in orbita per 143 giorni, con Serena Auñón-Chancellor, che ha così anticipato la sua partenza precedentemente prevista a novembre 2018, quando invece toccherà a Anne McClain.
Airbus Defence and Space di Tolosa ha aperto le porte dello stabilimento dove è stato completato il satellite Aeolus dell’Agenzia Spaziale Europea, dotato di un’innovativa tecnologia laser per misurare i venti globali, pronto per essere spedito in Guyana francese per il lancio affidato al vettore Vega di Avio. Le caratteristiche del satellite Aeolus, posto nella camera pulita dello stabilimento a Tolosa, sono state illustrate da Mathilde Royer, Capo dell’Osservazione della Terra, Navigazione e Scienze di Airbus Space Systems, e Josef Aschbacher, Direttore dei Programmi di Osservazione della Terra dell’ESA. Si tratta, infatti, del primo satellite con tecnologia lidar ad essere lanciato per lo studio del vento ed è la prima volta che la tecnologia laser UV viene usata per misurazioni derivate dallo spazio. Sondando l’atmosfera con un potente laser, Aeolus permetterà di migliorare la nostra conoscenza delle dinamiche e dei processi tropicali relativamente alle variazioni climatiche e, soprattutto, di migliorare le previsioni meteorologiche. Il laser genera una luce ultravioletta che viene indirizzata verso la Terra. Questa luce rimbalza dalle molecole dell’aria e dalle particelle piccole come per esempio polvere, ghiaccio e goccioline di acqua presenti nell’atmosfera. La frazione di luce che si riflette di ritorno verso il satellite viene raccolta dal telescopio di Aladin e misurata. Molti aspetti della nostra vita quotidiana sono influenzati dal meteo, pertanto va da sè che previsioni meteorologiche accurate siano importanti per le attività commerciali come l’agricoltura, la pesca, l’edilizia ed i trasporti – e, in generale, le previsioni rendono più semplice pianificare i giorni a venire. Sebbene le previsioni abbiano fatto considerevoli passi avanti negli ultimi anni, i meteorologi hanno urgentemente bisogno dei dati globali del profilo dei venti per migliorarle ancora di più. Il satellite Aeolus, che fa parte del programma di Osservazione della Terra dell’ESA, partirà dallo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana Francese, a bordo del lanciatore Vega, costruito da Avio e che può mettere in orbite bassa satelliti del peso di 300-1500 kg. Valore del contratto di lancio, sottoscritto tra ESA e Arianespace nel settembre 2016, è di 32.57 milioni di euro. Aeolus sarà lanciato su un’orbita eliosincrona a 320 km di altezza. Questo profilo orbitale permetterà di misurare la velocità dei venti ortogonalmente alla direzione di volo del satellite con un angolo di 35 gradi rispetto al nadir. Il primo satellite ESA di Osservazione della Terra ad essere portato in orbita da Vega è stato, nel 2015, Sentinel-2A.
SDA Bocconi School of Management vara un centro di ricerca per studiare il valore dell’economia dello spazio. Si chiama See Lab, acronimo di Space economy evolution Lab, ed è diretto da Andrea Sommariva, economista che fa parte del gruppo di studio Space mineral resources dell’Accademia Internazionale dell’Astronautica. L’annuncio della costituzione del See Lab è avvenuta nel corso di un convegno, promosso dalla Bocconi, sulla Space Economy e le opportunità ad essa legate per l’industria spaziale europea.
In meno di un mese il tema della Space Economy è stato affrontato in tre importanti consessi, due dei quali in Lombardia, con l’intermezzo del Festival dell’Economia di Trento che ha preceduto l’appuntamento in Bocconi. Ad aprire le riflessioni sull’importanza della Space Economy, che nel 2017 ha generato un fatturato di 350 miliardi di dollari a livello mondiale, è stato, in occasione del seminario “Mars to Earth” (promosso da Mars Planet, chapter italiano di Mars Society) ospitato nell’auditorium Testori della Regione Lombardia, il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, figura di riferimento in tutte le occasioni di confronto. La Space Economy esige che le imprese private siano sempre più protagoniste dei programmi spaziali. Argomento ripreso nel dibattito “Lift-off, parte il razzo della Space Economy”, organizzato nell’ambito del Festival dell’economia di Trento, che ha visto accanto a Battiston l’Ad di e-Geos, Massimo Comparini e gli statunitensi Jeffrey Manber Ad di Nanoracks e Dan Hart Presidente e Ad di Virgin Orbit, espressione di due realtà private e commerciali che hanno concluso accordi rispettivamente con Altec per un sistema commerciale per il lancio di cubesat (nanosatelliti) dalla Stazione Spaziale Internazionale e con la stessa Agenzia Spaziale Italiana per l’apertura dello spazioporto di Grottaglie in Puglia dove opererà Virgin Galactic. Immancabile la riflessione sul contributo dei satelliti per l’osservazione della Terra, che generano dati fondamentali per pianificare interventi indispensabili per lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia delle risorse del pianeta.
Tornando al See Lab presentato alla Bocconi, esso studierà i due filoni di ricerca che contraddistinguono l’economia dello spazio. Il primo riguarda l’economia legata allo sfruttamento dell’orbita bassa intorno alla Terra, dove orbitano i satelliti destinati all’osservazione del pianeta, e quella geosincrona (37 mila km di altezza), ove risiedono i satelliti delle telecomunicazioni e del broadcasting. Il secondo filone riguarda invece le frontiere più innovative dell’economia spaziale, ovvero l’estrazione di minerali critici come le terre rare e i metalli del gruppo del platino dalla Luna e dagli asteroidi (space mining) o il turismo spaziale.
L’Agenzia Spaziale Europea ha annunciato che l’astronauta Luca Parmitano sarà comandante della Stazione Spaziale Internazionale nel corso della sua seconda missione di lunga durata che lo vedrà di nuovo a bordo nel 2019, con lancio programmato probabilmente a settembre. Nel corso della sua prima missione condotta nel 2013, Luca Parmitano è rimasto in orbita 166 giorni e ha effettuato (primo italiano) due attività extraveicolari. Diventerà il terzo astronauta dell’Esa a comandare la ISS, dopo il belga Frank De Winne nel 2009 e il tedesco Alexander Gerst nel 2018. Luca Parmitano partirà con Andrew Morgan, astronauta della Nasa, e Alexander Skvortsov, cosmonauta della Roscosmos. I tre comporranno l’equipaggio delle Expeditions 60/61 e Parmitano assumerà il comando nella seconda parte della missione.
“Sono onorato che abbiano scelto me per questo ruolo e allo stesso tempo affronto con umilta’ questo compito – è stato il commento a caldo di Luca Parmitano – Essere il comandante delle persone più preparate e abili sul pianeta e fuori da esso può essere ‘scoraggiante’, ma mi vedo come un facilitatore; il mio obiettivo sarà quello di mettere tutti nella condizione di lavorare al meglio delle proprie capacità. In definitiva, però, sarò il responsabile della sicurezza dell’equipaggio e della stazione e lavorerò per il successo generale della missione. Ho lavorato con grandi comandanti e colleghi che mi hanno insegnato tanto, farò del mio meglio per seguire l’esempio di chi mi ha preceduto”.
Il Premio Scientifico “Capo d’Orlando”, assegnato dal Museo Mineralogico Campano di Vico Equense e la cui denominazione rimanda al rinvenimento di pesci fossili nella località della costa sorrentina, ha celebrato la ventesima edizione conferendo il prestigioso riconoscimento a Venkatraman Ramakrishnan, Nobel per la Chimica 2009 e presidente della Royal Society. Una eccellenza assoluta del panorama della ricerca scientifica, insignito a Stoccolma per gli studi condotti sulla struttura e la funzione dei ribosomi, le strutture cellulari che fabbricano le proteine, traducendo le istruzioni contenute nel Dna nei mattoni della vita. E la chimica, nelle sue varie sfaccettature, ha caratterizzato il ventennale del premio ideato da Umberto Celentano, direttore del Museo Mineralogico Campano. Una disciplina richiamata dagli altri premiati del 2018, dal filosofo della scienza e docente patavino Telmo Pievani, insignito per la sezione “comunicazione multimediale”, al divulgatore del CNR e docente de “La Sapienza” Valerio Rossi Albertini, per arrivare a Catia Bastioli, ceo di Novamont e presidente di Terna, interprete e paladina di un cambiamento necessario per la decarbonizzazione a livello mondiale, e Massimo Osanna, direttore della Soprintendenza archeologica di Pompei, area che riflette non solo l’importanza storica dei catastrofici eventi vesuviani del 79 dc ma si rileva un mondo cristallizzato da scoprire e analizzare con le più evolute tecniche di indagine chimico-biologiche.
La 20ma edizione del Premio “Capo d’Orlando” ha richiamato una serie di messaggi dal futuro ma che dipendono dal modo in cui l’umanità, i governi e le società civili e industriali sapranno interpretare il presente. Un quadro di speranza quello disegnato dal Nobel Ramakrishnan, il quale prefigura la capacità degli antibiotici di attaccare le molecole dei batteri, anche quelli più resistenti, legandosi al loro ribosoma e agendo in modo mirato e risolutivo. Un meccanismo destinato, con buone probabilità, a rendere efficace anche l’azione dei farmaci antitumorali. Senza tralasciare il ruolo che la biologia molecolare potrà ricoprire nella ricerca delle malattie genetiche e rare.
Gli avanzamenti nel campo della ricerca scientifica, ovunque condotta, non possono essere lasciati al caso. Lo sottolinea Telmo Pievani, secondo il quale occorre lavorare per la democrazia della conoscenza ovvero per la cittadinanza scientifica, dialogando con ogni tipo di linguaggio chiaro e autentico per controbilanciare le fake news, definite nemico suadente del nostro cervello. Direttore del portale Pikaia.eu, dedicato all’evoluzione, Pievani ha annunciato la riunione di tutte le espressioni dell’Università di Padova in un unico cross-media magazine che contribuirà alla migliore divulgazione delle attività accademiche e del mondo della scienza in generale. C’è chi, come Valerio Rossi Albertini, si affida al metodo empirico e ai facili esempi diretti per smontare convinzioni in antitesi con la realtà, come i dubbi sull’effetto serra che assedia il nostro pianeta. L’appello di Catia Bastoli a privilegiare l’approccio circolare alla bioeconomia comprova che scienza e industria possiedono strumenti per combinarsi proficuamente e contribuire a invertire i processi di consumo irreversibile delle risorse del pianeta. Il pericolo non corre solo sull’acqua (in alcune zone della Cina si producono 400 kg di plastica per ettaro), sui cui volumi vitali incombono quantità smisurate di materia non degradabile, perché occorre essere pure consapevoli che occorrono due millenni per produrre 10 centimetri di suolo fertile, a fronte di pochi istanti per rimuoverlo.
Intervista a Venkatraman Ramakrishnan, premio Nobel per la Chimica 2009 e presidente della “Royal Society”, in occasione del conferimento del Premio scientifico Capo d’Orlando
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